Cinquecentomila persone si sono mobilitate nella grande piazza dello Zocalo a Città del Messico lo scorso 18 marzo per celebrare gli 85 anni dall’esproprio del petrolio da parte dell’ex presidente messicano Lázaro Cárdenas.
La mobilitazione è stata indetta dal presidente Andrés Manuel López Obrador, noto anche come AMLO, che ha collegato la mossa di Cárdenas di 85 anni fa agli attuali sforzi della sua amministrazione per costruire l’indipendenza energetica del paese.
Il decreto di esproprio del petrolio emanato da Cárdenas nel 1938 ordinò l’esproprio dei giacimenti petroliferi, dei macchinari, delle installazioni, degli edifici, delle raffinerie, delle stazioni di distribuzione, degli oleodotti e di altri beni materiali di 17 compagnie straniere e delle loro filiali che avevano il controllo dell’industria petrolifera. In questo modo le risorse petrolifere e l’industria messicana sarebbero andate a beneficio della popolazione e avrebbero rafforzato l’economia nazionale.
La mobilitazione del 18 marzo segna anche un mese da quando AMLO ha decretato la nazionalizzazione del litio del paese, approvata nell’aprile 2022 dal Congresso messicano. Il litio è classificato come “minerale critico” ed è utilizzato per la produzione di batterie elettriche ricaricabili impiegate in una serie di dispositivi elettronici come auto elettriche, computer e telefoni cellulari.
Rivolgendosi alla folla il 18 marzo, AMLO ha respinto con forza le minacce rivolte al Paese dai politici statunitensi. Ha detto: “Ricordiamo a questi politici ipocriti e irresponsabili che il Messico è un Paese indipendente e libero, non una colonia o un protettorato degli Stati Uniti. Possono minacciarci di commettere qualsiasi oltraggio, ma non permetteremo mai e poi mai che violino la nostra sovranità e calpestino la dignità della nostra patria”.
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