Tra storytelling e spin doctor, negli ultimi 25 anni, la realtà è scomparsa dal discorso politico e soprattutto dall'informazione fornita dai media.
Ora siamo al drogaggio spinto delle statistiche. Abbiamo troppa considerazione per tecnici e statistici dell'Istat, e sappiamo bene quanto soffrano l'essere costretti a utilizzare standard fasulli, inventati a tavolino per nascondere la realtà sociale o economica, piuttosto che per scandagliarla. Un esempio classico è quel criterio "consensualmente accettato" dagli organismi internazionali per cui se una persona lavora anche una sola ora alla settimana è ufficialmente iscritti a bilancio tra gli "occupati". E chi se ne frega se, naturalmente, quella persona non può vivere con il salario di un'ora...
L'indice di "soddisfazione per la propria vita" dovrebbe entrare di diritto tra le falsificazioni statistiche più criminogene. Come si dice tra fini intellettuali, mette insieme passeri e merli, ricavandone numeri di molto dubbia utilità.
Spulciando la "nota metodologica" acclusa dall'Istat al rapporto pubblicato stamattina, infatti, si vede come questo bizzarro indice venga fuori da ben quattro macroaree tematiche molto differenti: "famiglia, abitazione e zona in cui si vive; condizioni di salute e stili di vita; cultura, socialità ed attività del tempo libero e interazione tra i cittadini e servizi". Più precisamente, "le informazioni raccolte inerenti alla cultura, socialità ed attività del tempo libero, ci sono quelle sul grado di soddisfazione degli individui per alcuni aspetti della vita (relazioni familiari e amicali, salute, situazione economica, tempo libero e lavoro), sul benessere soggettivo (soddisfazione per la vita nel complesso) e sul grado di fiducia interpersonale. Nella sezione dedicata alla famiglia sono invece i quesiti sulla percezione della situazione economica e i principali problemi della zona in cui si vive."
Insomma, se non hai lavoro ma sei comunque in buona salute e con un sacco di amici, ecco che miracolosamente ascendi nel cielo dei "felici". Con questa strana commistione, magari anche dentro una prigione si potrebbe scoprire gente "soddisfatta della propria vita"; basta non aver liti con i colleghi di reparto...
Una volta compresa la vaghezza – soprattutto scientifica – di indici così pasticciati, possiamo finalmente prendere in (scarsa) considerazione i numeri del rapporto di oggi, immancabilmente sparato in apertura dai giornali di governo. Esemplare, come sempre, Repubblica, che titola: "Istat: dopo 5 anni italiani di nuovo soddisfatti delle condizioni di vita". E che diamine, ci voleva tanto a dimostrare – dimostrare! – che abbiamo il governo più bello, efficiente, amorevole, di tutto il pianeta?
Per dare una parvenza di serietà alla notizia, è servito migliorare anche i risultati relativi alla "percezione della situazione economica di famiglie e individui", e addirittura alla "soddisfazione degli occupati per il lavoro". Qui il lavoro degli spin doctor – maghi della "comunicazione" non certo della statistica – deve essere stato veramente intenso, perché tutti noi che viviamo nei luoghi di lavoro o nell'attesa di trovarlo, abbiamo a certezza assoluta che il sentiment sia esattamente opposto.
Non fa niente, comunque. Mancano pochi giorni al referendum. Se vincerà il NO, il giorno dopo l'Istat potrà tornare a meritarsi il rispetto che si è conquistata in decenni di lavoro serio. Se dovesse sciaguratamente vincere Renzi, dovremo dare addio ad un'altra delle tante eccellenze italiane...
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