Si è concluso ieri a Rio de Janeiro l’incontro dei ministri degli Esteri dei BRICS+, tra gli eventi che precedono e preparano il 17esimo vertice dei capi di stato e di governo dell’organizzazione che si terrà, sempre a Rio, il 6 e 7 luglio. È il primo incontro a cui ha partecipato anche l’Indonesia, la quale è diventata ufficialmente il decimo membro del gruppo quest’anno.
Il summit è stato dedicato al ruolo dei BRICS+ nel promuovere la pace e la stabilità a livello globale, e allo sviluppo di una risposta cooperativa alle politiche commerciali statunitensi. Il discorso di apertura dell’incontro è spettato ovviamente al padrone di casa, il ministro degli esteri brasiliano Mauro Vieira, che ha ribadito il peso sempre maggiore dell’organizzazione.
Vieira ha infatti sottolineato che “rappresentando quasi la metà dell’umanità e un’ampia diversità geografica e culturale, i BRICS+ sono in una posizione unica per promuovere la pace e la stabilità”. Ha poi rimarcato la necessità di un rinnovato impegno per il multilateralismo e l’importanza di procedere alla riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, poco rappresentativo dei paesi emergenti.
Anche Wang Yi, ministro degli Esteri cinese, ne ha approfittato per ricordare che quest’anno ricorre l’80esimo anniversario della nascita delle Nazioni Unite, e che oggi lo scenario internazionale è però profondamente cambiato. In questa cornice, a suo avviso i BRICS+ possono assumere una posizione di traino verso la pace e lo sviluppo.
Il politico cinese ha affermato quattro punti: il sostegno della sicurezza universale, la promozione attiva della pace e del dialogo, il rafforzamento delle basi dello sviluppo e il rafforzamento della cooperazione pratica. Gli altri rappresentati dei BRICS+ hanno detto di sostenere le iniziative globali cinesi che vanno in questa direzione.
I BRICS+ hanno poi affermato che devono continuare a opporsi all’utilizzo di doppi standard e favorire la risoluzione pacifica dei conflitti. Non sono mancate parole di critica sul massacro continuo dei palestinesi portato avanti da Israele, e sull’ostacolo posto dai sionisti all’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza. Anche le varie crisi africane, dell’Ucraina e di Haiti sono state discusse durante il summit.
Dal punto di vista economico, l’obiettivo doveva essere quello di discutere una risposta coordinata ai dazi imposti da Trump e di difendere “la centralità dei negoziati commerciali multilaterali come asse principale di azione nel commercio”, aveva detto il diplomatico brasiliano Mauricio Lyrio. Tema che è stato accolto da tutti.
Tuttavia, alla fine del vertice non è stato prodotto alcun comunicato congiunto. C’è stata comunque una dichiarazione brasiliana con la quale è stato ribadito che tutti i ministri degli Esteri presenti a Rio esprimono “seria preoccupazione per la prospettiva di un’economia globale frammentata e per l’indebolimento del multilateralismo”.
Interessanti sono state poi le parole spese sul lato delle questioni monetarie. Il russo Serghei Lavrov, in un’intervista a margine dei lavori, ha detto che “con l’accelerazione della frammentazione dell’economia globale è naturale che i paesi del Sud e dell’Est del mondo stiano riducendo l’uso delle valute occidentali”. I BRICS+ vogliono dunque favorire l’uso delle valute nazionali negli scambi reciproci.
Per quanto riguarda lo sviluppo di una moneta unica del gruppo, Lavrov ha detto invece che è prematuro parlarne, e torneranno sul tema “quando si presenteranno le necessarie condizioni finanziarie ed economiche”. Ad ora, dice il politico russo, gli sforzi sono diretti a creare “un’infrastruttura di pagamento per le transazioni transfrontaliere tra i paesi del blocco”.
Il progetto cinese mBridge per espandere l’uso del renminbi digitale e bypassare il sistema di pagamenti SWIFT va in questa direzione, e rappresenta uno strumento nel processo di dedollarizzazione del mondo. Non a caso, Trump ha promesso ritorsioni tariffarie nei confronti dei BRICS+ qualora si dotassero di una propria valuta per contrastare il dominio del ‘biglietto verde’.
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