Si va a concludere l’incredibile vicenda – per chi ancora crede che ci sia una “democrazia” in Occidente o addirittura nell’apartheid israeliano – dell’europarlamentare francese Rima Hassan, sequestrata insieme agli altri attivisti a bordo della barca a vela (pericolosissima!) Madleen. Organizzata dalla Freedom Flotilla per portare – almeno simbolicamente – aiuti umanitari alla popolazione di Gaza.
Insieme a lei dovrebbe a breve essere espulso il giornalista Yanis Mhamd, che ha fatto pervenire in Francia una sua lettera dal carcere israeliano. Un testa denso di dignità e umanità, cosa che evidentemente sfuggono ai suoi attuali carcerieri e forse anche di più al governo di Parigi.
Il suo giornale – Blast-info – ha intanto reso noto un documento interno dell’Unione Europea di cui è venuto in possesso. Anche se classificato come “confidenziale” e quindi non pubblicabile, vi si ammette senza remore che il comportamento dell’esercito israeliano a Gaza configura crimini contro l’umanità, di guerra e naturalmente genocidio.
Le stesse considerazioni che sia in Francia che in altri paesi europei vengono gridate nelle piazze da milioni di persone – da venti mesi – e possono costare manganellare, arresti, denunce, prigione.
Un governo europeo di fetenti che supporta un governo genocida. Non sembra strano...
In più, prendendo la notizia dal quotidiano Le parisien, la cronaca del “movimentato ritorno” in Francia di Rima Hassan, che con la sua azione ha ridato un minimo di significato alla carica di “parlamentare europeo”. Gli altri, a partire da von derl Leyen e Kaja Kallas, preferiscono di gran lunga il silenzio e l’appoggio anche militare a Netanyhau...
Insieme a lei dovrebbe a breve essere espulso il giornalista Yanis Mhamd, che ha fatto pervenire in Francia una sua lettera dal carcere israeliano. Un testa denso di dignità e umanità, cosa che evidentemente sfuggono ai suoi attuali carcerieri e forse anche di più al governo di Parigi.
Il suo giornale – Blast-info – ha intanto reso noto un documento interno dell’Unione Europea di cui è venuto in possesso. Anche se classificato come “confidenziale” e quindi non pubblicabile, vi si ammette senza remore che il comportamento dell’esercito israeliano a Gaza configura crimini contro l’umanità, di guerra e naturalmente genocidio.
Le stesse considerazioni che sia in Francia che in altri paesi europei vengono gridate nelle piazze da milioni di persone – da venti mesi – e possono costare manganellare, arresti, denunce, prigione.
Un governo europeo di fetenti che supporta un governo genocida. Non sembra strano...
In più, prendendo la notizia dal quotidiano Le parisien, la cronaca del “movimentato ritorno” in Francia di Rima Hassan, che con la sua azione ha ridato un minimo di significato alla carica di “parlamentare europeo”. Gli altri, a partire da von derl Leyen e Kaja Kallas, preferiscono di gran lunga il silenzio e l’appoggio anche militare a Netanyhau...
*****
Gaza: un rapporto confidenziale dell’Unione Europea denuncia crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio da parte dell’esercito israeliano
Gaza: un rapporto confidenziale dell’Unione Europea denuncia crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio da parte dell’esercito israeliano
di Xavier Monnier
Mentre l’Unione Europea (UE) valuta il suo accordo di associazione con Israele, è trapelato un documento confidenziale che elenca crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio. Il rapporto mette l’Europa e i suoi leader di fronte alle loro responsabilità storiche e umanitarie, evidenziando anche i rischi penali che corrono.
Una piccola bomba nel mondo discreto e diplomatico delle istituzioni europee. In un crosspost sui social media, l’eurodeputato belga Marc Botenga (Sinistra Europea) ha rivelato l’esistenza di un rapporto a lungo tenuto segreto sulle (ex)azioni dell’esercito israeliano nella striscia di Gaza, in Cisgiordania e in Libano.
Datato ottobre 2024, il lungo testo di 35 pagine proviene dal Rappresentante speciale per i diritti umani presso Kaja Kallas, vicepresidente della Commissione Europea e Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza comune.
La guerra ha delle regole
Citato da The Intercept lo scorso dicembre e pubblicato da EUobserver, il documento sintetizza i rapporti di varie istituzioni internazionali e ONG che hanno documentato la guerra condotta da Israele nei territori occupati, tra cui ONU, Corte Internazionale di Giustizia e Corte Penale Internazionale. Con un bilancio schiacciante rispetto al diritto internazionale umanitario, a cui Olof Skoog, autore del rapporto, fa costante riferimento. “La guerra ha delle regole”, scrive semplicemente.
La sua analisi inizia con gli attacchi “terroristi del 7 ottobre” compiuti da Hamas. “La presa di ostaggi costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario (DIH) e un crimine di guerra”, ricorda, aggiungendo che “la detenzione di ostaggi in aree densamente popolate espone i civili a un rischio maggiore di attacco e può anch’essa costituire un crimine di guerra”. Poi tocca a Hezbollah libanese. “I razzi sono proiettili intrinsecamente indiscriminati, vietati dal diritto internazionale”, sottolinea il diplomatico svedese. “Il loro uso da parte di Hamas e Hezbollah viola il DIH e può costituire un crimine di guerra”.
Ma il cuore delle accuse è rivolto alle forze israeliane.
Fame organizzata a Gaza
“Nell’ottobre 2024, il Quadro integrato di classificazione della sicurezza alimentare (IPC) prevede che entro sei mesi il 91% della popolazione di Gaza (circa 2 milioni di persone) affronterà alti livelli di insicurezza alimentare acuta. A novembre 2024, le organizzazioni delle Nazioni Unite avvertono che, a causa dell’assedio israeliano, dei bombardamenti incessanti e degli altri attacchi nel nord di Gaza – compresi quelli contro strutture sanitarie e rifugi – l’intera popolazione palestinese del nord rischia di morire per malattie, fame e violenze. L’8 novembre, evidenziando la gravità estrema della situazione, l’IPC ha lanciato un allarme chiedendo azioni immediate ‘in giorni, non settimane’ per evitare una catastrofe umanitaria”.
In sintesi, l’UE è pienamente consapevole che una carestia è stata organizzata a Gaza. E le accuse non finiscono qui.
Violazioni del diritto internazionale
“Le osservazioni dell’Alto commissariato per i diritti umani (ONU) indicano che il ‘livello senza precedenti di morti e feriti tra i civili’ a Gaza è ‘una conseguenza diretta del mancato rispetto da parte delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) dei principi fondamentali del DIH’: distinzione, proporzionalità e precauzione negli attacchi. Secondo l’OHCHR, tra i palestinesi uccisi in attacchi contro abitazioni a Gaza, il 44% erano bambini, soprattutto neonati e piccoli. La piramide demografica delle vittime corrisponde a quella della popolazione di Gaza, suggerendo attacchi indiscriminati. Violazioni intenzionali del DIH possono costituire crimini di guerra; se commesse in un attacco generalizzato contro civili, crimini contro l’umanità”.
Linguaggio disumanizzante
“Dal 7 ottobre, si è registrato un aumento del linguaggio disumanizzante, specialmente da parte di leader politici e militari israeliani e di Hamas. In alcuni casi, queste dichiarazioni potrebbero dimostrare l’intenzione di condurre ostilità in modo incompatibile con il DIH. L’ONU e la Corte Internazionale di Giustizia hanno esortato Israele a prevenire e punire l’incitamento pubblico al genocidio contro i palestinesi a Gaza. La Commissione d’inchiesta ONU (CoI) ha rilevato nel giugno 2024 che le dichiarazioni di funzionari israeliani costituiscono gravi violazioni del DIH e possono configurarsi come incitamento al genocidio”.
Un accordo da 40 miliardi di euro
Crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio. Parole ancora più pesanti perché sigillate dal marchio dell’UE e trasmesse alla sua Alta rappresentante per gli Affari esteri e ai ministri degli Esteri UE nel novembre 2024… proprio prima che questi decidessero sulla sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele. Nonostante il rapporto, i governi europei non hanno agito, mantenendo un accordo del valore di 41,6 miliardi di euro che all’articolo 2 subordina la cooperazione al “rispetto dei diritti umani e dei principi democratici”.
Forse l’assimilazione delle informazioni è stata lenta, o forse il prolungarsi del massacro a Gaza ha aperto gli occhi a qualche leader europeo. Il 20 maggio 2025, su richiesta dei Paesi Bassi (appoggiati da altri 16 Stati membri), la Commissione Europea ha avviato una revisione dell’accordo, in vigore dal 2000, valutando opzioni dello status quo alla sospensione o annullamento.
Obbligo di non permettere violazioni
Una eventuale decisione non assolverà i leader europei (a Bruxelles o negli Stati membri) dalle loro responsabilità passate, considerando la loro consapevolezza delle atrocità israeliane. Il rapporto dimostra che erano perfettamente informati, e questo peserà nelle corti nazionali e internazionali. Come ricorda il documento, “il DIH impone agli Stati l’obbligo di non assistere parti in conflitto nella commissione di violazioni”. Inoltre, aggiunge Skoog, “questo obbligo vieta il trasferimento di armi che potrebbero essere usate per gravi violazioni del DIH”.
La rivelazione del rapporto ha imbarazzato la Commissione. “Non commentiamo i rapporti trapelati”, ha dichiarato il portavoce di Kallas a Blast.
Ora resta da vedere se, con queste nuove rivelazioni, l’UE continuerà a distogliere lo sguardo dal Medio Oriente e dai valori che dice di promuovere.
*****
Yanis Mhamdi, dalla sua cella: “Se dovessi rifarlo, farei esattamente la stessa cosa”
Yanis Mhamdi, dalla sua cella: “Se dovessi rifarlo, farei esattamente la stessa cosa”
Detenuto illegalmente in Israele dopo l’attacco alla “Gaza Freedom Flotilla” in acque internazionali, il nostro giornalista Yanis Mhamdi ci ha inviato una lettera scritta dalla sua cella.
Ciao a tutti,
Prima di tutto, voglio dirvi che sto bene. Le condizioni di detenzione non sono facili, ma so che è nulla in confronto alla sorte dei palestinesi che subiscono torture e umiliazioni nelle prigioni.
Dovrei tornare domani, venerdì 13 giugno. Avrò passato così 5 giorni tra il sequestro della nostra barca in acque internazionali e la mia detenzione. Vi racconto tutto quello che è successo.
L’assalto israeliano
Lunedì 9 giugno, verso le 2 di notte, l’esercito israeliano ha preso d’assalto il veliero che si trovava in acque internazionali. L’attacco è arrivato senza preavviso. Dopo averci inviato dei droni, i soldati sono saliti a bordo. Uno di loro mi ha puntato un’arma addosso, minacciando di sparare se non avessi abbassato la telecamera. Poi ci hanno radunati sul ponte, perquisiti e lasciati al freddo ad aspettare. A mezzogiorno ci hanno fatto scendere nelle cabine, senza possibilità di uscire, sotto il caldo soffocante. Infine, hanno trainato con la forza la barca verso acque israeliane. Verso le 21 dello stesso giorno, ci hanno portato al porto di Ashdod. Ci hanno perquisito uno a uno, meticolosamente. Per loro, una missione umanitaria era un convoglio di criminali.
La detenzione
Nella notte tra lunedì e martedì, siamo stati portati in commissariato e poi in carcere. Per fortuna, ero in cella con gli altri membri dell’equipaggio. Ma non abbiamo nulla per passare il tempo, nemmeno un libro. La cella è umida, sporca, insalubre. Dormire è difficilissimo, continuiamo a essere punti dalle cimici. Per fortuna siamo insieme: è l’unico modo per non crollare. Mercoledì 11 giugno, le guardie hanno messo in isolamento Tiago, un membro della flottiglia, perché si rifiutava di mangiare.
A volte, quando mi addormento, sogno di essere a Parigi a ridere con gli amici, di rivedere la mia compagna. Poi mi sveglio davanti a queste mura sporche. Dormire mi fa dimenticare di essere detenuto in Israele.
Oggi, giovedì 12 giugno, sei persone sono state rilasciate. Io dovrei tornare domani con Pascal, un altro membro della missione. Secondo la mia avvocata, sono l’ultimo a essere liberato, per “dare un esempio” ai futuri giornalisti. Sono ridicoli. Se dovessi rifarlo, farei esattamente la stessa cosa. In queste due settimane, ho conosciuto persone coraggiose, oneste, combattive. Non le dimenticherò mai. Saremo legati per sempre.
Vorrei che questa lettera fosse pubblicata prima del mio rientro. Ovviamente non ho raccontato tutto, ma l’essenziale c’è. Grazie a tutti.
*****
“Situazione conflittuale a bordo”: Rima Hassan aggredita durante il volo di ritorno in Francia
“Situazione conflittuale a bordo”: Rima Hassan aggredita durante il volo di ritorno in Francia
Espulsa dalle autorità israeliane, l’eurodeputata franco-palestinese Rima Hassan è arrivata giovedì sera all’aeroporto di Roissy dopo un volo turbolento Tel Aviv-Parigi.
Un viaggio teso
L’eurodeputata franco-palestinese Rima Hassan è atterrata a Roissy giovedì sera dopo un volo movimentato a causa di una “situazione conflittuale con altri passeggeri”, ha riferito all’AFP una fonte aeroportuale.
“C’è stato un conflitto a bordo, seguito da un movimento di viaggiatori ostili” [israeliani, ndr], ha spiegato la fonte, aggiungendo che Hassan è stata scortata fuori dall’aereo dalla Polizia di frontiera. Inizialmente, si era detto che si fosse rifugiata nei bagni dell’aereo, ma una portavoce di La France Insoumise (LFI) ha smentito.
“A presto”
Rima Hassan non si è presentata all’arrivo, dove l’attendevano sostenitori di LFI e attivisti filo-palestinesi che gridavano “Free Palestine” e “Non è una guerra, è un genocidio!”.
L’eurodeputata è stata insultata da sostenitori di #Israele (“È morta!”, “Viva Israele!”), mentre i suoi sostenitori rispondevano con cori per la #Palestina.
Alle 21:20, Rima Hassan ha postato su X una foto con il suo keffiyeh e il segno della vittoria, scrivendo: “A presto, Place de la République”.
Centinaia di persone si sono radunate nella piazza parigina, con scritte “Free Rima e Free Palestine” sulla statua centrale. Tra loro, una decina di deputati di LFI, tra cui Éric Coquerel e Louis Boyard.
Poche ore prima, il ministero degli Esteri israeliano aveva annunciato con sarcasmo su X: “Sei passeggeri dello ‘yacht dei selfie’, tra cui Rima Hassan, stanno lasciando Israele. Arrivederci... e non dimenticate un selfie prima di partire!”, accompagnando il messaggio con foto dei detenuti.
Rima Hassan era stata arrestata lunedì con altri 11 attivisti dopo l’abbordaggio israeliano del veliero Madleen in acque internazionali (a 185 km da Gaza), definito “illegale” da LFI [si tratta in realtà di una constatazione: una aggressione in acque internazionali si configura come un “atto di pirateria”, chiunque lo commetta, ndr].
Quattro di loro (tra cui Greta Thunberg) erano già stati espulsi. Tutti e 12 sono ora banditi da Israele per 100 anni.
Israele è sotto pressione internazionale per i bombardamenti su Gaza. L’ONU ha accusato Tel Aviv di privare “deliberatamente” i civili dei mezzi di sopravvivenza. Dal 7 ottobre 2023, le rappresaglie israeliane hanno ucciso 55.207 palestinesi (dati del Ministero della Salute di Gaza, ritenuti attendibili dall’ONU).
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento