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28/12/2014

La formula Usa per eliminare le pensioni

Più di un milione di camionisti, lavoratori edili e gli altri lavoratori dotati di un sindacato – pensionati o ancora in attività – potrebbero vedere le loro prestazioni pensionistiche drasticamente ridotte, ora che il Congresso ha approvato una proposta volta a salvare alcuni dei più grandi fondi pensioni del paese. Con un semplice emendamento al disegno di legge che stabilisce in 1100 miliardi di dollari la spesa pubblica del prossimo anno, la proposta è stata approvata dal Senato statunitense pochi giorni fa.

I fondi (e quindi le categorie di lavoratori interessati) sono conosciuti come Piani pensionistici Multiemployer e coprono più di 10 milioni di lavoratori e pensionati. Ma molti di questi fondi si sono trovati alle prese, negli ultimi dieci anni, con un problema comune a tutto l'Occidente sviluppato: forza lavoro che invecchia e perdite finanziarie importanti a causa della recessione. Per non farsi mancare nulla, le imprese più grandi dei settori in questione ha da tempo ritirato la propria partecipazione ai fondi, facendo così mancare un percentuale importante delle entrate dei fondi stessi.

Una serie di fattori che si è ripercosso in modo pesante sulla Pension Benefit Guaranty Corporation, l'agenzia governativa di garanzia per i piani pensionistici; in novembre ha annunciato che le proprie riserve erano pericolosamente basse.

La proposta approvata dal Congresso consentirebbe piani pensionistici ridotti, pagati sia ai pensionati attuali sia a quelli futuri. Verrebbero salvaguardati soltanto i pensionati disabili e gli ultra 80enni, mentre i tagli colpirebbero quelli tra i 75 e gli 80 anni. Si calcola che oltre il 10% dei circa 1.400 piani pensionistici multiemployer sarebbero coinvolti in questa “revisione”.

Persino negli Usa esiste la regola della non retroattività delle leggi, e dunque il taglio degli assegni a coloro che sono già in pensione è vietato. Ciò nonostante, i fondi pensione privati multiemployer in difficoltà finanziarie, vengono ora autorizzati a prendere misure “innovative”, come la riduzione degli assegni erogati e l'aumento dei contributi versati da dipendenti e datori di lavoro. Chiaro? Pagare di più per avere di meno, sia ora sia in futuro.

Si potrà dire: va beh, bisogna tagliare un po', ma quanto vuoi che sia... Diamo atto ai giornali Usa di preferire i dettagli e le storie individuali, mentre difettano alla grande nelle analisi generali (i nostrani preferiscono l'ideologia governativo-confindustriale), e ringraziamo la Cnn per aver fatto parlare alcuni degli interessati. Il camionista in pensione Glenn Nicodemus, per esempio, 64enne, prende attualmente la pensione dal Central States Southeast and Southwest Areas Pension Fund, uno dei fondi “da salvare”, insieme ad altri 300.000 colleghi o ex, vedove comprese. Secondo la proposta del Congresso, Nicodemus può vedere il suo reddito annuale precipitare dai circa 40.000 dollari l'anno attuali fino a 15.000. Per fare i conti in euro basta dividere per 1,24, al cambio attuale... Dal relativo benessere alla fame nera.
 
Il buon Nicodemus ha trovato anche spazio per un commento sconsolato: "Sono deluso dal fatto che una questione così importante è stata decisa in modo così subdolo, con poca o nessuna discussione sulle conseguenze per milioni di persone".

Data la struttura privastico-finanziaria dei fondi pensione Usa non esiste una sola soluzione. L'entità del taglio sarà dunque proporzionale al deficit finanziario del singolo fondo, senza alcuna regola generale se non quella fondamentale: a pagare devono essere sempre e solo i lavoratori dipendenti.
 
Sarà per questo che Tito Boeri è satato messo alla guida dell'Inps?

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