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02/07/2022

Siccità, nel bacino del Po senza acqua da 120 giorni.

Non basta fare la danza della pioggia ma dalla montagna al mare ognuno nel proprio campo deve fare la propria parte per salvaguardare l’acqua”. Gianluigi Tacchini è un agricoltore della provincia di Pavia. A febbraio raccontava al fattoquotidiano.it la sua preoccupazione per i 50 giorni senza pioggia. Oggi, a quattro mesi di distanza, “la situazione è precipitata” spiega Tacchini mentre cammina tra i campi di mais. Le piante dovrebbero essere alte oltre due metri in questa stagione ma non superano l’altezza del bacino dell’agricoltore a causa della mancanza d’acqua. “Da queste parti non piove per davvero da sei mesi” ricorda Tacchini. Il temporale di mercoledì sera ha dato solo qualche ora di tregua. La mattina dopo la terra già asciutta con temperature che arrivano a 37 gradi.

“La situazione è drammatica” commenta il segretario generale dell’Autorità Distrettuale del fiume Po-MiTE, Meuccio Berselli. “La portata del fiume è in esaurimento, nel delta abbiamo registrato un valore di 160 metri cubi al secondo mentre l’anno scorso ce n’erano 1000 e il cuneo salino è arrivato a 30,6 chilometro, un record”. Alla radice del problema c’è quella che Berselli definisce una “tempesta perfetta”. “Quest’inverno abbiamo avuto una diminuzione del 60% delle nevicate, nel bacino del Po non piove da 120 giorni (tranne alcuni temporali mercoledì) e le temperature sono più alte rispetto alle medie del periodo di 3-4 gradi. Tre fattori che hanno creato un fabbisogno di acqua importante”. Non basterà qualche giorno di pioggia a colmarlo. Secondo le stime dell’ufficio tecnico dell’Autorità Distrettuale del Po dovrebbe piovere fino al 31 dicembre con le quantità delle medie stagionali per compensare il gap.

Che fare dunque? “Gli invasi non possono più aspettare così come i microinvasi per l’agricoltura – suggerisce Berselli – dobbiamo essere più performanti con la depurazione, ci dobbiamo confrontare con colture che necessitano di meno acqua, dobbiamo migliorare le reti idriche che sono dei colaborodo e perdono il 40% delle acque e infine occorre investire su nuove tecniche di irrigazione”. Una serie di azioni che “non vanno fatte separatamente ma vanno inserite in una strategia da attuare in tempi brevi. Non c’è più tempo”.

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