28/04/2025
Si alza la tensione nel Mar Cinese Meridionale
I media cinesi lo scorso giovedì hanno riportato la notizia che la guardia costiera del Dragone “ha implementato il controllo marittimo ed esercitato la giurisdizione sovrana” sulla piccola isola di Sandy Cay. Una foto mostra alcuni ufficiali che tengono la bandiera della Cina su quel piccolo affioramento che fa parte dell’arcipelago Spratly, nel Mar Cinese Meridionale.
I marinai cinesi avrebbero ripulito l’isola da rifiuti e detriti vari, ma vi si sarebbero recati anche “per raccogliere prove video di attività illegali rilevanti da parte delle Filippine”. Sandy Cay è sostanzialmente un banco di sabbia di un paio di centinaia di metri quadrati, ma la sovranità su di esso è contestata tra vari attori regionali, e oggi si trova al crocevia di importanti interessi geopolitici.
L’isola si trova vicina a Subi Reef, un atollo su cui Pechino è intervenuta artificialmente per renderlo adatto a posizionarvi installazioni militari. Anche Taiwan considera parte del proprio territorio alcune isole vicine, ma il nodo che solleva Sandy Cay riguarda soprattutto il rapporto cinese con le Filippine, e non solo per i diritti rivendicati su quelli che sono poco più che scogli.
A pochi chilometri da Sandy Cay, infatti, si trova l’isola di Thitu, che ospita il più importante avamposto militare di Manila nel Mar Cinese Meridionale. Secondo il diritto internazionale, essendo Sandy Cay una lingua di sabbia naturale, se considerata come territorio del Dragone allora l’isola di Thitu si troverebbe entro le 12 miglia nautiche del suo mare territoriale.
Una mossa del genere, svoltasi probabilmente a inizio del mese, non arriva ovviamente priva di motivazioni. Dal 21 aprile al 9 maggio le forze armate filippine stanno portando avanti l’annuale esercitazione militare con le forze statunitensi, denominata Balikatan. L’arcipelago Spratly ne è largamente interessato.
Già negli scorsi anni c’erano state una sorta di scaramucce tra le navi cinesi e quelle filippine intorno a Sandy Cay. Con la presidenza di Ferdinand Marcos Jr. i rapporti tra Manila e Washington sono andati stringendosi nuovamente, e il paese insulare si è preoccupato che la Cina non portasse avanti opere artificiali di ampliamento di quella striscia di sabbia, per renderla una nuova base.
Da parte del Dragone, invece, la minaccia è avvertita nel fatto che le forze filippine e statunitensi eseguiranno la prima simulazione di battaglia completa per punti critici come Taiwan e il Mar Cinese Meridionale – dove ricordiamo che passa una fetta importante del commercio mondiale, assumendo un’importanza non solo geopolitica ma anche economica.
Inoltre, per la seconda volta dopo un test presso le Hawaii e per la prima volta al di fuori del territorio USA, verrà utilizzato il MADIS, un sistema terra-aria a corto raggio per il rilevamento e la neutralizzazione di sistemi aerei senza pilota, cioè di droni. L’obiettivo dei marines è di schierarne ben 195 entro il 2035, e ciò significa un’ulteriore militarizzazione dell’Indo-Pacifico.
James Hewitt, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, riguardo alla vicenda cinese di Sandy Cay, ha dichiarato che “azioni come queste minacciano la stabilità regionale e violano il diritto internazionale”, e che si stanno consultando con i partner regionali per capire gli sviluppi della vicenda, con Manila che potrebbe voler rispondere in qualche modo.
Liu Dejun, portavoce della guardia costiera cinese, ha affermato che il corpo di cui è parte “continuerà a svolgere attività di protezione dei diritti e di applicazione della legge nelle acque sotto la giurisdizione della Cina in conformità con la legge e a salvaguardare risolutamente la sovranità territoriale del paese e i diritti e gli interessi marittimi”.
Continuano gli attriti in quello che molti analisti considerano come il più pericoloso e concreto teatro per una possibile precipitazione militare del rapporto tra Pechino e Washington.
Fonte
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