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22/02/2013

I grillini sono antisistema? Un sondaggio dice di no

Secondo la vulgata comune l’M5S sarebbe un fiero avversario dell’Unione Europea. Di qui le accuse da parte dei suoi avversari e gli apprezzamenti da parte dei sostenitori di Grillo. Ma un sondaggio rivela che i grillini sono assai più conformisti di quanto appaia.


E’ facile, quasi scontato, prendersela con Beppe Grillo. Che se ne apprezzino le invettive o meno, non si possono non notare le anomalie che caratterizzano la sua ‘discesa in campo’ politica, a partire dal dominio assoluto e personale che esercita su un movimento che cresce nei sondaggi e che rappresenta di fatto l’unica vera novità della ormai imminente tornata elettorale.

Una novità che dagli avversari viene tacciata di essere ‘antipolitica’ o addirittura ‘pericolosa’ per il sistema. Giudizio condiviso da molti dei ‘grillini’ progressisti che delusi dai fallimenti dei vari partiti della sinistra ora sembrano apprezzare quella che considerano la critica frontale del Movimento Cinque Stelle rispetto al sistema, alla casta, alla partitocrazia ecc.

Ma quello governato da Beppe Grillo con la spada e con il carisma è un movimento che attira voti sia a destra sia a sinistra, tra i moderati e tra gli arrabbiati, tra i liberisti e gli anticapitalisti. Ognuno vede nel messaggio poliedrico del movimento ciò che vuole sentirsi dire, tralasciando proposte e comportamenti del leader e dei candidati opposti al proprio pensiero e alle proprie aspirazioni. E così chi da sinistra si oppone alle grandi opere vedrà nel M5S una diga contro la Tav e il Muos, mentre i nostalgici del Duce apprezzeranno lo sdoganamento di Casapound e il no al riconoscimento dello ‘ius soli’. Anche gli imprenditori e i commercianti che fino a ieri votavano Lega Nord e PDL hanno scoperto Grillo, al pari di molti di precari e giovani che hanno interessi di classe completamente opposti. D’altronde il messaggio del movimento è composito e spesso contraddittorio, e in epoca di crollo della credibilità dei vecchi partiti populismo e demagogia hanno un innegabile potere di attrazione.

Innegabilmente il Movimento 5 Stelle viene considerato tra le forze politiche una delle poche che mette in discussione il dogma del pagamento del debito, l’euro e alcune altre direttive europee. Ma i grillini sono veramente così critici con i diktat di Bruxelles? A leggere i risultati di un recente sondaggio realizzato dall’Ipsos tra gli elettori che sabato e domenica voteranno Beppe Grillo sembra proprio di no, anzi. I sondaggi, lo abbiamo scritto spesso, non vanno presi come ‘oro colato’, e in particolare in epoca di campagna elettorale. Ma quello commissionato ad Ipsos dalla banca d’affari francese di investimenti Oddo & Cie ha il merito di avere una funzione pragmatica, cioè di orientare l’impresa d’oltralpe rispetto ai futuri investimenti nel nostro paese. Per investire bisogna conoscere che aria tira, e quindi la banca di Parigi ha deciso di indagare sui reali orientamenti politici degli elettori di un movimento che lunedì irromperà in parlamento con una consistente pattuglia di deputati e senatori. Ed in particolare la Oddo & Cie era interessata al tasso di ‘fedeltà all’UE e alle riforme’ dell’elettorato dei vari partiti, come racconta Emilia Patta sul Sole 24 Ore del 19 febbraio. Leggendo i risultati del sondaggio, si scopre intanto che gli italiani sono convinti che la crisi è ancora nel suo pieno – 89% – ma anche che solo il 23% del campione mette in discussione l’euro e vorrebbe un ritorno alla lira. E si scopre anche che a pronunciarsi per l’uscita dall’euro sono solo il 24% degli elettori del comico genovese, contro il 37% di quelli dell'asse PDL-Lega e un magrissimo 9% di chi voterà Bersani. Ma i grillini si confermano più europeisti degli elettori del centrodestra anche rispondendo alla domanda “è una cosa buona o cattiva appartenere all’UE e alla zona euro?”. Il 64% di loro dice che è una cosa buona contro il 49% degli elettori di Berlusconi e l’87% di quelli del PD. I grillini sono addirittura favorevoli ad aumentare il controllo della troika sull’economia e sulla politica italiana in cambio della rinegoziazione del debito di Roma: il 60% contro il 48% degli elettori PD e appena il 33% di quelli di Pdl-Lega.
E, se non bastasse, il 53% si dice molto d’accordo e il 21% dei grillini si dice abbastanza favorevole ad una riforma dell’articolo 18 che aumenti la precarietà e la flessibilità del lavoro (contro il 36/19% degli elettori di centrodestra e il 24/22% di quelli PD).
Dal sondaggio – ma anche dai discorsi di Grillo degli ultimi mesi, assai diversi da quelli dei primi tempi della discesa in campo – emerge un’immagine dell’elettorato grillino assai più conformista di quello che la mitologia sul movimento rappresenta. Emerge soprattutto una visione che incolpa della crisi la classe dirigente italiana, considerata – non a torto – un ammasso di anziani cialtroni, alla quale però molti elettori teoricamente ‘antisistema’ preferiscono una classe dirigente europea vista come elemento di garanzia, di pulizia e competenza.

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