Redazione, 25 dicembre 2014
tratto da www.infoaut.org
Il 17 dicembre la Corte d’Assise di
Torino ha assolto Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò dall’accusa di
terrorismo, ribadendo di fatto l’inconsistenza, già evidenziata dalla
Cassazione nel mese di giugno, del teorema costruito dalla Procura.
Da lì, è stato tutto un susseguirsi di
dichiarazioni d’indignazione e frustrazione verso la sentenza del
Tribunale da parte di chi, in questi anni, si è affannato senza successo
nel tentativo di attaccare il movimento No Tav per difendere i propri
interessi.
E’ il caso, tra gli altri, dell’ex
Procuratore Giancarlo Caselli, che affiancato dai solerti Padalino e
Rinaudo si è fatto per primo portatore della crociata giudiziaria contro
i No Tav. Caselli ha inizialmente preferito mandare avanti uno dei suoi
avvocati, Vittorio Barosio, che dalle colonne de La Repubblica ha
pontificato caparbiamente sulla condotta a suo dire terroristica dei
quattro imputati. Ma l’ex Procuratore non ha poi disdegnato di tornare a
rilasciare interviste qua e là in prima persona, per cercare di ridare
qualche credibilità ai suoi teoremi, usciti sonoramente sconfitti dalle
aule di Tribunale.
Il primo premio dell’accanimento va però
senza dubbio al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, da sempre fiero
portatore del vessillo Sì Tav, che in questi ultimi giorni deve aver
sentito traballare un po’ la propria poltrona e si è lanciato in un
crescendo di livore e figuracce contro il nemico pubblico No Tav.
A poche ore dalla sentenza di primo grado nei confronti di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, infatti, il ministro cinguettava indignato
dal proprio profilo Twitter, non riuscendo a capacitarsi di come una
lotta popolare e ventennale in difesa del territorio e del futuro di
tutti non potesse essere forzatamente inserita in terminologie che non
le appartengono. È curioso che gli stessi personaggi che con fare da
inquisitori chiedono pene esemplari contro chi esce dal tracciato del
“consentito dalla legge” si scaglino poi con tanta energia contro una
sentenza emessa da quegli stessi Tribunali che sarebbero chiamati a
tutelare la tanto retorica quanto (da loro) invocata “legalità”.
Pochi giorni dopo Lupi è poi sbarcato al
cantiere di Chiomonte, il set perfetto per proseguire lo show: da qui
il ministro si è lagnato delle spese di sicurezza che sono state
necessarie per fare di quel cantiere un fortino militare, affermando con
un’ipocrisia senza precedenti che quei soldi si sarebbero potuti
utilizzare per aiutare chi non arriva a fine mese (sic!). Probabilmente
Lupi guardava altrove tutte le volte in cui il movimento No Tav ha messo
sotto gli occhi del paese intero l’enorme sperpero di denaro che la
Torino-Lione comporterebbe, ricordando quante cose più utili si
potrebbero fare con quei miliardi...
Ma la ciliegina sulla torta arriva il
giorno successivo con l’incendio alla stazione di Bologna, quando il
ministro si toglie la toga da magistrato per vestire i panni del
detective e, spalleggiato da tutti i principali quotidiani nazionali in
una corsa vertiginosa alla perdita di ogni parvenza di dignità, chiude
il caso in pochi minuti: le prove (una tag hip hop...) non lasciano
spazi a dubbi, è colpa dei No Tav!
Verrebbe quasi da ridere se non fosse
che dietro a queste sparate c'è la dignità di lotte e persone reali e
che la libertà di chi è stato criminalizzato per le proprie scelte è una
cosa seria, che va oltre le disquisizioni giuridiche degli amici di
Caselli sulle pagine di qualche quotidiano embedded. Dal canto suo, il
movimento No Tav può contare sul coro di voci sempre più grande che in
questi mesi ha respinto l’etichetta del terrorismo, rivendicando in
maniera altrettanto compatta la pratica del sabotaggio contro un’opera
inutile e devastante. Ma si sa che non c’è peggior sordo di chi non vuol
sentire e Lupi & co. di cattiva fede han dimostrato di averne in
abbondanza...
25 dicembre 2014
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