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19/04/2025

La foto dell’anno, per il secondo anno consecutivo, viene dalla Palestina


L’anno scorso era una madre che piangeva il figlio ucciso, quest’anno è un bambino privato degli arti dalle bombe israeliane.

Se il mondo politico e mediatico occidentale avesse lo stesso animo di chi conferisce questo premio, oggi Israele sarebbe condannato ovunque come stato canaglia e terrorista.

Invece queste foto sono solo la testimonianza dell’infamia dell’Occidente, che permette a Israele di continuare tutti i suoi crimini. Tra i quali c’è anche l’assassinio sistematico dei cronisti, che documentano la strage quotidiana a Gaza e in tutta la Palestina e che sanno di rischiare la vita per questo. Altro che i nostri vergognosi giornalisti propagandisti di guerra e scorta mediatica al genocidio.

Sono più di 200 gli operatori dell’informazione uccisi dagli israeliani. Forse per questo World Press Photo ha pubblicato accanto alla foto dell’anno l’immagine della sua autrice, Samar Abou Elouf. Perché lei come tante e tanti altri è già nel mirino dei cecchini israeliani.

A Gaza Israele ha lanciato 75.000 tonnellate di bombe, cinque volte il potere devastante della bomba atomica di Hiroshima.

Sotto quelle bombe non sono rimaste soltanto le vite di un numero incalcolabile di palestinesi, tra cui decine di migliaia di bambini storpiati, mutilati, uccisi.

Sotto quelle bombe sono anche stati distrutti tutti i valori e i proclami di libertà e diritti dell’Occidente.

Il sostegno a Israele è un crimine contro l’umanità.

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