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26/07/2014

Gaza - Tregua di 12 ore, nuovo massacro a Khan

E’ cominciata alle 7 italiane la tregua “umanitaria” di 12 ore approvata dal governo israeliano e da Hamas, assieme ad altre otto formazioni armate palestinesi. Pesa ancora il secco “no” che Israele ha detto ieri sera al piano per un cessate il fuoco di sette giorni proposto dal segretario di stato Usa John Kerry, quando erano in molti, anche nello Stato ebraico, a dare per certa la sua approvazione. Secondo il governo Netanyahu, l’iniziativa del capo della diplomazia americana, accoglierebbe di più le richieste di Hamas che quelle di Israele per un cessate il fuoco. In realtà l’esecutivo israeliano non vuole fermare l’offensiva militare, stando a quanto spiegano i media locali, e si prepara ad ordinare una ulteriore espansione delle operazioni di guerra.

Ciò è stato chiaro anche nelle ultime ore quando, nonostante l’imminenza della tregua umanitaria, le forze armate israeliane hanno continuato a colpire con violenza Gaza, facendo almeno 20 morti nelle ultime ore, in particolare nella zona di Khan Yunis dove è stata colpita una abitazione civile. Tra le vittime si segnalano ancora numerosi bambini. Sono oltre 850 i palestinesi, in gran parte civili, uccisi sino ad oggi. I feriti circa 5 mila.

La scorsa notte erano in piena emergenza anche all’ospedale di Beit Hanun, a nord di Gaza, raggiunto da colpi israeliani che hanno fatto alcuni feriti, tra i quali un attivista internazionale.

Nei combattimenti della scorsa notte due soldati israeliani sono stati uccisi, facendo salire il bilancio dall’inizio dell’offensiva di terra a 37.

CISGIORDANIA

E’ stata una notte di proteste e scontri, con due morti e decine di feriti tra i palestinesi, nelle città della Cisgiordania. Il ‘Giorno della rabbia’, indetto da tutti i partiti e le fazioni palestinesi, per l’eccidio in atto a Gaza e l’ultimo venerdì del mese islamico del Ramadan si è chiuso con migliaia di persone scese in strada a Betlemme, Tulkarem, Jenin, Nablus, Salfit e nei villaggio dei territori occupati.

A Beit Fajjar, vicino Betlemme, il 16enne Nasri Mahmoud Taqataqa è stato ucciso da un proiettili esploso dai soldati israeliani. A Qabatiya gli scontri con i militari hanno fatto un morto, Bassem Safi Sadeq Abu Rob, e trenta feriti. A Jenin erano almeno in 10mila alla marcia di protesta diretta verso il check point di Jalame, a nord della città.

Le manifestazioni hanno chiuso una giornata di proteste in tutta la Cisgiordania, durante la quale sono stati uccisi sei palestinesi, di cui uno da un colono a Nablus. Da giovedì notte, quando a Qalandia  sono morti due giovani nel corso di una manifestazione di almeno 10mila persone, il bilancio delle vittime del fuoco israeliano è di dieci morti.

RESOCONTO DELLA GIORNATA DI IERI

E’ arrivato ieri notte l’ok del gabinetto di sicurezza israeliano alla proposta d’emergenza del segretario di Stato americano John Kerry di una tregua di 12 ore, dopo che il cessate il fuoco di sette giorni proposto in precedenza aveva incontrato il rifiuto di tutto il governo israeliano. E poco più tardi è arrivato anche l’ok di Hamas che, nel pomeriggio, per voce del parlamentare di Hamas Mushir al-Masri aveva dichiarato che il cessate il fuoco con Israele – tra le condizioni c’erano il disarmo dell’organizzazione e il mantenimento di truppe israeliane in tutta la Striscia –  non c’era.

Secondo un funzionario israeliano citato dal quotidiano Haaretz, il cessate il fuoco ha lo scopo di consentire alla popolazione di ottenere cibo, acqua e rifornimenti di medicinali per gli ospedali, oltre a permettere alle organizzazioni internazionali di prestare soccorso ai civili dopo 18 giorni di bombardamenti quasi ininterrotti. L’emergenza umanitaria si è aggravata negli ultimi due giorni: secondo l’Unrwa, sarebbero oltre 160 mila gli sfollati che hanno trovato rifugio in 83 delle sue strutture; strutture che Israele, lamentando fuoco proveniente dalle vicinanze, ha bombardato due volte dall’inzio dell’operazione “Barriera Protettiva”.

E proprio per il bombardamento della scuola Unrwa di Beit Hanoun, avvenuto giovedì da parte dell’aviazione israeliana e costato la vita a 15 palestinesi, l’Unione Europea ha chiesto ieri un’immediata indagine. Israele continua a dichiarare di aver risposto al fuoco proveniente dalle vicinanze dell’edificio e di aver avvertito l’Unrwa e la Croce Rossa di evacuare la struttura perché avrebbe colpito la zona; l’organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, dal canto suo, ha negato di aver ricevuto un avvertimento simile da parte dell’esercito israeliano.

Ma i numeri dell’attacco a Gaza – 865 morti, di cui 65 ieri, e 3750 feriti – hanno portato ieri il ministro palestinese della Giustizia, Saleem Al-Saqqa, e il procuratore del tribunale di Gaza, Ismail Jabr, a presentare una denuncia per crimini di guerra a Gaza contro lo Stato di Israele alla Corte penale internazionale (ICC) dell’Aia. Per procedere e far valere la propria autorità sovranazionale, la Corte dovrà prima stabilire se l’Autorità nazionale palestinese può considerarsi il governo di uno stato nazionale palestinese. Israele ha firmato ma non ha ratificato – e non intende farlo – il trattato che istituisce la Corte Penale Internazionale. Sono 35, invece, i soldati israeliani uccisi dall’inzio dell’operazione di terra.

Sangue non solo Gaza, però. Massicce manifestazioni contro l’attacco israeliano alla Striscia hanno avuto luogo ieri nelle principali città della Cisgiordania: il bilancio è stato di 7 manifestanti uccisi per mano israeliana. L’ultimo a morire è stato un giovane palestinese colpito dai soldati durante una manifestazione pro-Gaza a Betlemme. Due giovani manifestanti sono morti a Nablus dopo che un colono aveva aperto il fuoco contro di loro mentre si avvicinavano in marcia verso il check-point di Huwwara. Un uomo di 47 anni è stato invece ucciso a Beit Ummar, vicino Betlemme, mentre un altro palestinese di 32 anni è stato colpito a morte dall’esercito israeliano nel campo profughi di al-Arrub, a nord di Hebron: stando a quanto dichiarato dall’esercito israeliano stava “tentando di sottrarre la pistola a un soldato”. Sono 10 i palestinesi uccisi in Cisgiordania dall’inizio delle manifestazioni contro l’attacco a Gaza degli ultimi 3 giorni. La speranza però arriva proprio da Gaza: una bambina è stata fatta nascere questo pomeriggio dai medici dell’ospedale di Deir al-Balah dopo che sua madre era morta in seguito al bombardamento della sua casa.

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