di Michele Paris
Con il dibattito politico dominato dalla questione della “Brexit”,
nel quasi silenzio generale il parlamento di Londra settimana scorsa ha
approvato in via definitiva una nuova legge, il cosiddetto Investigatory
Powers Bill (IPB), che assegna vastissimi poteri di sorveglianza alle
forze di polizia e alle agenzie governative di intelligence sulle
comunicazioni elettroniche di tutta la popolazione britannica.
Il
provvedimento, che dovrà ricevere il cosiddetto “assenso reale” per
entrare definitivamente in vigore, nel novembre del 2015 era stato già
avanzato dall’attuale primo ministro, Theresa May, quando era ministro
dell’Interno nel governo Cameron ed è da tempo noto in Gran Bretagna
come “Snoopers’ Charter”, o “Carta degli Spioni”, a riprova delle misure
gravemente lesive del diritto alla privacy in esso contenute.
L’IPB
sostituirà un’altra legge che regolamentava questo ambito, il Data
Retention and Investigatory Powers Act (DRIPA), la cui validità si
sarebbe esaurita il prossimo mese di dicembre. Lo scopo della nuova
legge è in sostanza quello di razionalizzare regole e norme relative
alla sorveglianza governativa e di raccoglierle in un unico testo, il
tutto con un’impronta fortemente anti-democratica.
La portata dell’IPB è apparsa evidente dai commenti allarmati anche dei principali giornali britannici. The Independent,
ad esempio, in un’analisi pubblicata nei giorni scorsi ha affermato
che, “con la giustificazione della lotta al terrorismo, il governo
britannico ha ottenuto poteri di sorveglianza da stato totalitario”,
ovvero “il sistema [di controllo e sorveglianza] più invasivo della
storia di qualsiasi democrazia”.
Grazie all’IPB, le agenzie
governative competenti avranno ora il potere di “hackerare,
intercettare, registrare e monitorare in maniera indiscriminata le
comunicazioni [elettroniche] e la navigazione in rete dell’intera
popolazione”.
Lo stesso quotidiano britannico ha ricordato
amaramente che la possibilità di limitare gli abusi del governo in
questo ambito, offerta al pubblico e al Parlamento dalle rivelazioni di
Edward Snowden nel 2013, si è concretizzata non solo nella
legalizzazione di pratiche condotte nell’ombra ma addirittura
nell’allargamento dei poteri attribuiti all’intelligence d’oltremanica.
Lo stesso Snowden è intervenuto sul voto del Parlamento di Londra, scrivendo su Twitter che
“il Regno Unito ha appena legalizzato i sistemi di sorveglianza più
estremi nella storia della democrazia occidentale”. I nuovi poteri di
controllo nelle mani del governo britannico, per l’ex analista della NSA
in esilio a Mosca, “vanno al di là di quelli di molte dittature”.
Secondo
la nuova legge, i provider dei servizi internet e le compagnie
telefoniche nel Regno Unito dovranno conservare le tracce della
navigazione in rete e delle telefonate di tutti i loro utenti per un
periodo di 12 mesi e questi dati potranno essere analizzati dalle forze
di polizia e dai servizi di sicurezza dello stato, in alcuni casi senza
nemmeno un mandato specifico. Questa raccolta di massa liquida il
principio del “ragionevole sospetto”, su cui deve basarsi in teoria
qualsiasi richiesta di intercettazione, la quale dovrebbe essere mirata e
approvata da un giudice.
Il direttore dell’organizzazione Privacy International, Gus Hosein, ha avvertito in un’intervista al Financial Times
che “nessun governo occidentale ha mai adottato una legge di questo
genere sulla raccolta in blocco [di dati informatici e telefonici]
poiché si tratta di sorveglianza di massa”, tipica di un regime
dittatoriale. Pratiche simili, in effetti, sono state sempre giudicate
dai tribunali “illegali e inaccettabili in una società democratica”.
Orientamenti
politici e sessuali, pratiche religiose e informazioni mediche saranno
dunque monitorati indiscriminatamente dallo stato britannico, mentre
computer e smartphone potranno anche essere penetrati dalle agenzie
governative, rendendoli ancora più esposti ad attacchi informatici.
Quest’ultima
facoltà, secondo molti, aprirebbe la strada all’eliminazione delle
garanzie di privacy assicurate dai sistemi crittografici utilizzati, ad
esempio, dai servizi di messaggistica come WhatsApp.
I governi di Gran Bretagna e Stati Uniti stanno conducendo da tempo
una battaglia contro la crittografia, con la scusa che questi sistemi
devono poter essere accessibili ai servizi di sicurezza per sventare
eventuali minacce terroristiche organizzate grazie all’utilizzo delle
piattaforme che proteggono la privacy degli utenti.
Le presunte
garanzie contro lo strapotere delle forze di sicurezza previste dall’IPB
sono poi del tutto inefficaci. Ad esempio, gli speciali commissari
“indipendenti” che dovrebbero esercitare un qualche controllo sulle
richieste di sorveglianza/monitoraggio saranno infatti nominati sempre
dal governo.
L’altro aspetto inquietante della “Snoopers’
Charter” è che essa è stata approvata senza incontrare praticamente
alcuna resistenza in Parlamento. Anzi, il principale partito di
opposizione, quello Laburista, sotto la guida di un leader considerato
di “sinistra” come Jeremy Corbyn, ha di fatto appoggiato la legge. Ciò
conferma come, in presenza di classi dirigenti sempre più impopolari e
con l’acuirsi dello scontro sociale, praticamente tutto il panorama
politico britannico condivida la necessità di mettere in atto misure
anti-democratiche di controllo del dissenso.
Lo scorso mese di
giugno, la Camera dei Comuni aveva licenziato l’IPB con 444 voti a
favore e 69 contrari, mentre alcuni trascurabili emendamenti che aveva
proposto a quest’ultima la Camera dei Lord sono stati puntualmente
respinti. Solo alcune modifiche proposte ad esempio dai parlamentari
Laburisti e Liberal Democratici sono state accettate dal governo, tra
cui una certa protezione per i giornalisti, ma l’impianto generale della
legge è rimasto invariato. A votare contro l’IPB sono stati solo i
rappresentanti del Partito Nazionale Scozzese (NSP) e del Partito
Liberal Democratico.
Ironicamente,
il voto alla Camera dei Lord è arrivato solo pochi giorni dopo che il
tribunale speciale che vigila sulle attività di sorveglianza dei servizi
segreti e del Government Communications Headquarters (GCHQ), cioè
l’equivalente britannico della NSA americana, aveva decretato che queste
stesse agenzie avevano raccolto illegalmente informazioni sui cittadini
del Regno Unito dal 1998 al 2015.
Questi crimini, sanzionati da
un tribunale indipendente, in seguito all’approvazione
dell’Investigatory Powers Bill diventeranno ora pratiche perfettamente
legali, segnando un nuovo drammatico passo verso lo smantellamento dei
diritti civili che si credevano consolidati nei sistemi democratici
occidentali.
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