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26/02/2013

Il Giappone accelera sulla svalutazione competitiva

La borsa di Tokyo vola, convinta che il nuovo governo conservatore abbia trovato la medicina giusta contro la crisi nazionale: una bella e nazionalistica svalutazione dello yen, e un bel po' di protezionismo.

Deciso rialzo questa mattina per la Borsa di Tokyo (+2,34%), sui massimi dal settembre 2008. Secondo indiscrezioni l'attuale presidente della Asian Development Bank, Haruhiko Kuroda, potrebbe venire nominato governatore della Bank of Japan (BoJ).
Kuroda è ritenuto uno strenuo sostenitore delle politiche monetarie espansive e potrebbe valutare con favore un percorso di svalutazione dello yen per aiutare le esportazioni del paese.
Si tratta di una conferma, e - nonostante le dichiarazioni di "buona volontà fatte al G20 - apre di fatto una guerra delle monete a livello globale.
Come spiega anche Francesco Guerrera su La Stampa di oggi, i governi e le banche centrali principali hanno sostanzialmente esaurito le armi a loro disposizione per promuovere la crescita economica nei territori di loro competenza. Queste armi, poi, si riducono a poche alternative: politiche fiscali di "rigore" che peggiorano la situazione recessiva, comprimendo i consumi interni e mettendo a rischio la tenuta politica; politiche di spesa pubblica che peggiorano i bilanci degli Stati; tener bassi i tassi di interesse (fase ormai esaurita: sono a zero o quasi da molto tempo, in Giappone da oltre 10anni); stampare moneta, svalutandola e provocando indirettamente inflazione (che svaluta anche i debiti).
Il rischio è evidente: se tutti i governi principali (Usa, Commissione europea/Bce, Cina) fanno la stessa cosa contemporaneamente - ed entro certi limiti non possono non farla, se vogliono difendere minimamente le rispettive strutture produttive - si scatena una guerra commerciale e valutaria il cui possibile sbocco è il protezionismo, il blocco del commercio mondiale. Con esiti economici e politici disastrosi.
Ma qui siamo.
Alle classi dirigenti delle potenze capitalistiche non fa difetto la determinazione; hanno finito le idee.


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