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02/04/2015

Nigeria - Chi è il neo presidente Muhammadu Buhari

“Avete votato per il cambiamento e adesso il cambiamento è arrivato”. Con queste parole il neo presidente nigeriano, Muhammadu Buhari (53,9 % delle preferenze), ha accolto la vittoria nella sede del suo partito, l’All Progressive Congress (Apc), nella capitale Abuja. Politico di lungo corso, noto per la sua lotta alla corruzione, ha già guidato la Nigeria sotto il regime militare negli anni Ottanta. Ha promesso alla Nigeria sviluppo economico, lavoro, pulizia della macchina statale.

Oggi la commissione elettorale ha ufficializzato la sua elezione contro il presidente uscente Goodluck Jonathan (44,9%), del Partito Democratico Popolare nigeriano alla guida del paese dal 1999, che si è congratulato con lui e ha esortato i suoi seguaci ad accettare il verdetto delle urne. Il timore di violenze ha segnato l’intera tornata elettorale. Nel 2011 morirono circa mille persone e in 65.000 furono sfollate a causa degli scontri nel Nord musulmani del Paese, dopo la sconfitta di Buhari. Non è la prima volta, infatti, che il nuovo capo dello Stato nigeriano si candida alla guida del Paese. Era già accaduto nel 2003 e nel 2007.

Questa volta, però, il fattore Boko Haram, la setta islamista affiliatasi di recente al sedicente Stato Islamico, ha avuto un ruolo nella sconfitta di Jonathan, la cui politica contro il gruppo armato che ha messo a ferro e fuoco le aree settentrionali della Nigeria è risultata inefficace. Boko Haram ha versato sangue durante le operazioni di voto: ha attaccato i seggi al Nord, ha decapitato decine di persone, ha aperto il fuoco sugli elettori in fila ai seggi.

La recente campagna dell’esercito nigeriano, coadiuvato dai soldati inviati dal Ciad e dal Niger, che ha ricacciato i miliziani da alcune città e aree del Nord non ha aiutato la campagna elettorale di Jonathan, come forse si aspettava. Nel Nord povero e a maggioranza islamica è il musulmano Buhari ad avere seguito e non il cristiano Jonathan, originario del Sud più ricco e a maggioranza cristiana. Ma Boko Haram adesso rappresenta una sfida anche per il neo presidente.

Buhari, classe 1942, è attivo nella vita politica del Paese dal 1976, dopo essere entrato nelle Forze armate. Ha guidato il Paese dal dicembre del 1983 ad agosto nel 1985, dopo il sanguinoso golpe militare dell’83, guadagnandosi la reputazione di integerrimo persecutore della corruzione, uno dei più annosi problemi del Paese.

L’economia nigeriana si basa quasi esclusivamente sui proventi delle estrazioni petrolifere, di cui il sottosuolo è ricco, ma l’iniqua distribuzione della ricchezza fa della Nigeria uno degli Stati più poveri al mondo, ed anche uno dei più segnati dalla corruzione. Durante il suo precedente mandato, Buhari mandò dietro le sbarre centinaia di politici, funzionari e uomini d’affari per reati di corruzione. Fu anche un periodo caratterizzato dall’austerità economia e dal contrasto al traffico di droga e di armi, per cui furono mandate a morte decine di persone. Alcuni hanno giudicato positivamente quelle politiche, per la “pulizia” operata nell’amministrazione. Per altri, invece, furono commesse diverse violazioni dei diritti umani.

Nell’85 fu deposto da un altro golpe militare guidato da Ibrahim Babangida, uno dei tanti colpi di Stato che hanno segnato la storia della Nigeria. Quest’anno, per la prima volta, un partito di opposizione ha preso democraticamente il potere. Per alcuni analisti è il segno di una maturazione di questa giovane democrazia che fa i conti con povertà e divisioni etnico-religiose.

Boko Haram resta una sfida per il  neo presidente. Un generale musulmano che forse ha qualche chance in più di Jonathan di fermare l’avanzata dei jihadisti, per la sua fede e la sua influenza nelle regioni settentrionali, dove la popolazione si sente discriminata dal governo centrale. In queste aree alla violenza dei miliziani islamisti, si è spesso aggiunta quella delle forze di sicurezza e dei militari accusati da diverse Ong internazionali di violazioni e abusi contro la popolazione civile.

Ma la sfida che pone Boko Haram deve essere affrontata incidendo anche sull’economia nigeriana, penalizzata da scarsi investimenti in settori che non siano quello petrolifero, da alti tassi di disoccupazione e dal malfunzionamento di una macchina statale infiltrata dalla corruzione.

“È tempo di sanare le ferite”, ha detto Buhari.

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