Un forte abbraccio in questo momento di lutto per tutta l’umanità che perde, per la fine della sua vita fisica, un padre, un grande rivoluzionario; e io mi permetto di dire che ho perso un vero amico con cui molto spesso mi sono confidato e mi ha dato sempre grandi consigli, conforto e speranza.
Papa Francesco ha scelto il giorno di Pasqua per la sua predica definitiva sulla pace, il disarmo, contro ogni guerra e la Resurrezione spirituale e delle menti, vicino alle gente comune del popolo degli scarti. Che la terra gli sia lieve come una piuma portatrice della sua infinita umanità.
Luciano Vasapollo – Rita Martufi
Papa Francesco ha scelto il giorno di Pasqua per la sua predica definitiva sulla pace, il disarmo, contro ogni guerra e la Resurrezione spirituale e delle menti, vicino alle gente comune del popolo degli scarti. Che la terra gli sia lieve come una piuma portatrice della sua infinita umanità.
Luciano Vasapollo – Rita Martufi
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Addio al papa della lotta alla guerra
Nel 2021 Papa Francesco incontrò i portuali di Genova, che avevano fatto sciopero per bloccare le armi. In quei giorni i portuali del collettivo CALP aderenti al sindacato USB erano sotto inchiesta della polizia e rischiavano il licenziamento. Il Papa volle incontrarli e disse loro: “Bravi continuate così!”
Io da ateo lo ricordo e lo ammiro per questo.
Ora sentiremo tutti gli ipocriti guerrafondai cercare di inbellettarsi con il compianto per la sua morte, cercando di rendere neutra e vuota la sua figura.
Ma Papa Francesco non era semplicemente il Papa della pace, ma della lotta attiva contro la guerra e contro l’oppressione, lo sfruttamento e l’ingiustizia sociale e climatica, che alimentano e accompagnano ogni guerra. E ci ricordava sempre che i conflitti attuali vengono da lontano, sono parte di quella terza guerra mondiale a pezzi che da tempo aveva indicato come il primo male dell’umanità.
Continueremo in tutti i modi la lotta contro il riarmo, il capitalismo e la guerra.
Giorgio Cremaschi
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Il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia rende omaggio a Papa Francesco, luminosa figura di leader spirituale che con il suo insegnamento ha saputo consolidare il ruolo di guida del Vaticano e della Chiesa cattolica, dando voce agli oppressi e alle istanze più autentiche dell’umanità per la pace, l’ambiente e la dignità dei popoli contro il capitalismo selvaggio e l’imperialismo guerrafondaio.
El Centro de Investigación y Elaboración para la Democracia rinde homenaje al Papa Francisco, luminosa figura de líder espiritual que, con su enseñanza, ha sabido consolidar el papel de guía del Vaticano y de la Iglesia católica, dando voz a los oprimidos y a las aspiraciones más auténticas de la humanidad por la paz, el medio ambiente y la dignidad de los pueblos frente al capitalismo salvaje y el imperialismo belicista.
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Addio Francesco, papa e uomo
Per me che ero cresciuto in oratorio per poi passare ad una comunità di base che si ispirava ai principi del Concilio Vaticano II ed alla teologia della liberazione, l’elezione dell’argentino Jorge Mario Bergoglio, durante il terrificante papato di Joseh Ratzinger e dopo il lungo e devastante papato di Karol Wojtyla, era sembrata una specie di miracolo.
D’altronde la Chiesa romana, prima della sua (inattesa) nomina, era attraversata da una crisi profonda, in crisi verticale di consenso e travolta dagli scandali.
Fu una vera boccata di ossigeno, l’elezione di un papa latinoamericano e, probabilmente fu, soprattutto, una sorta di ultima chance per una istituzione che rischiava il tracollo sia religioso che finanziario.
Jorge Mario Bergoglio aveva voluto farsi chiamare Francesco per richiamarsi ai valori di una chiesa povera, accanto ai poveri ed agli umili per segnare, anche simbolicamente, una netta discontinuità con il passato recente.
Le sue dichiarazioni nette contro la crescita esponenziale delle disuguaglianze nel mondo; contro le politiche disumane nei confronti migranti e contro le continue stragi nel Mediterraneo; quelle contro la galoppante corsa alle armi e contro la guerra; quelle contro i negazionisti del cambiamento climatico; quelle contro l’intollleranza religiosa; quelle assai scomode sul conflitto russo-ucraino; quelle accorate sulla terribile situazione della popolazione a Gaza (proprio ieri aveva scritto “quello che sta accadendo a Gaza è ignobile”); le sue continue visite ai detenuti (anche nelle condizioni estreme in cui si trovava in questi ultimi giorni) e la sua incessante denuncia delle inaccettabili condizioni delle nostre carceri.
Ebbene, tutto ciò lo aveva reso inviso ad un gran numero di potenti di ogni sorta; di forze economiche e finanziarie gigantesche; di politici corrotti ed in malafede ma, anche, di ampi settori interni al Vaticano che avevano mal digerito la sua nomina e che sicuramente non vedevano l’ora di levarsi di torno quel Papa rompiscatole.
Certo, su Gaza avremmo voluto parole ancora più chiare e nette ma, va detto, che in tutto l’Occidente, le sue, sono state le uniche stecche in un’orchestra fatta di aperta e sostanziale complicità nei confronti delle politiche genocidarie dello Stato ebraico.
Io credo che il messaggio più importante che ci ha lasciato Francesco è quello di un Papa che, in 12 anni, è riuscito – a suo modo e con tutti i suoi limiti – a non farsi fagocitare dall’enorme portata simbolica del suo mandato e che è riuscito a restare sé stesso all’interno di una Chiesa, quella apostolica-cattolica-romana, che ancora si porta dentro tutto il marcio di un Occidente in declino.
Il messaggio più importante di Francesco è che, a differenza di tanti suoi predecessori ed a dispetto del simbolo che rappresentava, è rimasto uomo.
Sergio Scorza
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