Si sono tenute le primarie del centrosinistra campano in vista delle elezioni regionali di marzo. Quando ancora lo spoglio è in corso pare oramai acquisita la vittoria di Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno decaduto per la questione del doppio incarico durante il Governo Letta. Il ras salernitano ha battuto nettamente il suo competitore principale, l’eurodeputato Andrea Cozzolino; poco più che una comparsa, invece, il terzo candidato, l’esponente del “PSI” Di Lello. L’affluenza sarebbe di più di 150.000 votanti. Ovviamente su quest’ultimo dato e sull’intera procedura è lecito quantomeno storcere il naso ed avere qualche dubbio, visto il circo che abitualmente si dimostrano essere le primarie del PD; infatti, non è escluso che riesploda un caos simile a quello che nel 2011 portò ad annullare le primarie per il candidato sindaco di Napoli, che videro prevalere proprio Cozzolino fra evidenti brogli.
Vincenzo De Luca è famoso per i suoi atteggiamenti fascistoidi e per le sue celebri sceriffate contro immigrati, mendicanti, poveri e compagni dei movimenti sociali. In circa 20 anni di amministrazione a Salerno ha cambiato il volto della città attraverso una colata di cemento dietro l’altra che hanno trasformato lo scenario urbano; l’esito è stato una città-vetrina a vocazione turistica dal volto molto borghese ed escludente. Anche per la regione propone come modello di amministrazione quello esibito nella sua città, cioè autoritario e con l’istituzione a fare da committente per lo sviluppo economico attraverso la pianificazione di un gran numero di cantieri e opere pubbliche; ovviamente, resta da capire come poter mettere in atto tale schema classicamente keynesiano di destra in un momento come questo in cui la Troika controlla in maniera ferrea le politiche economiche del nostro paese attraverso tutti i dispositivi che conosciamo, i quali si riverberano fortemente sull’autonomia di spesa degli enti locali.
Viene nettamente sconfitto, invece, il residuo clientelare della stagione di Bassolino rappresentato da Andrea Cozzolino, ex-assessore alle Attività Produttive.
C’è da dire che la maggioranza renziana del PD ha ostacolato in ogni modo entrambi i candidati ed ha cercato, con esiti molto maldestri, di non far svolgere le primarie imponendo un candidato “unitario” nella persona dell’ex-esponente di SEL Gennaro Migliore, ampiamente e tristemente noto negli ambienti di sinistra e anche di movimento; non è escluso che Renzi continui ad ostacolare De Luca, appoggiando sottobanco il debolissimo candidato del centrodestra e Governatore uscente Caldoro, molto più vicino ai canoni del personale politico da operetta renziano. Sia il clientelismo assistenzialista di Cozzolino, sia il “keynesismo di destra” di De Luca, infatti, sono in parte un fardello da superare rispetto alle compatibilità imposte dalla troika, che non intende limitare lo spazio concesso a tali sistemi di micro-potere locale; e tuttavia, il terreno degli enti locali si conferma un punto debole sulla strada dell’imposizione del modello renziano di amministrazione per conto terzi, anche perché su tale terreno si scaricano molte delle contraddizioni che tale modello implica.
In questo quadro contraddittorio, resta viva ed ha spazio politico concreto l’esperienza scaturita dall’appello maggio ed il suo tentativo di dar vita alle elezioni regionali ad una lista che sia espressione delle lotte sociali che attraversano la Campania su un terreno di opposizione al PD (oltre che a Caldoro), anche in alleanza con altre liste, le quali, ovviamente condividano anch’esse la collocazione politica di autonomia e indipendenza dalla candidatura di De Luca. Su questo terreno siamo pronti a misurarci e ad andare avanti.
Attesissimo, ora diventa l’eventuale pronunciamento di De Magistris, il quale, fino ad ora, non si è schierato apertamente ma ha solo fatto filtrare, per poi smentirlo, il nome del suo Assessore alla Cultura Nino Daniele come possibile candidato indipendente dal PD, raccogliendo il plauso di SEL e anche l’apertura degli aderenti all’appello Maggio. Il sindaco di Napoli, infatti, secondo alcune voci difficili da valutare, potrebbe anche appoggiare la candidatura di De Luca in nome di una presunta concezione comune della “politica legata ai territori” acquisita attraverso l’esperienza di amministrazione comunale.
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