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24/04/2025

FMI rivede la crescita al ribasso, coi dazi il sistema economico “sta subendo un riassetto”

Martedì il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato l’aggiornamento del World Economic Outlook, una delle più famose previsioni e indagini sulle prospettive economiche più prossime. Una revisione dei dati pubblicati a gennaio era d’obbligo dopo lo shock dei dazi e il netto impatto che questi hanno avuto e avranno su borse e commerci.

Bisogna subito dire che il FMI ha considerato la situazione al 4 aprile, cioè prima della sospensione delle tariffe e dell’esenzione per ciò che riguarda i dispositivi elettronici che dalla Cina arrivano negli USA. È lo stesso istituto a definire il report come una “previsione di riferimento” piuttosto che “di base”, a causa della “complessità e fluidità del momento attuale”.

Ad ogni modo, è stato il capo economista del FMI, Pierre-Olivier Gourinchas, a dire in conferenza stampa che l’incertezza grava pesantemente sull’andamento dell’economia e che “stiamo entrando in un periodo in cui il sistema economico globale che conosciamo da 80 anni sta subendo un riassetto”.

Arriviamo dunque a qualche dato. Innanzitutto, la crescita globale è stata ridotta dello 0,5%, assestandosi nelle previsioni al 2,8%. Come è ovvio, anche il PIL statunitense farà le spese delle misure prese dalla Casa Bianca: la prospettiva di crescita per il 2025 è stata tagliata di quasi un punto percentuale, passando all’1,8%.

“Anche il calo della fiducia dei consumatori e il rallentamento dei consumi – ha detto sempre Gourinchas – hanno contribuito alla correzione” delle previsioni. È recente notizia che per quanto riguarda l’Eurozona, la fiducia dei consumatori è arrivata ai minimi da 18 mesi, confermando le dichiarazioni dell’economista.

Proprio nell’Eurozona se la passerà sicuramente male l’Italia. Per il 2025 la crescita è prevista allo 0,4%, perdendo 0,3 punti percentuali rispetto alle previsioni dello scorso gennaio. Per il 2026, invece, il FMI ha tagliato la stima dell’incremento del Pil dello 0,1%, indicandolo ora al +0,8%. Anche per la disoccupazione è previsto un leggero aumento di un 0,1% per entrambi gli anni (6,7%).

Anche l’inflazione risente della tempesta economica che stiamo vivendo. È infatti previsto che l’inflazione globale complessiva diminuirà a un ritmo leggermente inferiore rispetto a quanto previsto a gennaio. In Italia si attesterà all’1,7% nel 2025, per poi accelerare al 2% nel 2026, fissandosi a questa cifra tra il 2027 al 2030 (anche se è chiaro che è troppo presto per guardare così avanti).

Il debito pubblico italiano salirà anche quest’anno. La proiezione a lungo termine del FMI, che arriva al 2030, parla di un debito al 137,7% del PIL. Al contrario, il deficit di bilancio scenderà quest’anno e la stima al 2030 segnala una spesa al 2,4% del PIL. Insomma, si palesa ancora una volta il macigno della gabbia europea, altro che riarmo.

Rimangono in dubbio gli effetti sulle politiche delle banche centrali e sui cambi. “L’effetto dei dazi sui cambi non è mai lineare”, osserva Gourinchas, e “nel medio termine, è possibile che il dollaro si svaluti in termini reali se i dazi finiranno per ridurre la produttività del settore manifatturiero statunitense rispetto ai partner commerciali”.

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