Con la dovuta discrezione, pubblicizzando solo lo stretto necessario, è partito il dibattito mainstream sui tagli da operare alla spesa pubblica e agli enti locali. In modo da evitare la cosiddetta clausola di salvaguardia, contratta dal governo italiano in sede europea, che prevede l'aumento dell'Iva in caso di mancato rispetto dei parametri di "stabilità". Immancabilmente, stando agli organi di stampa, il governo i parametri li vuole rispettare tagliando spesa pubblica, enti locali e defiscalizzazioni (utili a moltissime famiglie). Questo, secondo business.com dovrebbe portare il governo ad una previsione di avanzo primario di bilancio, per il 2016, attorno al 3,9%. L'avanzo primario di bilancio è lo strumento che certifica, detto in termini molto semplici, che lo stato spende meno di quanto incassa. Come sappiamo è il totem di tutti gli adoratori, da destra come da "sinistra", della razionalizzazione, dell'efficientamento, di tutta una retorica dei tagli virtuosi che non porta da nessuna parte. Se non, come ha certificato lo stesso FMI, a perdere mezzo punto di Pil ogni punto tagliato di spesa pubblica. Il totem viene ora evocato dal governo Renzi in cerca di argomenti per galleggiare. Naturalmente per far abboccare tutti quelli che pensano che "Matteo" finalmente farà entrare l'Italia nel circolo virtuoso dell'avanzo primario di bilancio, quello che riduce il debito pubblico e fa rilanciare l'economia.
Bene, serviamo subito un link. Di quelli ufficiali, del MISE, ministero sviluppo economico. Il quale si vanta, in inglese cioè per gli investitori internazionali, che "l'avanzo primario di bilancio italiano è uno dei più alti del mondo, e il più stabile tra i membri dell'Ue degli ultimi 20 anni"
Dati Ameco-Commissione europea, quindi certificati e riconosciuti a livello internazionale. E qui si immaginano le domande... ma come, e la spesa pubblica improduttiva? Le pensioni generose? La casta che ruba? Tutti temi che, opportunamente distorti, sono serviti a tenere stabile, appunto, l'avanzo primario di bilancio negli ultimi vent'anni. Per esigenze del mercato finanziario globale. Con il risultato, con un grafico già evidenziato in una nostra breve nota che, dagli ultimi 20 anni di avanzo primario di bilancio, il PIL del paese è andato progressivamente declinando.
Ma i grafici che facciamo vedere, ringraziando vincitorievinti.com che li ha pubblicati, evidenziano ulteriormente, a quale follia sistemica ha portato il totem, utile alla finanza globale, dell'avanzo primario di bilancio. Ecco il primo qui a sinistra.
Come si nota, dall'inizio della grande crisi, il debito pubblico è cresciuto in maniera incomparabile rispetto al valore del PIL nominale. E questo è l'effetto, se si vuole, più clamoroso di venti anni di politiche dell'avanzo primario. Ovvero che all'arrivo di una crisi seria l'Italia non solo non aveva le risorse pubbliche per affrontarla, perché le aveva tagliate nel passato, ma ha anche contratto ulteriormente il settore pubblico. Il risultato è stato questo: economia depressa, la maggiore tra i grandi paesi industrializzati, esplosione del debito. Vista la forte spesa per interessi, appunto, sul debito. E c'è da chiedersi quanto debito italiano sia contratto in dollari. E qui il dollaro in aumento non è una buona notizia.
Ecco quindi il secondo grafico (qui sotto). Quello che parla in inglese. Come fa il MISE che cerca di rassicurare gli "investitori" ad acquistare debito pubblico italiano tanto c'è l'avanzo primario di bilancio (noi) che paga stabilmente. Nonostante tutta la virtuosità dell'ultimo ventennio, e la ricerca della virtuosità estrema da parte del governo Renzi, la finanza globale non si fida della polveriera Italia.
La fonte del grafico-classifica è Blackrock, uno dei maggior player finanziari globali. Attore che ha investito ed investe in Italia. Insomma, l'Italia nonostante l'intervento della Bce, compreso nelle previsioni, è uno dei dieci paesi al mondo con maggiore rischio insolvenza nel debito pubblico. Assieme a Argentina e Ucraina nonostante il totem dell'avanzo primario di bilancio, fulgido indicatore contro gli sprechi, risplenda da un ventennio. Come è noto il capitalismo, compreso quello finanziario, finisce per esaurire i terreni su cui poggia. E per estrarre l'ultima rendita da questo terreno, statene sicuri, ripartirà sempre, fino al botto fatale, il dibattito sugli sprechi da tagliare per garantire l'avanzo primario di bilancio. Ma fino a quando?
Forse Matteo, viste le tendenze del mercato, è la volta buona. Ma che fai saltare tutto. Rimanendo sbruciacchiato col cerino in mano. Certo ti avrebbero dato una mano Carlo Azeglio (Ciampi), e lui te ne avrebbe data tanta, Romano (Prodi), Giulio (Tremonti), Mario (Monti) ma se fai il superbotto la festa sarebbe tutta tua. L'ultimo arrivato, come si sa, è quello che finisce di accendere le luci del party. Ma per ora, finché la festa dura, vai con i fenomeni della razionalizzazione, dell'efficientamento e del rigore.
Redazione - 5 aprile 2015
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