Domenica 6 aprile si sono svolte due manifestazioni a Bologna: una a piazza Nettuno organizzata dai sindaci di Bologna e Firenze in continuità con quella del 15 marzo, promossa dalla ‘lettera aperta’ di Michele Serra; l’altra – partita da piazza San Francesco – è scaturita da un appello unitario di differenti realtà politiche, sociali e sindacali che ha cercato di contrapporsi alla chiamata alle armi di Lepore e Funaro con le parole d’ordine “No al riarmo in Europa, no alla difesa comune, no all’economia di guerra”.
Considerando il battage che ha avuto la “piazza per l’Europa”, in particolare dal quotidiano La Repubblica, ed i mezzi economici impiegati per realizzarla – che il sindaco Lepore ha assicurato venire da “fondi privati” – si può ben dire che sia stata un flop, come partecipazione, nonostante l’investimento politico in cui sono stati coinvolti un centinaio di sindaci, cooptate le dirigenze locali dei corpi intermedi della “sinistra” (CGIL, ARCI ed ANPI in primis), che hanno fatto i ventriloqui al primo cittadino felsineo, ed una trentina di volti noti dello spettacolo e della cultura con un passato “progressista”.
Stupisce la confusione di alcuni artisti, da sempre impegnati in alcune battaglie progressiste (come Bergonzoni) o di alcuni giornalisti (come la Mannocchi), che pure hanno sollevato questioni rilevanti rispetto alla politica dell’UE in Medio-Oriente anche dal palco, che non sembrano essersi resi conto di portare acqua al mulino dello sciovinismo europeo, del riarmo della UE attraverso la difesa comune, e di una politica bellicista che stride con il tentativo di trovare una soluzione diplomatica ai conflitti in cui l’Unione è coinvolta.
Dalle immagini, e dalle interviste, è chiaro che si è trattato di una piazza abbastanza agée, ed è significativa che l’unica bandiera nazionale (oltre a quella italiana) fosse quella ucraina, di cui Fresu ha voluto eseguire l’inno con la tromba, mentre non erano presenti bandiere palestinesi...
Lepore, il giorno stesso – forse cosciente del flop imminente – ha nuovamente inviato alla partecipazione il centrodestra, che ha per ora declinato l’invito. Un’apertura paradossale se si pensa al vero e proprio “golpe istituzionale” con cui il centrodestra, attraverso un Consiglio dei Ministri, ha promulgato un Decreto Legge che recepisce sostanzialmente i contenuti dell’Ex DdL 1660 contro il quale si erano espresse anche alcune delle componenti che hanno partecipato alla piazza per l’Europa, senza che queste ultime avessero ora un granché da obiettare.
Alcune migliaia i partecipanti, riporta il TG regionale RAI, mentre altri, come l’ANSA, più realisticamente si attestano sui mille, facendo comunque una stima “per eccesso”.
A San Francesco, circa mezz’ora dopo l’inizio della kermesse a piazza Nettuno, è partito un corteo che in un primo momento ha cercato di giungere proprio nella centrale piazza bolognese per portare la propria voce contro il riarmo, l’opposizione all’ex DdL, il rifiuto del genocidio palestinese.
Oltre a questo, per esprimere la solidarietà con gli studenti e studentesse del Minghetti che sono stati denunciati per avere occupato la scuola e nei confronto di coloro che venerdì scorso si sono incatenati per richiederne il ritiro, iniziando un presidio di fronte al palazzo prefettizio, che è stato poi sgomberato la mattina di sabato con i partecipanti portati in questura e denunciati.
Un corteo che prima di muoversi aveva visto intervenire un esponente di Potere al Popolo, uno studente di OSA che aveva partecipato all’occupazione dell’Istituto Minghetti e che si era “incatenato” per protesta venerdì scorso, ed un’attivista del Comitato Basta.
Il corteo, che avrebbe voluto dirigersi verso piazza Nettuno, è stato fermato dalla polizia che aveva già blindato l’accesso in prossimità di via Ugo Bassi, respingendo i manifestanti a colpi di scudo, calci e manganelli.
Dopo i momenti di concitazione, che hanno avuto come conseguenza il ferimento di almeno due manifestanti, il corteo è arretrato cantando Bella Ciao e ha preso a muoversi da via Marconi verso la stazione ferroviaria, per attraversare il quartiere della Bolognina e concludersi al Parco della Zucca, dove ha sede il Museo per la Memoria di Ustica.
Circa un migliaio di persone hanno urlato a gran voce slogan contro la UE, con numerosi interventi che si sono alternati dal microfoni sia da parte degli aderenti che da realtà politiche che sono scese in piazza condividendone le ragioni.
Un corteo che ha visto uno striscione unitario d’apertura dietro il quale potevano posizionarsi i singoli rappresentanti delle realtà che hanno aderito all’appello unitario, poi un partecipato spezzone di Potere al Popolo, seguito da quello della Rete dei Comunisti/Cambiare Rotta/OSA e poco dietro dell’Unione Sindacale di Base, ed in seguito gli altri aderenti.
L’intervento di chiusura è stato affidato a Riccardo Rinaldi di Potere al Popolo, che ha ricordato l’appuntamento di mercoledì 9 aprile alle ore 18 in palazzo d’Accursio – lanciata alla fine della manifestazione del 4 aprile a Bologna – per proseguire la lotta rispetto alle tematiche sollevate in piazza e che la blindatura poliziesca a impedito di portare in piazza Nettuno stessa, ma non resto di un centro cittadino militarizzato.
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