L‘ipotesi di pace in Ucraina rimane in un equilibrio sempre più complesso dopo una serie di incontri e iniziative convulse susseguitisi negli ultimi giorni. Zelensky, dopo essere rimasto in dubbio fino alla fine, è arrivato a Roma per i funerali del Papa e ha incontrato Trump, il quale aveva annunciato che, anche se considerato irrispettoso, era disponibile per alcuni incontri con esponenti politici.
Tutti vogliono dunque sapere il risultato del nuovo testa a testa tra i due presidenti, dopo quello disastroso dello scorso febbraio. Ma bisognerà probabilmente aspettare la fine della giornata: nessuna dichiarazione è stata rilasciata e secondo SkyNews i colloqui tra i due politici riprenderanno dopo la cerimonia funebre in Vaticano.
La situazione a cui si è arrivati ai colloqui di oggi si presenta come ancora più ai ferri corti del passato. E questo perché ieri il generale Moskalik, figura piuttosto importante nello stato maggiore delle forze armate russe, è stato ucciso da un’autobomba. L’attentato, come altri in passato, è evidentemente opera ucraina, e questo non può che rendere ancora più complesse le trattative.
La possibilità di trovare un punto di incontro si era già arenata di fronte al rifiuto di Kiev di riconoscere la sovranità della Russia sulla Crimea, e anche a causa del continuo impegno europeo a gettare benzina sul fuoco. Reuters ha diffuso quello che sembra essere il piano elaborato di comune accordo tra Ucraina e UE, presentato a Londra lo scorso mercoledì.
Il succo è l’accettazione di un cessate il fuoco immediato, a cui solo poi seguirebbe una discussione vera e propria su perdite e conquiste territoriali. All’Ucraina andrebbero comunque robuste garanzie di sicurezza, e a Kiev non sarebbe imposta né la riduzione del numero degli effettivi delle forze armate né una limitazione agli armamenti stranieri presenti sul proprio territorio.
Oltre all’ingresso nella UE, all’Ucraina dovrebbero essere comunque riconsegnati alcuni territori (tra cui la centrale nucleare di Zaporižja), e il paese dovrà essere ricostruito a spese di Mosca, a partire dai fondi congelati in Europa. In pratica, si tratta di una pace punitiva per i russi, che il paese sconfitto vorrebbe imporre a quello vincitore: è evidente che si tratta di una proposta fuori dalla realtà delle cose.
Ad ogni modo, è appunto il netto rifiuto da parte di Zelensky di riconoscere la Crimea alla Russia poiché, a suo avviso, sarebbe una scelta contraria al dettato costituzionale, che rappresenta ad ora il principale ostacolo a ogni tipo di discussione. Il tema non compare neppure nella proposta di Londra, anche se il sindaco di Kiev Vitali Klitschko ha suggerito la possibilità di cedere sul punto.
Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Heorhy Tykhy, ha ribadito che “l’Ucraina non riconoscerà mai alcuna delle sue parti come appartenente alla Russia”, che “non accetterà mai alcuna restrizione alle sue forze armate, alla sua capacità di difesa, all’industria della difesa o all’assistenza militare da parte dei suoi partner” o alle “scelte dell’Ucraina in materia di alleanze”.
Ieri, nel frattempo, l’inviato speciale della Casa Bianca per trattare con il Cremlino Steve Witkoff ha incontrato nuovamente Putin. Il suo consigliere per la politica estera, Yuri Ushakov, ha dichiarato all’agenzia Tass che l’incontro ha “permesso di avvicinare ulteriormente le posizioni della Russia e degli Usa non solo sull’Ucraina, ma anche su una serie di altre questioni internazionali”.
Allo stesso tempo, Trump tuonava sul social Truth contro Zelensky, affermando che il presidente ucraino non ha ancora firmato l’accordo sulle risorse minerarie su cui Washington vuole mettere le mani, invitandolo a farlo immediatamente. A quel punto, però, ci dovrebbero essere anche negoziati diretti, come accennato dopo l’incontro tra Witkoff e Putin, cosa però proibita dalle legge ucraina.
Se, dunque, il presidente statunitense e quello ucraino dovessero incontrarsi nuovamente dopo i funerali di Papa Francesco, è evidente che il nodo sarebbe ancora lo stesso: per quanto tempo ancora Kiev continuerà a trattare come se stesse in procinto di vincere la guerra, e quando comincerà invece a ragionare su cosa può davvero ottenere da un accordo concreto?
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