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04/04/2025

Rita De Crescenzo, o della ragionevole ideologia

La palude – di questo si tratta – dell’universo TikTok e – più compiutamente – del mondo social è infestato di spazzatura di ogni tipo. Un diluvio di notizie, video, di consigli, di appelli e di ogni altra forma di persuasione/comunicazione fondato, essenzialmente, su fake news, su banalità di ogni tipo, su contenuti volgari, reazionari e su notizie scopertamente antiscientifiche e dal contenuto oscurantista.

Insomma una sorta di riproduzione digitale e/o virtuale di quei mastodontici e, sempre più veloci, processi di frantumazione sociale che attraversano le società contemporanee avviluppate nei loro parossistici e disumanizzanti rapporti sociali dominanti. Una dilagante fruizione di massa che nutre quel riflesso passivo che prospera nei meandri della fenomenologia delle società a capitalismo maturo.

Ovviamente da persone che vivono in questo mondo ci capita di essere raggiunti dagli echi mediatici prodotti dai vari personaggi che sguazzano in questa palude e – quindi – osserviamo l’ascesa social di questo o quell’influencer o di questo o quel moderno santone per cui, spesso, ci limitiamo, senza perdere troppo tempo, alla risata, all’indifferenza o, qualche volta, anche al sano disprezzo quando riteniamo che le stronzate esternate sono eccessive.

Sta accadendo, però, che una nota protagonista di questo mondo, tale Rita De Crescenzo – nota per canzonette dissacratorie, per un rilevante business economico legato alla promozione di feste private e per il commercio di gadget pacchiani – si è permessa di promuovere, negli ultimi mesi, due iniziative che sono sconfinate dal ghetto/recinto virtuale in cui Rita è, oggettivamente, collocata.

Uno sconfinamento che sta incontrando (ed impattando!) con gli strali sdegnati, classisti, razzisti e differenzianti dell’intero arco di maitre a penser che regge l’articolato sistema che alimenta e gestisce il grande caravanserraglio dell’informazione dominante e della comunicazione deviante.

Ci riferiamo alle due iniziative – strane e fuori dal coro – che la signora De Crescenzo ha promosso: il diritto – sacrosanto – di consentire a decine di migliaia di persone che nella loro vita non hanno mai visto la neve, di recarsi nella località turistica di Roccaraso con pochi Euro sottraendosi, di fatto, allo strozzinaggio/speculazione dei manager del turismo d’élite e l’invito, che sta circolando in questi giorni, alla partecipazione contro il Riarmo del 5 aprile a Roma.

Per l’episodio della cosiddetta invasione dei barbari a Roccaraso le critiche e gli strali contro la De Crescenzo si sono limite al dileggio personale, magari a proposito del suo look improbabile o del suo lessico ridondante, sgrammaticato e sconnesso. Un attacco che si è contenuto nel quadro della descrizione folkoristica della vicenda.

Ora, invece, per ciò che attiene alla questione della manifestazione di Roma contro il Riarmo si sono scomodati i talk televisivi, le grande testate giornalistiche e il complesso dei dispositivi informativi preposti al linciaggio ed alle variegate forme di criminalizzazione che si innestano quando si verificano condizioni di contraddizione agente contro il pensiero dominante.

Ovviamente – e non occorre precisarlo – siamo tra i più sideralmente distanti (come idea/forza di concezione del mondo) dalla signora Rita De Crescenzo. Anche se – e lo affermiamo sottovoce – il suo variegato habitat è frequentato e vissuto, anche, da soggetti che sono, comunque, i nostri (a proposito dei settori popolari e dell’eventuale Blocco Sociale a cui riferirsi).

Con questa consapevolezza continuiamo il nostro impegno politico e sociale teso a contrastare la desertificazione ideale, l’irrazionalità delle relazioni sociali, sforzandoci di contribuire a promuovere il protagonismo dei soggetti come possibile motore dei processi di trasformazione e di emancipazione.

Questa volta – però – avvertiamo una sensazione di anomala empatia verso Rita, verso il suo dress code, verso la sua disarticolata sintassi e – soprattutto – verso quel suo basico messaggio che sta ampiamente veicolando: basta guerra, basta armi e... posate i soldi per i nostri bisogni!

Al momento non sappiamo se questo suo invito si concretizzerà in una reale presenza nella piazza No War (qualche pentastellato, con la puzza al naso, e con gli occhi rivolti al suo elettorato nelle ZTL delle città, ha provato a “prendere le distanze da questa signora”) oppure il tutto si limiterà ad una querelle attorno ed alla vigilia di questo appuntamento.

Ciò di cui siamo certi e che – ancora una volta – i dispositivi di comando e controllo dell’articolato e capillare sistema della cosiddetta libera democrazia stanno facendo a pezzi una voce che ha osato schierarsi ed agire controcorrente alla vulgata dominante.

Quindi, almeno per questa volta: Forza Rita De Crescenzo!

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