Un paio di giorni fa, l’economista Giuliano Cazzola, ospite all’Aria che Tira, a metà fra il serio ed il faceto, ha detto che in caso di vittoria del M5s, i carabinieri dovrebbero fare un colpo di Stato.
Certo, si fa presto a dire che è solo una battuta, magari esagerata,
però quando iniziano a volare certe parole è bene cominciare a prendere
appunti.
Noi non ce lo stiamo dicendo e facciamo
finta che la riforma costituzionale di Renzi sia una proposta, avanzata
secondo le regole e che riceverà l’approvazione o la disapprovazione
finale del popolo. Comunque vada è una decisione democratica che chiude
la questione.
E invece le cose non stanno così, questa è solo la rappresentazione formale dello scontro, non l’analisi politica di esso.
In primo luogo c’è il peccato di origine di come è nata questa riforma:
da parte di un partito che aveva solo il 25% dei voti popolari,
magicamente raddoppiati in seggio grazie ad una legge elettorale super
truffa dichiarata incostituzionale.
Per di più si noti che la riforma
costituzionale (o anche quella elettorale) non facevano parte del
programma del Pd, dunque non c’è neppure stata una investitura popolare
in questo senso, per quanto minoritaria, anzi Sel, che faceva parte
della coalizione si è dissociata dalla riforma ed è passata
all’opposizione. E neanche c’è stata una decisione nel congresso del
partito in questo senso, anzi una bella fetta del partito si è
dichiarata contraria e, in parte, ora vota No.
Questa riforma è partita fra il Quirinale e Palazzo Chigi, nella più classica “combinazione di palazzo”.
Poi l’iter legislativo e la campagna sono andati come si sa, con
frequenti strappi alla norma e autentiche enormità cui, però, i mass
media si sono adeguati parlandone come se nulla fosse.
L’Hp di ieri parlava disinvoltamente di un patto fra Renzi e De Luca, per il quale il governo modificherebbe la legge sul commissariamento
della sanità nelle regioni, permettendo a De Luca di diventare
commissario nella sua regione, se De Luca gli porta un po’ di Si al
referendum e questo spiega la riunione dei 300 sindaci il 15 novembre (se non è voto di scambio questo, cosa è voto di scambio?). Ma sulla questione ed il suo profilo penale torneremo a breve.
Per Renzi gli altri (tutti gli
altri) sono marmaglia ma la stampa insorge solo quando Grillo gli
risponde per le rime definendolo pesantemente come “scrofa ferita”
(si poteva dire anche tigre ferita). Tutto questo sta creando un clima
di inimicizia assoluta fra i due schieramenti. Ormai si respira un clima
di pre-guerra civile anche se si evita di usare la parola. E in questo
clima cominciano a volare parole come “colpo di Stato”.
Il fatto è che il Pd il danno lo ha già combinato: ha stracciato il patto comune facendone un affare di partito.
Comunque finisca (a meno di un improbabile 65% o 75% a favore di uno
dei due schieramenti) ci sarà una importante fetta del popolo che non si
riconoscerà nella costituzione che uscirà dalle urne. Non sarà la
costituzione di tutto il popolo ma di poco più della metà di esso. Se
dovesse vincere il Si alla costituzione gelliana, gli altri, i
sostenitori della costituzione repubblicana si organizzeranno per
rovesciare questo risultato, se dovesse vincere il No quanti pensano che
si sia persa una occasione per cambiare le cose proverebbero
costantemente a riproporre il loro schema piduista. Con il risultato che
la Costituzione diverrebbe terreno di scontro e non più patto
concordato.
Il danno è fatto e quelli del Pd
si sono comportati come una banda di pazzi irresponsabili, trascinando
il paese verso lo scontro interno.
Il 5 dicembre constateremo il fossato di
odio che si è aperto e che si approfondirà sempre più se la situazione
economico sociale del paese dovesse peggiorare ancora.
Una vittoria del no di larga
misura ed il ritorno alla legge elettorale proporzionale sono le
primissime misure che possono fermare questa discesa agli inferi del
paese.
Tutte condivisibili le valutazioni di Giannuli, fatta eccezzione per la presunta discesa agli inferi di questo paese, perchè mi pare abbastanza palese che la pace sociale non tenga più e non abbia più alcuna ragione d'essere invocata.
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