È ancora tesissima la situazione politica e sociale in Brasile dopo le elezioni che hanno visto la vittoria di Lula. I miliziani della destra e i sostenitori dello sconfitto Bolsonaro, hanno avviato nuovi blocchi della circolazione su alcune autostrade del Paese per contestare l’elezione di Luiz Ignacio Lula da Silva alla presidenza e quindi chiedere l’intervento delle forze armate per poter sovvertire l’esito delle urne. Quattro autostrade risultano chiuse e nove registrano rallentamenti. Le quattro autostrade bloccate si trovano negli stati di Mato Grosso e Paranà, mentre le interdizioni parziali sono nello stato di Rondonia.
Alcuni agenti della polizia stradale sono stati aggrediti nel corso di due manifestazioni organizzate da sostenitori di Bolsonaro. Il primo episodio si è registrato a Rio do Sul, nello stato di Santa Catarina, dove i manifestanti si sono spostati sulla carreggiata cercando di bloccare il transito degli automezzi. Quando un’auto della polizia è arrivata sul posto, gli agenti sono stati accolti con lanci di pietre e oggetti vari. Un poliziotto è stato quindi aggredito da un manifestante che lo ha colpito con una spranga. Due agenti sono stati soccorsi per le ferite riportate.
Un secondo episodio ha visto un attacco alla polizia a Novo Progresso, nello stato di Parà, la cittadina dove Bolsonaro ha raccolto oltre l’83 per cento delle preferenze al secondo turno di voto. Anche qui un gruppo di persone ha prima organizzato un sit-in e poi ha provato a bloccare l’autostrada Br-163. Quando gli agenti della Prf sono arrivati sul posto, sono stati oggetto di una intensa sassaiola da parte dei manifestanti. Un agente è rimasto ferito e nel corso dei tafferugli è stato esploso anche un colpo d’arma da fuoco. Almeno quattro auto della polizia sono state pesantemente danneggiate.
Di fronte ai nuovi blocchi stradali il ministero della Giustizia ha autorizzato il dispiegamento delle truppe della Forza nazionale di sicurezza (Fns) per affiancare il personale delle forze dell’ordine nelle attività di ripristino della circolazione. Lo scorso 31 ottobre la Corte suprema aveva concesso alle polizie militari degli stati la possibilità di intervenire sulle autostrade al fine di impedire i blocchi.
I blocchi si affiancano a numerosi raduni organizzati dai bolsonaristi in diversi punti del Paese per contestare il risultato delle urne, sollecitando la delegittimazione dei risultati e chiedendo l’intervento dei militari in base alla legge sull’ordine pubblico e quindi creare l’occasione per rovesciare l’esito delle elezioni. Manifestazioni, con i partecipanti in maggioranza vestiti con i colori e il disegno della bandiera del Brasile, sono ancora in corso nei pressi di presidi militari in numerosi stati della Federazione.
Il presidente del Supremo tribunale elettorale del Brasile (Ste), Alexandre de Moraes, ha affermato che i cittadini che continuano a portare avanti proteste anti-democratiche contro i risultati delle elezioni presidenziali in Brasile saranno indagati e giudicati per le loro azioni.
È probabile che Jair Bolsonaro andrà all’estero per la fine dell’anno per evitare di consegnare la fascia presidenziale a Lula durante la cerimonia che si terrà il 1° gennaio 2023, missione che sarà svolta dal vicepresidente Hamilton Mourão. Per la politologa Rosemary Segurado, è possibile che l’attuale presidente non torni in Brasile. “Bolsonaro ha già detto che lascerebbe la presidenza solo se venisse ucciso. È ancora vivo, ma è stato sconfitto alle urne”.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento