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08/02/2013

Vittoria No Muos, Crocetta revoca autorizzazione ai radar USA

Pressato dai comitati, dagli esperti e dall'ostruzionismo all'Assemblea Regionale, il governatore siciliano Rosario Crocetta ha dovuto ordinare la revoca delle autorizzazioni per la realizzazione a Niscemi dei mega radar statunitensi.


Contro i comitati che si opponevano ai megaradar in costruzione a cinque chilometri dal centro di Niscemi, città di 50 mila abitanti, avevano usato le maniere forti: militarizzazione del territorio, manganellate, minacce e denunce. Riproponendo il modello di governance autoritaria già applicato in Val Susa contro i No Tav e altrove contro i comitati popolari che si oppongono a inceneritori e discariche. Ma alla fine la tenace e determinata protesta dei No Muos e l’arroganza degli Stati Uniti – che avevano continuato i lavori di costruzione dei mega impianti radar nonostante lo stop ordinato dall’amministrazione regionale l'11 gennaio – ha portato l’amministrazione regionale a ordinare la revoca delle autorizzazioni per un'installazione militare contestatissima. Contestatissima dai pacifisti, da chi si oppone allo sperpero di denaro pubblico, e soprattutto dagli abitanti e dai tecnici che hanno più volte lanciato l’allarme: quei giganteschi radar porterebbero ad un aumento esponenziale dei morti e dei malati di tumore in mezza Sicilia. Lo hanno ribadito ancora ieri, nelle commissioni Sanità e Ambiente del Parlamento regionale siciliano, medici, epidemiologi, tecnici vari. Citando documenti, studi, dati incontrovertibili. E, anche grazie all’ostruzionismo dei 15 parlamentari grillini che hanno bloccato l’iter legislativo, alla fine il governatore Rosario Crocetta ha deciso – probabilmente con un passo che si sarebbe volentieri risparmiato – di passare dalla sospensione dei lavori, che non era servita a fermare le ruspe nella riserva di Niscemi, all'avvio delle procedure per la revoca delle autorizzazioni alla realizzazione del sistema radar voluto dalla Marina di Washington. La mossa arriva a conclusione di una giornata convulsa, scandita dalle proteste, davanti all'Assemblea regionale, dei comitati e della ''mamme No Muos'', e dagli scontri verbali, con toni spesso accesi, tra studiosi di diversa estrazione, che hanno risposto alla convocazione delle commissioni parlamentari riunite in seduta congiunta. Grandi assenti sono stati proprio i rappresentanti dell’esercito e del governo degli Stati Uniti, sebbene i commissari avessero contatto venerdì scorso l'ambasciata Usa per avere un loro rappresentante alla riunione.

I professori Massimo Zucchetti e Massimo Coraddu del Politecnico di Torino hanno ribadito che i dati a disposizione delle attuali antenne (sono 46) presenti a Niscemi emettono onde ad alto rischio, mentre il docente dell'Università di Padova Angelo Levis, tra i massimi esperti del settore, ha sostenuto che la pericolosità delle radiazioni è supportata ''ormai da un'ampia letteratura'' e da numerose sentenze giudiziarie, compresa la Cassazione. Rischi e allarmi che i professori Patrizia Livreri e Luigi Zanforlin, due ingegneri dell'Università di Palermo che nel 2011 hanno dato parere positivo al Muos, non sono riusciti a fugare. I due studiosi sono stati anzi fortemente criticati per non aver portato in commissione i dati in base ai quali hanno stilato la relazione fatta propria dalla Regione quando due anni fa firmò il protocollo d'intesa con l'allora ministro della Difesa Ignazio La Russa, dando l'ok al Muos. La Livreri, vicina all'ex governatore Raffaele Lombardo e in passato consulente di Finmeccanica, ha opposto il ''segreto professionale'', polemizzando sul piano politico con i commissari. Poi ha rivelato che ad ingaggiare lei e Zanforlin é stata la società Urs di Milano, controllata dalla Urs corporation, gruppo internazionale che ha il quartier generale a San Francisco, Stati Uniti. Per Livreri, che dice di non sapere chi ha incaricato la Urs di occuparsi della consulenza, il Muos ''è un sistema di telecomunicazioni innovativo e non un sistema d'arma di difesa'', come viene valutato dai comitati ''No Muos''. In base a quali parametri i due ingegneri palermitani, che in passato hanno avuto rapporti con gli Usa, hanno dato parere positivo rimane, però, top secret.
Ora bisognerà vedere fino a dove arriverà il governatore nello scontro con il governo italiano, l’amministrazione statunitense e gli interessi economici locali e internazionali dietro al sistema radaristica. Fatto sta che lo stop annunciato ieri sta creando non poche polemiche e tensioni. Pippo Digiacomo (Pd), presidente della commissione Sanità dell'Ars, parla di "interessi di miliardi e miliardi di dollari, di ostilità da parte del governo nazionale e degli Usa, che hanno tutto l'interesse a nascondere il grave rischio per la salute dei siciliani''. E invita ''l'alta burocrazia della Regione a giocare a carte scoperte: non intralci la politica come spesso ha fatto e si schieri al fianco del governo''. Ma non tutti nel PD siciliano fanno salti di gioia per la revoca dell’autorizzazione chiesta da Crocetta ai suoi assessori, che dovrebbe essere operativa da oggi.
Nelle scorse settimane l'Assemblea aveva giù approvato all'unanimità una mozione che impegnava la giunta a sospendere i lavori in attesa di acquisire i pareri dell'Istituto superiore di sanità e dell'Enav, dato che il Muos potrebbe interferire con i voli per l'aeroporto di Comiso (Ragusa), che intanto è stato declassato dal governo Monti, scelta che qualcuno coglie come una ritorsione proprio per la battaglia in corso contro il radar a stelle e strisce. Ma a mettere legna sul fuoco ci ha pensato il professore Levis, che collegato in video conferenza con la commissione parlamentare, ha messo in guardia chi confidava nell'Istituto superiore di sanità: ''I nemici più agguerriti che abbiamo avuto, anche se li abbiamo sconfitti, sono stati proprio gli esperti dell'Istituto superiore della sanità''.

Al comitato No Muos si tira un sospiro di sollievo e si festeggia la buona notizia. E ci si prepara a riprendere la battaglia contro i tentativi di riprendere i lavori che sicuramente non mancheranno già nei prossimi giorni. La lobby pro Muos tornerà sicuramente all’attacco, con la scusa che ‘i trattati internazionali’ non possono essere certo messi in discussione da una istituzione regionale.

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