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04/04/2025

Gaza - La strage continua senza sosta

C’è una scuola a nord-est di Gaza City che non ospita più lezioni da mesi, ma accoglie centinaia di sfollati. Si chiama Dar al-Arqam e sorge nel quartiere di al-Tuffah, un’area martoriata dai bombardamenti. Ieri è stata colpita da un attacco aereo israeliano che, secondo quanto riferito dalla Difesa civile di Gaza, ha provocato la morte di almeno 33 persone. Tutti civili. Tutti rifugiati. L’ennesimo massacro in una Striscia che non conosce tregua. Nelle ultime 24 ore, secondo la tv Al Jazeera, i palestinesi uccisi sono 112, 38 dall’alba di oggi.

Secondo i comandi israeliani, la scuola Dar al-Arqam sarebbe stata utilizzata come centro di comando e controllo da Hamas, che – affermano – usa sistematicamente le infrastrutture civili a fini militari. Hamas respinge l’accusa e ribadisce di non operare tra i civili. In ogni caso, le scuole colme di sfollati, come gli ospedali e le tendopoli, continuano ad essere prese di mira.

I jet israeliani la scorsa notte hanno colpito anche in Libano dove hanno ucciso un dirigente di Hamas con i figli.

Il bilancio delle vittime, aggiornato dal ministero della Sanità di Gaza, parla di 50.523 morti e 114.776 feriti dal 7 ottobre 2023. Da quando, il 18 marzo, le truppe israeliane hanno ripreso l’offensiva rompendo la fragile tregua durata due mesi, 1.163 persone sono state uccise e altre 2.735 ferite. Un’ecatombe ininterrotta.

Tra le vittime, la percentuale di donne e bambini supera ormai il 60%. A riportarlo è l’Ufficio centrale di statistica palestinese (PCBS), che in occasione della Giornata dei bambini palestinesi – che si celebra il 5 aprile – ha diffuso dati devastanti: 17.954 minori sono stati uccisi dal 7 ottobre 2023, tra cui 274 neonati. 876 bambini sotto l’anno di età sono rimasti vittime dei raid, 17 sono morti di freddo nelle tende degli sfollati, 52 per malnutrizione. Sempre secondo il PCBS, circa 39.000 bambini a Gaza hanno perso uno o entrambi i genitori dall’inizio del conflitto. Di questi, 17.000 sono orfani di entrambi. Vivono accampati tra rovine e tendopoli. “Condizioni tragiche”, recita il rapporto del PCBS.

Da notare che il sistema educativo di Gaza è paralizzato da due anni, con le scuole trasformate in rifugi, insegnanti e studenti dispersi o uccisi. Una paralisi che minaccia di lasciare un enorme vuoto nel futuro della società palestinese.

Nel frattempo, l’esercito israeliano ha annunciato l’occupazione di nuove aree del nord della Striscia, in particolare nel sobborgo di Shujayia (Gaza city), con l’obiettivo dichiarato di espandere la zona cuscinetto lungo i confini con Gaza. Un’operazione che – sostiene il portavoce militare – prevede “corridoi organizzati” per i civili. Le immagini che arrivano da Gaza dicono ben altro: famiglie intere costrette ad abbandonare le case a piedi, su carretti trainati da asini o su biciclette di fortuna, trascinando con sé pochi oggetti.

Centinaia di migliaia di persone sono fuggite nelle ultime settimane, in quello che le agenzie umanitarie definiscono uno degli esodi di massa più grandi della guerra. In molti casi, i palestinesi sono stati costretti a fuggire più volte, inseguendo una sicurezza che non esiste più in nessun angolo della Striscia. Nel sud, le truppe israeliane si stanno concentrando intorno alle rovine di Rafah, al confine con l’Egitto, dove vivono ormai ammassati oltre un milione e mezzo di sfollati.

Israele, dal canto suo, non ha ancora spiegato chiaramente il piano a lungo termine per le aree che sta occupando con la cosiddetta zona di sicurezza. L’obiettivo potrebbe essere lo spopolamento permanente di alcune aree, comprese le ultime terre coltivabili e le riserve idriche della Striscia.

I palestinesi collegano le mosse militari israeliane al piano del presidente americano Donald Trump, che prospettava la trasformazione di Gaza in una sorta di resort sotto controllo internazionale, con la popolazione palestinese trasferita altrove. Un’idea che torna nei timori dei residenti, sempre più convinti che si voglia cancellare l’identità del territorio insieme a quella della sua gente.

Nel frattempo, la Cisgiordania non resta immune: 923 palestinesi, tra cui 188 bambini, sono stati uccisi dal 7 ottobre, e altri 660 bambini feriti.

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