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22/02/2013

Liberali all'italiana: il caso Giannino


L'irresistibile declino di "Fermare il declino", ultimo patetico tentativo di dare all'Italia un "partito liberale e liberista". Ci sarà un perché...

I liberali in Italia non hanno mai avuto centralità politica. Molti professori, qualche “boiardo di stato” al di sopra della media, qualche imprenditore fuori del coro e naturalmente una pletora di giornalisti col naso arricciato per il fetore che emana il basso volgo e “la politica” nel Belpaese. Ma mai un risultato elettorale al di sopra del 2%, al contrario di altri paesi europei. E soprattutto nessuna capacità di condizionare “l'agenda politica”, pur da una posizione di minoranza. L'eccezione era sembrata Monti, ma solo grazie al fatto di esser stato imposto dall'alto come un chirurgo incologico. Non certo per un'investitura di consenso, come si sta verificando anche in questa campagna elettorale vergognosa.

Oggi IlSole24Ore prende atto che neppure Oscar Giannino è riuscito nell'impresa di “dare un matto ai liberali”. Ovvero un leader politico, un volgarizzatore di principi economici desunti da un manuale, un piccolo mattatore mediatico in grado però di costringere tutti gli altri a girare intorno a sé. Nel prenderne atto, il quotidiano di Confindustria mostra così tanto rimpianto da riuscire davvero imbarazzante. Fino a chiedersi, retoricamente, se – in fondo – quel curriculum falsificato con cui Giannino vantava i propri “meriti” non sia soltanto un dettaglio secondario. Leggiamo: “non si sfugge all'impressione che esista un'eccessiva sproporzione fra l'infortunio del falso "master" in economia a Chicago e la realtà di una figura stravagante finché si vuole, ma capace di portare un soffio di novità nello stagno della politica italiana: specie in quel perimetro che si definisce liberal-democratico, ma che quasi sempre usurpa l'aggettivo”.

Traduciamo: sì va bene, ha mentito sul master (e un paio di lauree di troppo), ma a noi piaceva tanto quel che diceva e proponeva (“anche perché glielo suggerivamo noi”, vien da pensare).

Insomma, il giornale delle imprese non trova scandaloso che il presunto leader politico del neoliberismo, il campione della “trasparenza meritocratica”, sia un piccolo bugiardo di piccolo cabotaggio come decine e centinaia di altri sulla scena politica. Quel “progetto politico-culturale” era per i liberali talmente innovativo e interessante da poter passare sopra a certi dettagli...

Non serve essere dei geni della logica per vedere che qui è in azione un classico “doppiopesismo” all'italiana. Il difetto nel mio campione è trascurabile, quello nel campione avversario è scandaloso. Un berlusconismo mentale meno tronfio e aggressivo, ma sempre berlusconismo è...

I liberali-liberisti italiani, insomma, non riescono a essere all'altezza dei principi che predicano. Nemmeno loro ci riescono. Ma si lamentano che l'intero paese non funzioni secondo le loro pensate. "Fermare il declino" è l'ultimo, patetico, tentativo di tradurre in proposta politica un insieme di precetti astratti; dall'apparenza seriosa con un tocco di ridicolo. Declinata prima di decollare, praticamente finita fuori pista in fase di decollo.

I liberisti-liberali italiani dovrebbero dunque interrogarsi sia sui principi neoliberisti, sia sulla struttura – sul modo di funzionare e di produrre – di questo paese. E dopo aver riflettuto, con onestà intellettuale, cambiare finalmente idea.
O almeno tacere per sempre.

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