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07/02/2013

Mario Monti: l'uomo che si ispirava ai falliti

Anni fa, Monti invitava i leader ad ispirarsi al Presidente Carlos Menem e alle sue politiche liberiste, proprio quelle che hanno poi portato l'Argentina allo storico crac. Che lungimiranza.
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Da tempo ho in animo di proporre, alla stampa, una moratoria sui professori di economia delle Università private. Non capisco infatti come mai nelle interviste e nelle ospitate in TV esistano solo docenti della Cattolica, della Bocconi e della Luiss. Non ci sono in Italia università pubbliche? Come mai a dettare l'agenda economica del Paese vengono convocati solo docenti del privato, mentre ai professori degli atenei pubblici si è da anni messo il bavaglio? Forse perché, tra loro, in pochi abbracciano il credo suicida liberista che invece è altrove abbondantemente finanziato? Chissà.

In Rete, oggi, sta girando un'interessante intervista de La Stampa al prof. Mario Monti, risalente al 1994. Intervista in cui la lungimiranza del Nostro si mostrava ancora in tutto il suo splendore: nel rivolgersi al neoeletto Berlusconi, gli suggeriva di tradire le promesse elettorali ispirandosi alle politiche economiche liberiste di un leader esemplare, Carlos Menem, Presidente dell'Argentina allora già da 5 anni. Ecco qualche stralcio di Wikipedia su questo modello di virtù:

Carlos Saúl Menem si impose al governo della nazione argentina col cavallo di battaglia del liberismo. Uno dei suoi primi atti come presidente fu la concessione della grazia a tutti i politici del precedente governo responsabili del sanguinoso fenomeno dei "desaparecidos".

Che statista. Ma questo è il meno: fedele alle teorie economiche che i professori propugnano ancora oggi, Menem si affrettò a imporre il tasso di cambio fisso col dollaro (un po' come qui da noi con l'euro) per "dare stabilità", e a svendere tutte le ricchezze argentine. A Monti piaceva così tanto! Peccato che, appena pochi anni dopo, gli azzardati provvedimenti economici di Menem si tradussero nel più grande crac degli ultimi decenni, ovvero quello dell'Argentina 2001. Ancora abbiamo i brividi a pensarci.

Menem è, con l'eminenza grigia Cavallo, il responsabile maggiore del crollo economico dell'Argentina e della vendita dissennata ai privati delle maggiori industrie produttrici nazionali. Menem è stato raggiunto da due mandati di cattura internazionali. Durante la sua presidenza il debito estero, l'inflazione, la crescita dei tassi di interesse, la disoccupazione e la forbice tra la minoranza ricca e la maggioranza povera del Paese crebbero a ritmi inarrestabili, toccando vertici mai raggiunti in precedenza.

Monti nell'intervista sosteneva che gli argentini erano molto grati a Menem. Appena due anni dopo però, a Buenos Aires la gente era già in piazza con le pentole a protestare per la disoccupazione dilagante e i fallimenti a catena. Che preveggenza, che lungimiranza. Chissà se sta applicando le stesse doti visionarie anche nel promettere a noi, oggi, l'uscita dalla crisi ancora con le stesse ricettuzze di Menem. L'ostinazione nel perseguire i fallimenti è davvero cronica, per certi professori.

In Argentina, dodici anni dopo il disastro, hanno finalmente Cristina Kirchner. A noi toccherà aspettare il 2025?

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