Si è svolto ieri a Muscat, capitale dell’Oman, il terzo incontro tra funzionari statunitensi e iraniani sul nucleare sviluppato da Teheran. Stando alle dichiarazioni rilasciate in seguito ai colloqui, portati avanti in maniera indiretta attraverso la mediazione omanita, il prossimo confronto dovrebbe avvenire probabilmente sabato 3 maggio.
Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha affermato: “i colloqui sono stati molto più seri rispetto al passato e abbiamo avviato discussioni più approfondite e tecniche. La presenza di esperti è stata utile”. In una nota inviata ai giornalisti, anche un alto funzionario stelle-e-strisce ha sottolineato che “i colloqui sono stati positivi e produttivi” e che un accordo è possibile.
Ricordiamo che l’accordo sul nucleare iraniano era già stato raggiunto ormai dieci anni fa, e con esso Teheran aveva accettato di eliminare le riserve di uranio a medio arricchimento e di non superare un arricchimento del metallo del 3,67% per quindici anni, confinando dunque il suo uso a scopi esclusivamente civili.
Nel 2018, però, la decisione unilaterale degli Stati Uniti di abbandonare l’accordo rimise tutto in discussione, evidenziando l’impossibilità di fidarsi di uno dei perni centrali dell’intesa. E questo nonostante l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) avesse confermato il rispetto iraniano di tutti gli impegni previsti.
Poche settimane fa, sempre l’AIEA aveva annunciato che l’Iran sta arricchendo uranio fino al 60% e non è lontano dalla produzione del suo primo ordigno nucleare. Ha anche ribadito che è pronta a svolgere un ruolo di mediazione, anche tecnica, tra Washington e Teheran, purché ci si muova in fretta e si eviti che il dossier venga nuovamente stracciato.
Infatti, alcune recenti rivelazioni del New York Times hanno reso noto che Israele avrebbe elaborato un piano per colpire i siti nucleari iraniani a maggio, e smantellare definitivamente la minaccia atomica della Repubblica islamica. Trump avrebbe convinto i sionisti a fermare momentaneamente l’attacco, ma rimane in dubbio fino a quando Tel Aviv possa rimanere ferma.
Israele, che sta portando avanti imperterrito le sue operazioni di pulizia etnica in Palestina, sta facendo sempre più pressione anche sul fronte siriano, e probabilmente voleva sferrare un colpo mortale anche all’Iran per ridisegnare ulteriormente i rapporti di forza regionali. Probabilmente per evitare una vera e propria implosione mediorientale, Trump ha optato per parlare con Teheran.
Ma la Casa Bianca non lo sta facendo da una posizione di accondiscendenza, anzi. Negli ultimi mesi Washington ha imposto nuove sanzioni sul petrolio iraniano, e lo stesso tycoon ha messo bene in chiaro, alla rivista Time, che è pronto a guidare un attacco insieme a Tel Aviv nel caso in cui le trattative non vadano a buon fine.
Dopo gli incontri di ieri, anche i diplomatici iraniani hanno sottolineato che stanno negoziando la questione nucleare “solo in cambio della revoca delle sanzioni”. Intanto, Teheran ha negato le spiegazioni richieste dall’AIEA riguardo alla fortificazione e alla costruzione di nuovi tunnel presso il sito nucleare di Natanz: un’evidente prova di come un attacco sia considerato una possibilità concreta.
Nel frattempo, la situazione è resa ancora più delicata dalla violenta esplosione che ha devastato il porto di Shahid Rajaee, a Bandar Abbas, nel sud della Repubblica islamica. Mentre sono in corso indagini sull’origine della deflagrazione, si continuano a contare i feriti e i morti, arrivati rispettivamente a oltre 800 e 25.
Il porto di Shahid Rajaee è il nodo attraverso cui passa oltre la metà del commercio internazionale iraniano, e le fiammate arancioni sollevatesi dall’area hanno fatto pensare a componenti chimici usati in genere per propellenti militari. Israele ha già diffuso una nota per allontanare ogni sospetto da una propria azione di sabotaggio.
È difficile pensare si possa ottenere una risposta certa sull’accaduto in poco tempo, ma quello che è indubbio è che la situazione del Medio Oriente rimane in bilico e allo stesso tempo in veloce movimento.
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