Sia detto sottovoce, perché bisogna studiare un po' la situazione. Ma
questa causa miliardaria con l'agenzia di rating più potente - S&P -
rischia di essere l'unica cosa "seria" nel tentativo di rimettere un
po' d'ordine sui mercati finanziari.
Intanto la notizia.
Il Dipartimento della Giustizia
americano, su incarico del presidente Obama, potrà chiedere fino a 5
miliardi di danni a Standard & Poor's. Si tratta della prima causa
fin qui intentata contro una grande agenzia di rating. L'accusa è
pesante: aver svolto un ruolo rilevante nello scatenamento della crisi
nel 2008.
S&P, secondo il governo, ha assegnato il rating ai
titoli che avevano i mutui subprime come "sottostante" senza tener conto
neppure dei propri stessi criteri dichiarati.
Da qui è derivata una
perdita colossale per i risparmiatori (anche "grazie" al vizietto tutto
statunitense di impegnare la casa per aver soldi freschi con cui
alimentare i consumi, fidando nel fatto che i prezzi degli immobili
avrebbero continuato a salire). Di qui la richiesta di rifondere una
cifra calcolata in circa 5 miliardi.
L'agenzia, naturalmente,
considera la causa «del tutto senza fondamenta fattuali o merito
legale». E minaccia perciò di difendersi duramente in tribunale. Sarà
certamente la prima grande causa del Terzo Millennio, ma intanto il
titolo della casa madre, McGraw Hill, è sceso oggi del 7%, dopo aver
perso ieri addirittura il 14% in seguito al diffondersi delle prime voci
sul ricorso della presidenza Usa.
Nel dettaglio giuridico, S&P è accusata di aver violato il Financial Institutions Reform, Recovery, and Enforcement Act, approvato dal Congresso alla fine degli anni '80 dopo una lunga serie di fallimenti delle casse di risparmio.
Sotto accusa, in particolare, i Cdo (collateralized debt obligation)
emessi nel 2007 a copertura di "derivati" fondati sui mutui subprime.
S&P, in pratica, assegnava la "tripla A" (massima affidabilità) a
prodotti che cessavano di valere qualcosa non appena venduti nel "parco
buoi" della finanza (la definizione affettuosa riservata ai
risparmiatori che si presentano con i propri soldini in Borsa).
Naturalmente,
per l'accusa, S&P era completamente consapevole di quel che stava
facendo, ma aveva "necessità" di far vendere questi prodotti da parte
di società che avevano stretti legami d'affari con la stessa agenzia. La
quale con una mano faceva traffici di titoli e con l'altra assegnava "i
voti" ai titoli stessi. Arbitro e giocatore, insomma, proprio come piace
fare a un Berlusconi qualsiasi. Che tempi, nella finanza, signora
mia... Se lo vengono a sapere quelli di Monte Paschi crepano d'invidia...
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento