Lo scorso 9 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato una delibera fondamentale per lo sblocco del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, che il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini vorrebbe arrivasse al più presto al CIPESS, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile.
Di sostenibile non c’è però nulla. La novità di questa delibera è che, per la prima volta, si fa appello alla procedura Imperative reasons of overidding public interest (IROPI), con la quale si richiede di poter scavalcare le norme comunitarie in materia di tutela ambientale sulla base del carattere strategico dell’opera che si vuole realizzare.
La società Stretto di Messina sarà tenuta a mettere in campo “ogni misura compensativa necessaria”, ma bisogna sottolineare come è già previsto che per tre delle quindici aree interessate dal Ponte (i monti Peloritani, la Costa Viola e i fondali da Punta Pezzo a Capo delle Armi) non esistono forme di mitigazione dell’impatto ambientale.
È compito del ministro dell’Ambiente inviare tale delibera alla Commissione Europea, che ne prende semplicemente atto: tramite l’IROPI, infatti, vengono oltrepassate le valutazioni sull’impatto ambientale previste dalla direttiva comunitaria Habitat. E questo avviene perché vengono indicati dei motivi imperativi che non prevedono soluzioni alternative.
Tra questi motivi viene citata la velocità con cui autobotti e vari aiuti possono arrivare nell’isola in caso di fenomeni sismici, così come l’integrazione dei servizi sanitari tra le due sponde dello Stretto. Inutile dire che, ovviamente, non è questa grande opera che risolve i problemi citati, senza considerare che in caso di terremoto il ponte sarebbe l’ultimo dei vettori affidabili.
Nella delibera si legge poi che “l’aumentata connettività della Sicilia rispetto al resto del Paese e dell’Europa ha delle chiare implicazioni geopolitiche e, quindi, per la difesa del territorio”. Nella delibera è scritto: “l’Unione Europea ha sviluppato il Military Mobility Action Plan per rafforzare la capacità di spostamento rapido delle truppe all’interno del continente”.
È l’interesse per la mobilità militare e la presenza di basi e centri NATO quali quelli di Augusta, Sigonella, Trapani, Catania a essere usata come ragione del ricorso all’IROPI. Nodo che mostra come, al di là delle dichiarazioni propagandistiche, anche la Lega sostiene il riarmo e lo sviluppo di una difesa europea, utili agli imperialisti del Vecchio Continente.
Una notizia che non sorprende, come non sorprende che in questi giorni la finta opposizione parlamentare si stia svegliando, usando a sua volta un’operazione di greenwashing per condannare il governo. Palazzo Chigi non ha fatto altro che usare le ragioni della deriva bellicista per far passare una grande opera, con i ringraziamenti degli speculatori.
Ma del resto, l’ipotetico ruolo che dovrebbe assumere il Ponte sullo Stretto tra i corridoi militari europei non è una novità. Ne avevamo già scritto sul giornale qualche mese fa, e perciò oggi sentire esponenti di AVS, PD e M5S condannare Palazzo Chigi senza condannare apertamente ogni tentativo di rafforzare l’apparato bellico UE – compresa la difesa comune – mostra tutto il loro opportunismo.
Importante è invece l’azione dei movimenti di lotta contro il Ponte, che stanno già prendendo parola su tale delibera e continuano a organizzarsi e a opporsi veramente a questa grande opera. Nelle prossime settimane non mancheranno certamente iniziative in questo senso.
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