Più di un milione di camionisti, lavoratori edili e gli altri
lavoratori dotati di un sindacato – pensionati o ancora in attività –
potrebbero vedere le loro prestazioni pensionistiche
drasticamente ridotte, ora che il Congresso ha approvato una proposta
volta a salvare alcuni dei più grandi fondi pensioni del paese. Con un
semplice emendamento al disegno di legge che stabilisce in 1100 miliardi
di dollari la spesa pubblica del prossimo anno, la proposta è stata
approvata dal Senato statunitense pochi giorni fa.
I fondi (e quindi le categorie di lavoratori interessati) sono conosciuti come Piani pensionistici Multiemployer
e coprono più di 10 milioni di lavoratori e pensionati. Ma molti di
questi fondi si sono trovati alle prese, negli ultimi dieci anni, con un
problema comune a tutto l'Occidente sviluppato: forza lavoro che
invecchia e perdite finanziarie importanti a causa della recessione. Per
non farsi mancare nulla, le imprese più grandi dei settori in questione
ha da tempo ritirato la propria partecipazione ai fondi, facendo così
mancare un percentuale importante delle entrate dei fondi stessi.
Una serie di fattori che si è ripercosso in modo pesante sulla Pension Benefit Guaranty Corporation,
l'agenzia governativa di garanzia per i piani pensionistici; in
novembre ha annunciato che le proprie riserve erano pericolosamente
basse.
La proposta approvata dal Congresso consentirebbe piani
pensionistici ridotti, pagati sia ai
pensionati attuali sia a quelli futuri. Verrebbero salvaguardati
soltanto i pensionati disabili e gli ultra 80enni, mentre i tagli colpirebbero quelli tra i 75 e gli 80 anni. Si calcola che
oltre il 10% dei circa 1.400 piani pensionistici multiemployer sarebbero
coinvolti in questa “revisione”.
Persino negli Usa esiste la regola
della non retroattività delle leggi, e dunque il taglio degli assegni a
coloro che sono già in pensione è vietato. Ciò nonostante, i fondi
pensione privati multiemployer in difficoltà finanziarie, vengono ora
autorizzati a prendere misure “innovative”, come la riduzione degli
assegni erogati e l'aumento dei contributi versati da dipendenti e
datori di lavoro. Chiaro? Pagare di più per avere di meno, sia ora sia
in futuro.
Si potrà dire: va beh, bisogna tagliare un po', ma
quanto vuoi che sia... Diamo atto ai giornali Usa di preferire i
dettagli e le storie individuali, mentre difettano alla grande nelle
analisi generali (i nostrani preferiscono l'ideologia
governativo-confindustriale), e ringraziamo la Cnn per aver fatto
parlare alcuni degli interessati. Il camionista in pensione Glenn Nicodemus, per esempio, 64enne, prende attualmente la pensione dal Central
States Southeast and Southwest Areas Pension Fund, uno dei fondi “da
salvare”, insieme ad altri 300.000 colleghi o ex, vedove comprese. Secondo la proposta del Congresso, Nicodemus può vedere il suo reddito annuale precipitare dai circa 40.000 dollari l'anno attuali fino a 15.000. Per fare i conti in euro basta dividere per 1,24, al cambio attuale... Dal relativo benessere alla fame nera.
Il buon Nicodemus ha trovato anche spazio per un commento sconsolato: "Sono deluso dal fatto che una questione così importante è stata decisa in modo così subdolo, con poca o nessuna discussione sulle conseguenze per milioni di persone".
Data la struttura privastico-finanziaria dei fondi
pensione Usa non esiste una sola soluzione. L'entità del taglio sarà
dunque proporzionale al deficit finanziario del singolo fondo, senza
alcuna regola generale se non quella fondamentale: a pagare devono essere sempre e solo i lavoratori dipendenti.
Sarà per questo che Tito Boeri è satato messo alla guida dell'Inps?
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