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11/06/2024

Elezioni europee - Terremoto politico in Germania

I risultati delle elezioni politiche europee in Germania sono un atto di sfiducia conclamata nei confronti dell’attuale maggioranza che governa a livello Federale.

La coalizione “semaforo” che raggruppa socialdemocratici, verdi e liberali esce con le ossa rotte dalle europee, così come le singole formazioni che la compongono, ottenendo insieme meno di un terzo dei voti totali.

Particolarmente compromessa appare la posizione della SPD – 14,1% – che diviene il “terzo” partito dopo l’estrema destra dell’AFD che conquista il 15,6% dei consensi.

Il risultato è uno smacco particolare per Scholz, il cui volto compariva nei manifesti elettorali accanto a quello della capolista Katerina Barley.

In netto calo, rispetto alle elezioni europee del 2019, sono i Verdi (solo il 12%), mentre i “liberali” della FDP di Christian Linder – che è il Ministro delle finanze – con il loro risultato del 5,3%, sono appena sopra la soglia di sbarramento per avere rappresentanti nel Bundestag.

Sulle sorti della coalizione semaforo che dovrebbe “rimanere in vita” in questa complessa congiuntura politica per altri 15 mesi, si apre una partita piena di incognite considerate l’annuncio delle elezioni anticipate in Francia.

Se dalle urne, la CDU/CSU risulta il partito più votato con una percentuale di consensi – 30,3% – simile al totale dei voti delle formazioni che compongono la coalizione semaforo, a crescere sono le polarità estreme ed antagoniste del quadro della rappresentanza politica.

Se l’estrema destra cresce, al contrario il BSW – la formazione animata da Sara Wagenknet nata nemmeno un anno fa da una “costola” della Die Linke – ottiene il 5,7%, ponendosi come nuovo punto di riferimento, anche a livello elettorale, della sinistra radicale, per ciò che riguarda la questione sociale e l’opposizione al coinvolgimento nella guerra in Ucraina. La Wagenknecht doppia il risultato della Die Linke, e porta al Parlamento Europeo 6 deputati.

Durante il suo discorso conclusivo a Berlino di fronte a 3 mila sostenitori, la leader della formazione che porta il suo nome, ha affermato che “le guerre non finiscono attraverso l’uso delle armi, ma con i colloqui di pace”.

È stato il coronamento di una campagna elettorale che ha toccato 18 eventi in 18 differenti città in 23 giorni, in cui i candidati hanno spiegato il proprio programma nei comizi.

Con risultati del genere non è peregrino pensare che il “cordone sanitario” nei confronti dell’estrema-destra che – nonostante alcune falle – ha sostanzialmente tenuto fino ad ora, possa saltare così com’è avvenuto in varie realtà europee.

Paradossalmente, il processo di “demonizzazione” della AfD e lo spauracchio dell’ascesa dell’estrema destra non ha minimamente logorato il credito della formazione, trasformandola in forza anti-establishment.

L’asse franco-tedesco che aveva ritrovato una certa unità d’intenti su questioni dirimenti rischia di vacillare considerando l’estrema incertezza del voto in Francia.

Un’analisi pubblicata dal quotidiano tedesco Handelsblatt cerca di offrire alcune chiavi di lettura del voto.

Il 66% dei cittadini intervistati è insoddisfatto del governo federale, mentre solo il 30% ritiene che la CDU/CSU, se fosse al governo, farebbe meglio le cose.

Stando a questa inchiesta sarebbe in corso un processo di delegittimazione che comprenderebbe l’intero establishment politico.

Gli elettori sono egualmente scontenti della politica interna che della politica estera, afferma l’analisi.

Il bastione elettorale del primo partito in Germania rimangono coloro che hanno 60 anni e più, un bacino dove ottiene il 39% di voti.

Un dato interessante è il voto giovanile tra i 16 ed i 24 anni, dove i partiti maggiormente eletti sono la CDU/CSU e “a sorpresa” la AfD che conquista il 17% dei consensi, più dell’11% dei Verdi che, nel 2019, monopolizzavano 1/3 dei votanti giovani.

In genere il 27% di questa fascia d’età scegli i “partiti minori”, testimoniando la disaffezione per l’establishment politico.

Se i “Verdi” avevano rappresentato un’ipotesi alternativa per il voto giovanile, ora a causa della loro politica guerrafondaia, hanno dilapidato il loro consenso e vedono enormemente ridimensionati le loro aspirazioni.

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