Regno Unito: il governo assume il controllo della British Steel Limited, ultimo impianto britannico in grado di produrre acciaio nobile di prima fusione.
Il fallimento delle politiche di privatizzazione, assegna nuova centralità all’intervento statale.
Il premier laburista Starmer, sabato 12 aprile, ha eccezionalmente convocato la Camera dei Comuni durante la vacanze pasquali, per approvare con urgenza lo Steel Industry Act 2025 che conferisce al governo poteri straordinari per scongiurare la chiusura della British Steel Limited, l’ultimo stabilimento siderurgico britannico in grado di produrre “acciaio nobile” di prima fusione, dopo la cessazione delle attività nel settembre scorso dell’impianto gallese di Port Talbot (1). Il provvedimento legislativo è stato approvato per poter continuare a garantire l’approvvigionamento di materie prime allo stabilimento di Scunthorpe nell’Inghilterra centro-orientale (2). Una legge entrata in vigore a distanza di poche ore, facendo ricorso al Royal Assent, al fine di evitare l’arresto forzato dei due altoforni dopo che la proprietà, il gruppo cinese Jingye, aveva deciso di interrompere le forniture a causa delle ingenti perdite di esercizio oscillanti fra i 200 e i 250 milioni di sterline annue. Il governo britannico ha previsto un esborso di 230 milioni di sterline annue (3) e assumerà il management dell’impresa nella prospettiva ultima di una nazionalizzazione, anche se al momento la proprietà resta formalmente nelle mani di Jingye.
L’impianto di Scunthorpe era stato nazionalizzato nel 1967 dal primo ministro laburista Harold Wilson e successivamente privatizzato dalla conservatrice Margaret Thatcher nel 1988 in piena ondata neoliberista, intraprendendo il piano inclinato del depotenziamento e dei continui passaggi di proprietà che hanno portato alla crisi strutturale odierna.
Negli anni i dipendenti sono stati drasticamente ridotti fino ai 2.700 attuali e solo nell’ultimo decennio l’azienda ha visto alternarsi come proprietari l’indiana Tata Steel Europe, la svizzera Klesh e la società di investimento Greybull Capital. Quest’ultima, dopo averla acquistata per 1 sterlina nel 2016, nonostante avesse attuato un piano di risanamento a base di tagli a personale e stipendi (4), è arrivata alla dichiarazione di insolvenza nel 2019 (5), anche a causa dei 20 milioni annui di “commissioni di gestione” e interessi passivi addebitati all’azienda, attirandosi accuse di gestione di rapina (6). A quel punto è intervenuto il governo conservatore di Teresa May con un’operazione di salvataggio pubblico, per poi cedere la società nel 2020 alla cinese Jingye che ora vuol disfarsene a causa dei persistenti passivi di bilancio.
La vicenda British Steel Limited, come d’altronde quella della nostra Italsider, costituisce un esempio paradigmatico del fallimento delle politiche di privatizzazioni che hanno imperversato in Europa dagli anni ’80 in avanti. Talvolta le aziende pubbliche sono state vendute, a prezzi inferiori rispetto all’effettivo valore, a imprenditori privi di scrupoli che, dopo aver conseguito ingenti profitti riducendo manodopera e costi operativi, non hanno garantito gli investimenti necessari per l’ammodernamento tecnologico e l’adeguamento ambientale spingendole fuori mercato e costringendo la parte pubblica a intervenire per evitarne la chiusura. Sovente dopo aver concesso finanziamenti, facilitazioni fiscali ed energia a basso costo.
Privatizzazione dei profitti e socializzazione dei costi, un vecchio refrain mai passato di moda.
Taranto con l’ex Italsider, ora Ilva, ne sono la nostra più fulgida dimostrazione.
Note
1) https://it.marketscreener.com/quotazioni/azione/TATA-STEEL-LIMITED-6491942/attualita/La-piu-grande-acciaieria-della-Gran-Bretagna-terminera-la-produzione-dopo-100-anni-47963243/
2) https://en.wikipedia.org/wiki/Scunthorpe_Steelworks
3) https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/il-regno-unito-prende-il-controllo-di-british-steel.html
4) https://www.theguardian.com/business/2019/may/15/british-steels-owners-charging-company-20m-a-year-in-fees-and-interest
5) https://www.theguardian.com/business/2019/may/22/what-went-wrong-at-british-steel
6) The Guardian 23 maggio 2019 “Greybull Capital: salvatore di aziende in difficoltà o fondo avvoltoio?”
Greybull ha investito 20 milioni di sterline nella società (British Steel Limited) ma ha anche addebitato all’azienda 20 milioni di sterline all’anno, incassando 9 milioni solo in “commissioni di gestione. Ha inoltre maturato più di 50 milioni di sterline di interessi su di un prestito di 154 milioni sterline concesso tramite un’entità con sede a Jersey.
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