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20/04/2025

Il “mondo civile” e gli orrori di Gaza

Il “mondo civile”, se tale fosse stato davvero, avrebbe dovuto intervenire già da un pezzo per fermare gli orrori quotidiani inferti dall’esercito israeliano sulla popolazione civile di Gaza. Una popolazione inerme, martoriata, fiaccata dalla fame, dalla sete, dalla mancanza di cure e continuamente in fuga, da 18 mesi, dagli incessanti bombardamenti da parte dei caccia israeliani (made in USA ma anche in UE).

Non lo ha fatto semplicemente perché il “mondo civile” (versus quello “incivile”) è sempre stato soltanto un artifizio retorico per legittimare le politiche coloniali dell’Occidente; una falsa dicotomia usata ad arte da tutti i colonizzatori. Ed Israele è perfettamente in linea con la tradizione colonialista tutta occidentale che ha sempre fatto carne da macello dei popoli.

Israele è l’ultimo avamposto del colonialismo moderno che ebbe inizio più di sei secoli fa con la “scoperta” dell’America e che si basa sulla sottomissione e conquista violenta di un territorio e sullo sterminio delle popolazioni native.

«Il colonialismo non è una macchina pensante, non è un corpo dotato di ragione. È la violenza allo stato di natura e non può piegarsi se non davanti ad una violenza ancora maggiore»[1] .

Per questo, in Palestina – come già fu in Vietnam ed altrove – la Resistenza è l’unica possibilità e l’unica speranza per un popolo che si vorrebbe cancellare dalla faccia della terra seguendo una logica di sterminio che non ha nulla di diverso da quella perseguita, nel secolo scorso, dal Terzo Reich nei confronti degli ebrei.

Il sionismo è un crimine contro l’umanità ed i suoi sostenitori occidentali sono complici dei crimini commessi da Israele senza alcuna attenuante ed andrebbero banditi da ogni consesso civile. In Italia costoro sono presenti anche tra le fila della così detta “sinistra” e coerenza vorrebbe che coloro che hanno appena presentato una mozione unitaria in favore del riconoscimento dello Stato di Palestina, facessero, subito dopo, i conti con questa gentaglia.

Altrimenti, viene il (fondato) sospetto che si tratti di iniziative di facciata e di chiacchiere al vento che non sposteranno di una virgola la condizione infernale che sta vivendo la popolazione di Gaza, ma anche quella della Cisgiordania.

Per gli altri, per quelli che tacciono, che coprono con il silenzio l’orrore, che si girano dall’altra parte o che minimizzano l’immane tragedia del popolo palestinese, vale ciò che scrisse Primo Levi ne “I sommersi ed i salvati”: sono la “zona grigia” del nostro tempo.

Note

[1] Frantz Fanon, “I dannati della terra” pubblicato pochi giorni prima della sua morte dalle Éditions Maspero nel 1961

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