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08/08/2024

La Francia si allinea al Marocco sul Sahara Occidentale e ne beneficia Tel Aviv

Martedì 30 luglio, annunciando il proprio sostegno alla posizione del Marocco sulla questione del Sahara occidentale, la Francia, come ha scritto Le Monde in un editoriale dedicato all’argomento, “ha riconosciuto il totale fallimento della sua politica di riconciliazione con Algeri”.

La reazione algerina a questa importante svolta della diplomazia francese nel Maghreb non si è fatta attendere. Poche ore dopo la pubblicazione dei comunicati francese e marocchino, Algeri – che era stata avvertita dell’iniziativa diversi giorni prima dal governo francese – ha ritirato il suo ambasciatore a Parigi, accusando la Francia di “violare la legalità internazionale”.

È stata chiara l’incapacità del nuovo ordine mondiale emerso con la fine del mondo bi-polare di risolvere politicamente alcuni scottanti questioni, ereditate dal colonialismo.

Queste si sono rivelate vere e proprie bombe ad orologeria nel mondo attuale, dalla Palestina passando per la Nuova Caledonia, giungendo al Sahara Occidentale.

L’Algeria è la maggiore sostenitrice del Fronte Polisario, che rivendica l’indipendenza del Sahara occidentale dopo la fine del dominio coloniale spagnolo.

L’Eliseo ha colto l’occasione del venticinquesimo anniversario dell’ascesa al trono di re Mohammed VI per rendere pubblica una lettera indirizzata al sovrano dal capo di Stato francese.

La Francia considera il piano di autonomia del 2007 del Marocco per il Sahara occidentale come “l’unica base per raggiungere una soluzione politica equa, duratura e negoziata”. È da notare come Parigi in precedenza ritenesse che il piano marocchino fosse solo “una base di discussione”.

Un’involuzione della politica dell’Esagono in una questione tornata di stringente attualità, soprattutto da quando il regno marocchino ha usato il riconoscimento della propria sovranità sul Sahara Occidentale come moneta di scambio con la diplomazia statunitense.

Essa è infatti stata la controparte che, sotto l’amministrazione Biden, ha accompagnato la normalizzazione dei rapporti diplomatici con Israele all’interno di quelli che erano i cosiddetti “Accordi di Abramo” patrocinati dagli Stati Uniti e sviluppati sotto l’amministrazione Trump.

Prima di questi, bisogna ricordarlo, solo due Stati arabi riconoscevano Israele: l’Egitto e la Giordania. L’Arabia Saudita era in procinto di avviare tale processo prima dell’operazione “Diluvio di Al Aqsa” del 7 ottobre, insieme a EAU, Bahrein e Sudan.

Tornando a Parigi, questo cambio di rotta da parte della Francia, che ora riconosce la sovranità del Marocco sul Sahara occidentale, va oltre la storica inversione di rotta fatta in precedenza dal governo spagnolo.

Nel marzo 2022, Madrid aveva dichiarato di considerare il piano marocchino come “la base più seria, realistica e credibile per risolvere la disputa” sul Sahara Occidentale, ponendo fine a quasi un anno di dispute con Rabat che non aveva esitato a usare la pressione migratoria per far cedere la Spagna.

Insomma, la Francia si pone, insieme agli USA, come testa di ponte di un processo che ha ripercussioni evidenti sul dossier medio orientale, considerato il ruolo di perno filo-israeliano che il regno marocchino, a differenza di quello che vorrebbe la maggior parte della sua popolazione, ha assunto nella regione.

Questo ruolo è rafforzato dalla funzione svolta da Algeri nel patrocinare l’unità tra le organizzazioni palestinesi e riporre la questione palestinese al centro delle politiche della Lega Araba, già da prima del 7 ottobre. E non da ultimo, nell’essere stata il maggior sponsor del rientro in tale consesso della Siria di Bashar al Assad.

Il cambiamento di posizione francese giunge inoltre al termine di un periodo di forti tensioni tra Parigi e Rabat, in particolare per l’uso del software spia israeliano Pegasus da parte del Marocco.

Attraverso di esso, erano stati monitorati vari politici francesi, tra cui il Presidente della Repubblica, per sviluppare una campagna di stampa contro Emmanuel Macron e sulle risoluzioni del Parlamento europeo sponsorizzate dalla Francia con lo scopo di denunciare gli eccessi della strategia di influenza del Marocco in questo forum.

“Di fronte al deterioramento delle relazioni con il Marocco e con l’Algeria (...) la Francia ha rischiato di perdere su entrambi i fronti. Alla fine, l’ago della bilancia è stato il Marocco” afferma Le Monde nell’editoriale citato.

Naturalmente questa scelta di realpolitik francese è una vera e propria pugnalata alla schiena al popolo saharawi, che vede ulteriormente minato il suo diritto all’autodeterminazione, e rappresenta implicitamente un ancora maggiore allineamento francese alla politica filo-sionista di cui la leadership marocchina è pezzo da Novanta in Africa.

Rabat acquista un satellite israeliano per la guerra contro il Fronte Polisario

Non era stato fatto alcun annuncio ufficiale, ma secondo il giornale israeliano Calcalist, il Marocco ha ordinato due esemplari del satellite Ofek 13, progettato dalla Israel Aerospace Industries (IAI), di proprietà statale.

Per un valore di 920 milioni di euro, questo contratto di difesa viene presentato come il più grande mai firmato dal Regno del Marocco e dallo Stato ebraico, dato che i due Paesi hanno normalizzato le loro relazioni nel 2020.

Sembra che la vendita sia stata finalizzata solo a giugno, dopo che il presidente dello IAI ed ex ministro della Difesa israeliano Amir Peretz è volato in Marocco da Tel Aviv con un aereo privato, dato che i collegamenti aerei commerciali diretti tra i due Paesi sono stati sospesi dopo il 7 ottobre 2023.

Descritto come “satellite di intelligence” dalla NASA, Ofek 13 è l’ultimo di una famiglia di undici satelliti leggeri di sorveglianza in orbita terrestre bassa, sviluppati e costruiti in Israele a partire dal 1988.

Previsto per la consegna al Marocco entro i prossimi cinque anni, potrebbe sostituire i satelliti Mohammed VI-A e Mohammed VI-B, prodotti da Airbus e Thales, che il Marocco ha acquistato dalla Francia nel 2013 durante una visita di Stato del presidente François Hollande.

L’utilizzo dei satelliti Ofek 13 da parte del Marocco sarà principalmente civile, afferma Abdelhamid Harifi, amministratore del forum militare FAR-Marocco.

Egli sottolinea come il loro finanziamento proverrà direttamente dal bilancio dell’Agence nationale de la conservation foncière, du cadastre et de la cartographie (ANCFCC).

Ma è chiaramente prevista un’applicazione nel settore della difesa, viste le “minacce” nel sud del Marocco, avverte l’analista.

L’attacco del Fronte Polisario a Smara, una città nel nord del Sahara Occidentale, aveva provocato un morto e tre feriti a seguito di un bombardamento nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2023.

Questo aveva portato a sollevare dubbi sulla capacità dell’esercito marocchino di identificare i movimenti delle forze pro-indipendenza.

Appare chiaro come questa prodotto dell’industria aereospaziale israeliana, sarà uno strumento della guerra “a bassa intensità” condotta contro il Fronte Polisario.

Per il periodo 2020-2023 Israele è diventato il terzo esportatore di armi in Marocco, dopo Stati Uniti e Francia. Se confermato, questo nuovo contratto porterebbe la cooperazione militare tra i due Paesi a un livello senza precedenti.

Ed è chiaro che questo smacco per il complesso militar-industriale europeo, dovuto al precedente raffreddamento delle relazioni franco-marocchine, deve essere stato uno dei fattori determinanti per la scelta francese di appoggiare il piano di Rabat, in barba al diritto internazionale.

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