Il rschio-Italia, per i mercati finanziari, internazionali, è tornato
esattamente al punto di partenza. Là dove era arrivato il giorno in cui
Berlusconi dovette uscire con le mani alzate da palazzo Chigi.
Non si deve guardare solo o tanto al livello dello spread – ci
vorrà più tempo e molte altre sciocchezze, perché torni a 575 punti –
quanto il crollo immediato delle borse globali, che già stavano in
allarme per molte e buone ragioni (tra 48 ore, se repubblicani e
democratici non troveranno un accordo sul bilancio federale Usa, tornerà
vivo e mordace lo spettro del fiscal cliff), ma ora vedono
materializzarsi improvvisamente un quadro che nessuno aveva saputo
prevedere. Una delle principali economie europee, anche se in declino,
non può essere in questo momento governata in modo chiaro, con una
direzione prevedibile (“i mercati” odiano l'incertezza) e soprattutto in
tempi certi.
Anche per questo, stamattina, Mario Monti, il
governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco e il ministro del Tesoro
Vittorio Grilli si sono incontrati per valutare le reazioni dei mercati
al risultato elettorale.
Non è possibile che un governo uscente
chieda alla Bce di mettere in azione lo “scudo anti-spread” (la stessa
firma sotto il previsto memorandum, in tal caso, impegnerebbe poco
credibilmente un paese che non si sa dove andrà), vincolando il
prossimo esecutivo che potrebbe a quel punto rifiutarlo. In ogni caso, i
tempi istituzionali di formazione di un governo, anche provvisorio,
sono troppo lunghi rispetto alle attese dei mercati. Quindi, per alcune
settimane, assisteremo probabilmente a cadute continue dei valori
borsistici italiani (con fiammate speculative al rialzo, che sono la
sostanza dell'attività finanziaria) e all'aumento dello spread.
Lo scenario meno gradito è infatti un ritorno alle urne, che
allungherebbe a dismisura i tempi di “governabilità” dell'Italia senza
alcuna garanzia che poi questo risultato sarebbe raggiunto.
Già
alcune grandi banche diramano valutazioni secondo cui l'aumento
dell'instabilità politica influirà sul giudizio dell'Italia da parte
delle agenzie di rating (chi potrà mai fare, in queste condizioni
politiche, quelle “riforme strutturali che “i mercati” indicano?).
Il governissimo, con tutti i suoi orrori, diventa così un obiettivo
“meno peggio” di altri. Chi aveva puntato tutto su Monti, in effetti,
non poteva far altro.
Mediobanca, invece, fa previsioni molto
più tragiche. “La commedia italiana si trasforma in una tragedia greca".
Il suo report indica come "inevitabile una Grosse Koalition Pd-Pdl",
cui assegna un probabilità del 70% rispetto ad altri scenari. Anche se,
naturalmente, "L'Italia non è la Germania".
Come si vede, non
smettono di cercare di "governarci dall'alto", ma ora sembrano non
possedere più la sicumera strafottente di un anno fa.
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