Avevano persino nominato il robottino Serracchiani vicesegretario nazionale, per indicare un “modello” di amministrazione locale vincente. Il risultato è il tracollo finale del vecchio centrosinistra, a partire dalle roccaforti operaie. Smantellate, spezzettate, subappaltate, avvelenate, affamate da salari da fame, assediate dai tumori... Qui il blocco sociale del lavoro dipendente ha abbandonato il Pd ai suoi nuovi padroni, le grandi imprese e le banche. Che certo hanno molto potere, ma pochissimi voti...
L'allarme sarebbe dovuto scattare molto prima, quando – nella regione – erano andate a destra Pordenone, Trieste e gran parte dell'Isontino. Ma niente.
Ora passa alla Lega anche Monfalcone, dove il Pci era arrivato a prendere il 75% e non si vedeva un fascista in giro neanche a coprirlo d'oro. Qui c'è il bacino di costruzione di Fincantieri, unica grande azienda che ancora tira, ha commesse, produce. Guarda caso, è anche un'azienda di proprietà dello Stato, pubblica, come si dice.
Ma anche qui funziona come nel merdaio dell'imprenditoria privata, alla ricerca della massima compressione dei costi. Solo che, per costruire le navi, la tecnologia non aiuta granché. Le navi, infatti, più sono grandi più “vanno fatte a mano”. Non esiste una possibilità di catena di montaggio. Servono saldatori, gruisti, elettricisti, verniciatori, carpentieri, ecc, per montare lo scheletro d'acciaio, i giganteschi motori, le eliche e quant'altro. Poi, a seconda della funzione della nave, entrano in azione mobilieri, arredatori, ecc.
Città galleggianti che possono trasportare petrolio o materie prime grezze (e allora sono soltanto enormi contenitori senza troppe finezze), oppure navi da crociera, con tutto il finto lusso modernista che appaga l'occhio del pensionato o del bottegaio.
In ogni caso, ci vogliono migliaia di lavoratori; tanti specializzati, tantissimi poco più che facchini. Solo che le “esternalizzazioni” sono arrivate a separare – contrattualmente e societariamente – quelle migliaia di persone che fanno lo stesso lavoro, fianco a fianco, all'interno e all'esterno degli scafi. Subappalti al massimo ribasso, sempre più manovali reclutati nell'est europeo o tra i migranti, pagati una miseria. Con un “esercito salariale di riserva” così disperato e gigantesco è stato per due decenni un gioco da ragazzi bloccare la crescita salariale, sostituire i morti per mesotelioma e i pensionandi, tagliare garanzie e diritti (il solito vecchio gioco: “li leviamo prima soltanto ai nuovi, poi gridiamo allo scandalo dell'ingiustizia, contrapponendo sfruttati di serie A e sfruttati di serie B”).
Alla fine, il risultato è un assetto sociale sconvolto, che qui riassumiamo citando alcune battute raccolte dall'inviata di Repubblica:
"Di questa finta sinistra – dice Carlo Visintin, da trent'anni operaio Fincantieri – non ci fidiamo più. A Roma vara il Jobs Act e consegna i lavoratori al precariato e ai boss dei voucher. A Trieste ignora gli anziani e taglia la sanità. A Monfalcone accetta una centrale a carbone e ubbidisce a Fincantieri, rinunciando a difendere le vittime dell'amianto".
"L'ex sindaca Pd – dice l'operaio Biagio Boscarol – ha transato con Fincantieri per 140 mila euro (per ogni morto di mesotelioma tra gli ex dipendenti del cantiere, ndr), un insulto ai caduti sul lavoro di tutta Italia. Lo Stato è il primo azionista, come l'ente pubblico che governa la centrale a carbone. Così nel cantiere è proprio lo Stato a sfruttare gli immigrati che rubano il lavoro ai residenti. Se il centrosinistra ignora la povera gente e liquida la solidarietà, la sua esistenza è inutile".
"Ci riempiono di gente che non c'entra – dice – e regalano le imprese a oligarchi, emiri e mandarini dell'Oriente. Non ascoltano i giovani, facendoci passare per sfaticati. Forse anche noi abbiamo bisogno di qualcuno con il coraggio di dire, se non "prima gli italiani", "almeno prima le persone".
"Umanamente – dice Tiziana Colautti, 47 anni, impiegata – siamo al limite. Monfalcone viene venduta agli stranieri, i nostri figli per sopravvivere devono andare via, ognuno è solo. Il nostro problema è mettere un piatto sulla tavola: il centrosinistra litiga sulle tasse per Airbnb, per non irritare i ricchi che affittano i patrimoni immobiliari. A questo punto meglio provare chi promette di difenderci".
I vecchi aspettano la fine, il manifestarsi di un tumore atteso da anni; i giovani vanno via, l'economia territoriale tracolla. E la faccia del “salvatore” assume i connotati del razzista de noantri, il Salvini che imita Trump o Le Pen, che ringrazia e passa all'incasso.
È la realtà sociale sconquassata dal neoliberismo, delle imprese che fanno i profitti pagando poco e vendendo altrove, mentre si riduce la spesa pubblica soprattutto nei capitoli del welfare (al contrario, aumenta la spesa militare e per la tantissime polizie).
Detto altrimenti: il cosiddetto “populismo” è nutrito dalla “libertà d'impresa”. E dall'establishment che la protegge.
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