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08/02/2013

Crisi finanziaria, Jp Morgan conosceva i rischi dei derivati sui mutui subprime

La banca d'affari e le sue controllate avrebbero più volte occultato i dati delle loro analisi interne. Secondo le stime del procuratore generale di New York Eric Schneiderman, le perdite subite dal sistema finanziario su questo genere di titoli tra il 2005 e il 2007 ammonterebbero a 22,5 miliardi


Pur consapevole dei rischi legati al forte tasso di insolvenza dei mutui, la banca d’affari Usa JP Morgan e le sue controllate Washington Mutual e Bear Stearns (acquisite nel 2008 a crisi già in corso) avrebbero più volte occultato i dati delle loro analisi interne. Con l’obiettivo di mascherare le perdite sul fronte immobiliare, le banche avrebbero quindi costituito complessi prodotti finanziari derivati per impacchettare i crediti insolventi e cederli sul mercato. Lo riferisce il New York Times citando i contenuti delle mail depositate in tribunale a seguito della denuncia presentata lo scorso anno dalla banca franco-belga Dexia. Il controvalore dei prodotti tossici acquistati da quest’ultima si aggirerebbe sugli 1,6 miliardi di dollari.

La vicenda riaccende il dibattito sui danni prodotti al sistema finanziario Usa dalle cosiddette mortgage-backed securities, prodotti finanziari strutturati sui quali, di fatto, venivano scaricati i rischi dei mutui subprime, i prestiti immobiliari a maggiore rischio d' insolvenza. Le pratiche di securitization, ovvero di collateralizzazione, delle banche si basavano proprio sulla creazione di prodotti finanziari destinati al mercato costruiti sulla garanzia offerta da un vasto insieme di crediti a rischio variabile. In pratica, una serie di “insaccati finanziari” in cui venivano occultati i prestiti più rischiosi e tossici del mercato immobiliare per un giro d’affari complessivo da 200 miliardi di dollari. Sono state proprio le massicce perdite accusate su questi titoli ad innescare la crisi finanziaria negli Usa e il successivo contagio al sistema globale.

I rischi, come detto, erano noti però da tempo. Nel settembre 2006, riferisce il quotidiano newyorchese, un’analisi campionaria condotta internamente da JP Morgan evidenziò problemi su quasi la metà dei prestiti immobiliari indagati. Ma i risultati di questo studio, al pari dei dati emersi da un altro rapporto risalente allo stesso periodo, sarebbero stati successivamente mascherati agli occhi degli investitori. Alcuni impiegati di JP Morgan, Bear Stearns e Washington Mutual, a cominciare dagli ingegneri finanziari responsabili della costruzione dei derivati garantiti dai mutui, ricorda ancora il NY Times, avevano infatti potere di veto sulle analisi interne della banca.

Quella di Dexia, che sul fronte dei mutui ha perso qualcosa come 774 milioni di dollari, non è l’unica vicenda ad aver interessato gli avvocati di JP Morgan. Nel marzo scorso, la società Assured Guaranty Corp aveva denunciato la Bear Stearns e la EMC Mortgage (anch’essa controllata da JP), con l’accusa di aver fornito informazioni poco trasparenti sulle mortgage-backed securities acquistate nel settembre 2005. Nell’ambito dell’operazione, Assured Guaranty aveva patito fino a quel momento perdite per più di 75 milioni. Secondo le stime del procuratore generale di New York Eric Schneiderman, le perdite subite dal sistema finanziario su questo genere di titoli tra il 2005 e il 2007 ammonterebbero a 22,5 miliardi.

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S'inizia a scoprire l'acqua calda, meglio tardi che mai.

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