Banca Centrale Europea e
Banca dei Regolamenti Internazionali (BIRS), quella degli Accordi di
Basilea per intenderci, hanno dettato le regole oltre al destino
economico finanziario e reale della popolazione europea. L’Ocse ha modellato i propri Outlook (rapporti periodici) in modo da render merito ad una realtà progettata a tavolino.
Oggi
il mondo accademico si interroga in maniera buffa e inopportuna
parteggiando politicamente su varie sponde ma soprattutto perdendo
tempo. Le persone che soffrono sono un numero enorme. Questo dovrebbe
essere il momento in cui l’economista tira fuori la capacità
professionale e umana. Basta fare il “palo” ai ladri che sbancano le
casseforti. Basta anche con i politici che partecipano o non sono
consapevoli, presenti in tutti i paesi del mondo. Pensate che lo scontro
teorico sostenuto poi da intere compagini governative in occidente è
bilanci in pareggio e rigore fiscale da una parte oppure sviluppo del
credito pubblico e privato attraverso la creazione di moneta dall’altra.
Nello
stesso tempo emerge l’importanza della tutela del lato umano che non
può più essere accantonato. Guerre e questioni di sfruttamento
ambientali e del lavoro non possono essere fattori al margine. Non
possono essere elementi da gestire in modo classico per tentare una
rivitalizzazione dell’economia che verte in uno stato di depressione. La
questione occupazionale è stata abbandonata completamente dopo che sono
state ridotte le sue componenti rigide attraverso la predisposizione
dei nuovi contratti di lavoro c.d. flessibili. Il risultato è sotto gli
occhi di tutti, la disoccupazione dilaga. Ci sono ancora persone che
vanno dicendo che chi non lavora è soltanto uno che non ha voglia perché
i posti di lavoro ci sono. Krugman suggerisce di chiedere a queste
persone se loro sappiano almeno di un posto di lavoro libero. Vedrete
che non lo sanno! Nella realtà non esiste più un posto di lavoro, esso è
divenuto uno spazio da concedere al massimo a chi si conosce
direttamente. E dentro questa opportunità eventuale c’è una forma di
solidarietà interpersonale molto importante proprio perché nel disagio
riemergono spesso i valori umani che finalmente rompono la freddezza
della macroeconomia che sul piano scientifico non riesce ad ottenere
una lucidità di conduzione se non quella orientata al favore di ridotti
gruppi di potere.
E’ una storia
noiosa quella dei ricchi e dei super ricchi piena di atteggiamenti
sconnessi e isterismi patologici. Negazioni di contatto con l’uomo in
generale. Fobie e sensi di superiorità. Una storia noiosa, sempre la
solita da millenni. La Depressione inizia dai comportamenti di questi
piccoli gruppi che esigono poter regolare i rischi che attentano ai loro
patrimoni a discapito del benessere dell’umanità. Lo fanno attraverso
la gestione dei settori pubblici e l’impostazione dell’economia privata
utilizzando la produzione normativa internazionale e nazionale per avere
a disposizione una funzionalità totale affinché i loro piani viaggino
spediti.
Per uscire da questa Grande
Depressione dobbiamo combattere con la storia che ha prodotto tali
risultati non più umani, dove il lavoro, l’abitare e l’ambiente corrono
dei seri pericoli che se non risolti porteranno, come sta già accadendo, conflitto tra coloro che subiscono la storia stessa.
Per
scendere su un piano più concreto valutiamo il Patto di Stabilità,
quella norma che ha regolato l’erogazione di finanze pubbliche per
realizzazione di beni e servizi promossi dagli Enti Territoriali. Il
Patto nasce nell’ambito della logica del rigore pubblico che viene
successivamente all’unificazione degli stati europei i quali hanno dato
vita ad una competizione economica mantenendo fisso l’elemento moneta,
l’euro appunto. Con l’unificazione e la predisposizione di parametri
macroeconomici sono accadute diverse cose all’interno dei paesi europei. Le
prime e più evidenti sono state la perdita del valore reale del reddito
da lavoro dipendente o autonomo nello stesso modo, difficoltà nel
trovare credito presso le banche commerciali, aumento dell’incidenza sul
bilancio familiare dei costi legati ai beni di prima necessità con in
testa le spese per la mobilità, energia, acqua e tasse di vario genere
sulle utenze come sanità e scuola. La disoccupazione è andata aumentando
di pari passo con l’aumento dell’uso delle masse monetarie sui mercati
finanziari e questa è la realtà “vera” che dai primi anni ’80 è andata a
costituire la storia del nostro mondo. Abbiamo assistito ad un processo
di sottrazione ben coordinato che oggi però dimostra tutta la sua
impossibilità di esser mantenuto se non con l’uso della forza. Ricorrere
alla forza potrebbe tentare chi in modo perverso volesse metter fine
alla Depressione nello stesso modo in cui venne fatto nel ’32, con le
spese militari e poi la seconda guerra mondiale o qualcosa di simile. Gli orrori
di quel metodo li abbiamo già visti e non basta il Giorno della Memoria
per ricordarli.
Ogni giorno la
politica deve lavorare perché non si creino quelle condizioni e quelle
tentazioni. Non possiamo accettare che si rilanci un obiettivo economico
che produca valore con scelte non umane. Altri obiettivi e altri valori
dovranno essere indicati per uscire dalla Depressione per dare lavoro,
abitazione e benessere in termini di qualità ambientale ed estetica
secondo una logica inedita.
per Senza Soste, JACK RR
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