Con l’ordine di evacuazione intimato ieri da Israele alla popolazione di tutta Rafah, il piano israeliano di pulizia etnica/sterminio della popolazione di Gaza è ormai pienamente definito. In dieci giorni l’esercito di occupazione ha lanciato una serie di volantini che obbligano praticamente tutta la popolazione di Gaza a lasciare le proprie case/tende/rifugi di fortuna per andare a Mawasi, una microscopica striscia di terra a nord-ovest di Rafah. Tutto il resto della Striscia verrà occupato militarmente dall’esercito, che ha già iniziato le operazioni di conquista.
Una volta ammassata tutta la popolazione in una sola zona, bisogna poi espellerla per sempre e a questo ci penseranno non solo le bombe e il terrorismo indiscriminato, ma soprattutto la fame e la sete. Da 32 giorni neanche un singolo camion è entrato nella Striscia: il blocco imposto da Israele è totale e riguarda tutto, sia gli aiuti umanitari che il traffico commerciale. Niente cibo, acqua, medicine, carburante, tende, vestiti, niente di niente.
Ieri a Gaza una patata da due etti e mezzo veniva venduta a 10 dollari, e oggi è stata annunciata la chiusura di tutti i panifici ancora aperti per mancanza di farina e carburante. L’elettricità è stata totalmente tagliata, e i quadricotteri israeliani bersagliano sistematicamente i pannelli solari che consentono di mantenere una piccolissima disponibilità di energia.
Il piano lo ha spiegato esplicitamente Netanyahu in persona, giusto ieri: non solo Hamas deve lasciare la Striscia, ma in ogni caso tutti i civili verranno fatti oggetto del piano di “migrazione volontaria” proposto da Trump, ovvero un biglietto di sola andata per un posto qualsiasi. “Siamo pronti a discutere la fase finale della guerra. Hamas deporrà le armi e ai suoi leader sarà permesso di andarsene. Ci prenderemo cura della sicurezza a Gaza e implementeremo il piano di migrazione volontaria di Trump. Questo è il nostro piano, non lo nascondiamo e siamo pronti a parlarne in qualsiasi momento”.
La fame e la sete saranno le armi principali, e ciò significa un crescendo di orrori oltre ogni misura. Neanche i nazisti erano riusciti nell’impresa di togliere il cibo a un popolo di due milioni di persone, ammassato, assediato e senza alcuna via di fuga. Quello che succederà sarà oltre ogni immaginazione.
Il livello di atrocità di un simile piano è talmente gigantesco che Israele vuole arrivarci con una strategia simile a quella di Mitridate: alzare costantemente il livello di terrore, per normalizzare il più possibile il genocidio contando sull’indomito sostegno degli alleati “democratici”.
Così si spiega l’impennata di assassinii mirati di giornalisti, il diluvio di bombe (circa cento bambini ammazzati ogni giorno, negli ultimi dieci giorni), l’incredibile deliberata esecuzione di 15 operatori della Mezzaluna Rossa: tanta ferocia serve a mostrare al mondo che Israele non si fermerà davanti a nulla, anche dovesse ammazzare ogni singolo palestinese.
So che non è facile abbandonare ogni illusione, ma dobbiamo abituarci all’idea: i nostri governi, quasi tutti i nostri partiti (inclusi quelli all’opposizione), le nostre élite intellettuali, il nostro sistema dell’informazione sono consapevoli di tutto ciò, sin dall’inizio, e non solo non hanno intenzione di muovere un dito per impedire questo crimine, ma addirittura fanno il tifo affinché Israele sia rapido e definitivo, in modo da sollevarli alfine dalla fatica costante di nascondere l’evidente, giustificare l’ingiustificabile, far accettare l’inaccettabile.
Questi disumani pazzi e furiosi credono davvero che dopo questa atrocità tutto tornerà come prima, perché credono sinceramente che il resto del Mondo sia uguale a loro: menefreghisti, corruttibili, amorali, egoisti, disposti a vendere moglie e figli in cambio di mezzo piatto di lenticchie, per cui nulla ha valore e tutto ha un prezzo.
Lo hanno creduto molti potenti, lungo i millenni della storia umana: e ogni volta questi criminali hanno scoperto che il bisogno di umanità è insopprimibile e che riemerge e si prende la rivincita, nonostante la ferocia, anche a costo della vita stessa.
Ora, come da un anno e mezzo (e 75 anni) a questa parte, il dovere di una persona umana è chiaro: restare tale, continuare a parlare di Palestina, continuare a denunciare le bugie, i crimini, i criminali, in ogni caso e in qualunque situazione, anche nel caso che tutto ciò non servisse a fermare la banda di assassini matricolati che in questo momento detiene il potere.
Come ha scritto ieri Ori Goldberg, attivista israeliano: “Pensavo che il motivo per parlare contro l’ingiustizia fosse utilitaristico: se non parlo quando vengono perpetrate contro gli altri, sarò la loro vittima. Ora la penso diversamente. Non parlo per paura del mio futuro. Parlo dal mio presente, dalla paura di diventare un uomo vuoto”: vuoto proprio come i genocidari e i loro complici, attivi o ignavi che siano.
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