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30/11/2016

Il “furto di cervelli” è solo la punta di un iceberg

E' cominciato con un incontro a Roma il giro di presentazioni dell'ultimo numero della rivista Contropiano. Questo numero è dedicato ad una questione che riteniamo strategica: la destrutturazione e riorganizzazione dell'istruzione e ricerca pubblica in funzione della logica di impresa e del furto di cervelli. I contenuti sono le relazioni del convegno tenutosi a Bologna nell'aprile scorso, un lavoro che possiamo definire di qualità e utile anche per chi interviene nelle scuole o nelle università come studente, docente, ricercatore che sia. Alla libreria Odradek la Rete dei Comunisti ha invitato a discutere su questo numero della rivista Contropiano Patrizia Serafini (Usb scuola), Stefano D'Errico (Unicobas), Alvise Tassel (Noi Restiamo), Giacomo (Militant) e Marina Boscaino (campagna LIP contro la Buona Scuola). La discussione è stata introdotta da Massimiliano Piccolo (RdC), autore di uno dei saggi contenuti nella rivista.

Inevitabilmente il dibattito si è incrociato con il contesto determinato dalla madre di tutte le controrifome: quella sulla Costituzione su cui domenica siamo chiamati a esprimerci nel referendum/plebiscito voluto dal governo Renzi. Un contesto richiamato esplicitamente sia nella presentazione che anticipato nelle relazioni pubblicate sulla rivista. Ma il contesto strategico al quale è stato reso subalterno tutto il sistema dell'istruzione pubblica, della formazione e della ricerca, è stato individuato in più interventi (Piccolo, Serafini, D'Errico,Tossel, Boscaino) nelle direttive elaborate e imposte dall'Unione Europea. Marina Boscaino le fa risalire proprio a due articoli del Trattato di Maastricht del 1992, Patrizia Serafini ha sottolineato la famigerata Dichiarazione di Bologna del 1999 dei ministri europei che introduceva il concetto di "impiegabilità" e di "competitività internazionale" del sistema di istruzione europeo, mentre Stefano D'Errico vede il male originario nel documento della European Round Table del 1984 dove si introduceva il concetto di "mente d'opera" e rifiuto del sapere critico. Tutti concordi nel definire la "Buona Scuola" del governo Renzi come la quadratura del cerchio di un progetto avviato da tempo teso a destrutturare l'istruzione pubblica e renderla del tutto subalterna alla logica di impresa. In tal senso nel sistema di istruzione sono stati introdotti concetti che vengono dal mondo delle imprese come competenze, valutazione con criteri quantitativi, competitività, logiche che nulla a che vedere con la funzione universale dell'istruzione.

Una parentesi importante è stata quella sulla dimensione universitaria aperta da Tossel (Noi restiamo) e dal collettivo Militant. Il nesso tra crescente selezione sociale nell'accesso e nella conclusione degli studi universitari, un mercato del lavoro ormai deregolamentato e fondato su precarietà, lavoro gratuito, basse e bassissime retribuzioni ed infine il boom dell'emigrazione italiana all'estero (soprattutto nei paesi forti del centro e nord Europa), fanno dire che siamo in presenza di un "furto di cervelli" e non una fuga come viene semplicisticamente detto. Le migliori risorse umane se ne vanno dal paese e convergono in quei paesi in cui la divisione europea del lavoro concentra industrie, tecnologie, ricerche. Ne deriva l'impoverimento sociale, intellettuale e scientifico dei paesi più deboli ed in cui gli standard dell'istruzione e della ricerca pubblica sono stati brutalmente abbassati. Nelle università la ricerca è ormai completamente orientata e dominata dagli interessi privati e dalle esigenze delle aziende. Con una struttura piramidale dei team di ricerca al cui apice c'è un docente ammanicato con le aziende che reperisce e distribuisce finanziamenti. Finiti i finanziamenti privati, finisce la ricerca perchè lo Stato ormai se ne è completamente deresponsabilizzato.

Insomma quella sull'ultimo numero di Contropiano si è rivelata una discussione estremamente interessante, e non solo per il valore aggiunto rappresentato dalla passione che ci mette chi ancora lavora e crede in una scuola alla quale la Costituzione affida il compito di rimuovere gli ostacoli all'emancipazione delle persone. Un motivo di più per votare No domenica 4 dicembre, ma anche per rimettere in campo una controffensiva generale sui temi dell'istruzione, formazione e ricerca che fanno la "differenza di sistema" in qualsiasi paese e in qualsiasi società. Un problema questo che non può darsi solo nella dimensione sindacale ma che comporta quasi naturalmente un ragionamento sulla politica e la lotta ideologica tra classi dominanti e classi subalterne, per ora.

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