di Tania Careddu
Che cosa costituisce il
nesso tra la congiuntura economica sfavorevole, l’invecchiamento e lo
status della popolazione? La salute. Nel 2013, stando ai dati ISTAT
dell’indagine Tutela della salute e accesso alle cure, una persona su
due ha una patologia cronica non guaribile. E tutte, allergie a parte,
aumentano con l’avanzare dell’età. E, siccome l’Italia presenta il più
alto tasso di invecchiamento in ambito europeo e internazionale, i
calcoli sono presto fatti: nei soggetti con più di sessantacinque anni,
uno su due soffre di artrite, ipertensione arteriosa, osteoporosi,
diabete, cefalea, depressione e ansietà cronica. Aumentano anche
l’Alzheimer, le demenze senili, i tumori maligni e le malattie della
tiroide.
E se la salute fisica è in miglioramento rispetto alla
precedente ricerca datata 2005, vuoi per i progressi della medicina e il
perfezionamento delle capacità diagnostiche, vuoi per la maggiore
consapevolezza e informazione dei pazienti e per i cambiamenti
epidemiologici in atto in una popolazione che invecchia e progredisce in
termini di istruzione, quella psichica peggiora. Soprattutto tra i
giovani e gli adulti sotto i cinquantacinque anni. Principalmente in
Campania, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Abruzzo.
L’invalidità
per malattie mentali - al centro dell’attenzione, ormai da un decennio,
ai vari livelli decisionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e
dell’Unione europea - colpisce circa settecentomila individui; le
persone con disturbi del comportamento alimentare rappresentano lo 0,5
per cento della popolazione, con una quota triplicata fra le donne.
Gli
eventi dolorosi hanno un impatto importante sulla salute mentale (di
chi dispone di scarse risorse interne per resistere, ndr): da quello in
cui si acquisisce consapevolezza di avere una malattia a quello in cui
si deve fare i conti con problemi economici; dalle difficoltà con i
figli alla perdita del lavoro; dalla rottura del rapporto di coppia al
decesso di un familiare che, fra tutti, è quello più frequentemente
riportato dagli intervistati.
Le condizioni di salute peggiorano
tra i soggetti con bassi livelli di status. C’è da dire, a proposito,
che la propensione alla prevenzione e al controllo aumenta al crescere
del grado di istruzione raggiunto: per esempio, il 65 per cento dei
laureati ha controllato annualmente la pressione contro il 60,9 per
cento dei diplomati.
Fortunatamente
alcuni programmi di screening promossi, dal Sistema Sanitario
Nazionale, in molte regioni d’Italia spingono verso una maggiore e più
capillare prevenzione che, però, trova meno adesione tra gli abitanti
del Mezzogiorno rispetto a quelli del Nord Est e del Centro. Aumentano,
così, anche se il numero rimane bassissimo in Calabria, le donne che si
sottopongono allo screening con il pap test e con la mammografia,
coinvolgendo positivamente anche le straniere.
Fra i laureati e
le persone in buone condizioni economiche diminuiscono i forti fumatori e
lievitano gli anziani che svolgono un’attività sportiva. La quale, nel
Belpaese, però, è praticata solo dal 20 per cento della popolazione.
Male, visto che l’inattività fisica è il quarto fattore di rischio per
la mortalità globale. Ed è complice di una condizione di soprappeso.
Sebbene
lo Stivale sia penultimo nelle classiche europee, a destare allarme è
l’eccesso di chili nei bambini dai sei ai dieci anni: uno su tre. E si
consumano sempre più farmaci: ne fa uso un bambino su cinque, più nel
Nord Est che al Sud, eccezion fatta per la Sardegna. Viceversa, cala la
fiducia nelle terapie non convenzionali: la più diffusa resta
l’omeopatia, seguita da osteopatia e chiropratica, dalla fitoterapia e
dall’agopuntura.
Tutto questo nella cornice di un welfare
familiare sempre più risicato: nell’ultimo anno, stando a quanto riporta
il Censis in ‘Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche
sociali’, la spesa sanitaria privata ha registrato un meno 5,7 per
cento, le famiglie hanno dovuto rinunciare complessivamente a quasi
sette milioni di prestazioni mediche private e, per di più, di fronte a
un restringimento della spesa sanitaria pubblica. Un Paese molto malato.
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