Una cosa è chiacchierare davanti ai microfoni, altra è vendere auto di qualità. A Marchionne riesce benissimo la prima. E soltanto quella.
Il mercato dell'auto in Europa (Ue28+Efta) è cresciuto a maggio - ma non in Italia - confermando il modesto miglioramento visibile nei primi mesi del 2014. Non era imprevedibile, visto che l'auto è un bene "durevole" ma da sostituire con cadenza mediamente decennale. Dopo sei anni di arretramento molto consistente e riduzione del traffico medio avvertibile persino in città caotiche, era insomma ora che almeno una parte dei "consumatori" mettesse mano al libretto degli assegni (o alle richieste di finanziamento) per acquistare una macchina nuova.
Fiat, però, non beneficia di questa "ripresina". E continua a segnare il passo con un segno negativo, mentre Renault balza di quasi il 20% grazie ai nuovi modelli. Quelli che latitano da anni nei progetti del Lingotto, fermo al restyling di vecchie cose e alla spremitura forsennata dei pochi lavoratori che non fanno lunghi periodi di cassa integrazione.
Le immatricolazioni nell'area EU28+Efta sono aumentate del 4,3% annuo a 1,134 milioni di veicoli; nei primi cinque mesi il rialzo è stato del 6,6%. La Spagna è tra i migliori con un aumento del 16,9%, l'Italia tra le peggiori con un ulteriore calo 3,8%.
Il gruppo Fiat-Chrysler, si dice, ha invece registrato un ribasso del 2,9% a 71.806 veicoli, con una quota di mercato al 6,3%, dal 6,2% di aprile e dal 6,8% di maggio 2013.
Tra i produttori Renault è la migliore (+18,3%), seguita da Volkswagen (+9,5%) e da PSA (+4,2%).
Il gruppo Fiat si giustifica con il peso della "debolezza del mercato italiano", ma viene accusata di avere rinnovato solo parzialmente la gamma dei prodotti. Il marchio segna un calo del 4,5% su anno, in caduta verticale anche Alfa Romeo con -19,2%. L'unico marchio della casa che va bene è Jeep, con una quota dello 0,3%, che segna un record a livello mondiale superando le 100.000 vetture immatricolate in un mese e quasi raddoppia le vendite.
Anche "gli altri marchi di lusso", come Ferrari e Maserati, tengono in piedi il gruppo con un aumento di oltre il 70%. A riprova che la crisi la paghiamo noi, mentre i superpadroni se la passano sempre meglio.
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