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10/02/2013

La Cina supera gli Stati Uniti, ora è la prima potenza commerciale al mondo

Mentre Washington perde un primato che deteneva dalla fine della Seconda guerra mondiale, Pechino diventa il primo partner commerciale di molti Paesi europei, tra cui la Germania. Entro il 2020, secondo l’analista Jim O’Neill di Goldman Sachs Group, le esportazioni tedesche in Cina saranno il doppio rispetto a quelle dirette in Francia.

La Cina entra nell’anno del serpente battendo gli Stati Uniti su un fronte cruciale per Washington: il commercio. La somma di importazioni ed esportazioni americane nel 2012, secondo i dati pubblicati dal dipartimento del Commercio, ammonta a 3.820 miliardi di dollari, contro i 3.870 miliardi riportati da Pechino. Gli Stati Uniti perdono così un primato che detenevano dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Il vantaggio cinese è ancora più evidente considerando la differenza tra export e import. La Cina ha infatti messo a segno un avanzo di 231,1 miliardi, mentre gli Stati Uniti hanno registrato un disavanzo di 727,9 miliardi. Pechino è diventato il maggiore esportatore mondiale nel 2009, nonostante il calo delle esportazioni nei Paesi occidentali più colpiti dalla crisi finanziaria, Stati Uniti in primis. Considerando soltanto le importazioni, invece, il primato resta agli Stati Uniti, con 2.280 miliardi (contro 1.820 miliardi per la Cina).

La battaglia tra le due super potenze mondiali, come sempre, porta a chiare conseguenze anche in Europa. Pechino sta infatti diventando il primo partner commerciale di molti Paesi europei, tra cui la Germania. Entro il 2020, secondo l’analista Jim O’Neill di Goldman Sachs Group, le esportazioni tedesche in Cina saranno il doppio rispetto a quelle dirette in Francia. “Per molti Paesi in tutto il mondo la Cina sta diventando rapidamente il partner commerciale più importante”, ha spiegato O’Neill a Bloomberg, sottolineando che andando avanti di questo passo sempre più Paesi europei privilegeranno una partnership con Pechino, snobbando le Nazioni più vicine.

E mentre Pechino segna un nuovo record, Bruxelles apre le porte a Washington. Nella bozza finale del summit Ue sul bilancio, i leader europei hanno concordato di sostenere l’avvio del negoziato commerciale bilaterale tra Ue e Stati Uniti per un’area transatlantica di libero scambio. I leader europei sperano che l’accordo, considerato anche come un contrappeso all’avanzata commerciale cinese, possa aiutare il Vecchio continente a riprendersi più velocemente dalla crisi. Ora la parola passa alla Casa Bianca, che dovrà rispondere all’apertura europea su una proposta che se sarà accettata riguarderà metà della produzione economica mondiale.

La leadership commerciale, tuttavia, è soltanto l’ultimo dei traguardi cinesi. La Cina è infatti il primo consumatore di energia e ha il mercato di auto maggiore del mondo. E’, in particolare, uno dei Paesi che sta investendo di più nell’auto elettrica. Non solo. Mentre negli ultimi vent’anni l’America è diventata da Paese che concedeva più credito a Paese più indebitato, la Cina ha guadagnato il primato di Nazione che detiene le più grandi riserve di moneta estera. Con anche la leadership commerciale, Pechino mette quindi un’altra tacca sulla cintura. Mentre l’asse Bruxelles-Washington corre ai ripari.

Fonte

Dopo tre decenni di distruzione del tessuto manifatturiero occidentale a vantaggio della delocalizzazione selvaggia era ovvio che si sarebbe giunti a questi risultati.
Inoltre, piuttosto che guardare la somma di importazioni ed esportazioni che offre un dato abbastanza fuorviante sulla salute di un sistema (come quello americano) è decisamente più interessante valutare la bilancia commerciale. E' li che si misura il vantaggio reale di sistemi differenti e nello specifico, il confronto tra Stati Uniti e Cina come indicato - con poca enfasi a mio avviso - nell'articolo è a dir poco impietoso, perché fornisce l'immagine di un Paese strangolato da importazioni fiume e consumi che si reggono sul debito in una spirale senza fine.
E' oltretutto probabile che sulle previsioni dell'analista di Goldman Sachs - con tutte le implicazioni del caso sulla propria bilancia commerciale - si giochi la strategia europea della Germania, presto o tardi destinata a mollare il carrozzone continentale in favore del mercato asiatico.

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