di Eric Toussaint, dottore in scienze politiche, è portavoce della rete internazionale CADTM e membro del consiglio scientifico di ATTAC Francia.
70 anni fa, il 22
luglio 1944, si concluse a Bretton Woods, la conferenza monetaria e
finanziaria delle Nazioni Unite. Per evitare la ripetizione di crisi
come quella del 1929, ma anche per garantire la sua leadership nel mondo
del dopoguerra, il governo degli Stati Uniti si affrettò a progettare
la creazione di istituzioni finanziarie internazionali. Nel 1944
nacquero a Bretton Woods, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario
Internazionale [1]. In un primo momento, l'amministrazione Roosevelt era
favorevole alla creazione di istituzioni forti, capaci di imporre le
sue regole al settore finanziario privato, tra cui Wall Street. Ma di
fronte all'ostilità dei banchieri, Roosevelt fece marcia indietro.
Inoltre, la ripartizione dei voti all'interno della Banca Mondiale e del
Fondo Monetario Internazionale riflettono la volontà di dominio di
alcune potenze sul resto del mondo.
Le origini [2]
E' stato nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale, che cominciò la
gestazione e la discussione delle istituzioni internazionali da
impostare alla conclusione di questo grande conflitto. All'interno
dell'amministrazione statunitense, Harry White presentò al presidente
Franklin Roosevelt, nel maggio 1942, un progetto intitolato "Piano per
un fondo di stabilizzazione delle Nazioni Unite e associati e una banca
delle Nazioni Unite per la ricostruzione e lo sviluppo" (Plan for a
United and Associated Nations Stabilization Fund and a Bank for
Reconstruction and Development of the United Nations). Uno dei suoi
obiettivi era di convincere le nazioni alleate nella lotta contro le
potenze dell'Asse (Germania, Italia, Giappone) che una volta raggiunta
la pace bisognava stabilire meccanismi che impedissero all'economia
mondiale di cadere di nuovo in una depressione paragonabile a quella
degli anni '30.
Tra il 1941 e il luglio 1944, momento in cui si celebrò la Conferenza di
Bretton Woods, si scartarono diverse proposte contenute nel piano
iniziale. Ma una di esse si materializzò: la creazione del Fondo
Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Internazionale per la
Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS), meglio conosciuta come la Banca
Mondiale. Per comprendere meglio la funzione attribuita a queste due
istituzioni, dobbiamo tornare alla fine degli anni '20 e '30. La
profonda depressione economica che colpì gli Stati Uniti provocò un
effetto di contagio sul capitalismo mondiale. Un sintomo di questo
contagio fu l'interruzione da parte della Germania, nel 1931, del
pagamento dei debiti di guerra a Francia, Belgio, Italia e Regno Unito. E
continuando con il contagio, sulle orme della Germania, questi paesi
interruppero il rimborso del loro debito estero verso gli Stati Uniti
[3]. Da parte loro, gli Stati Uniti ridussero drasticamente
l'esportazione di capitali nel 1928 e, soprattutto, nel 1931 [4]. Nello
stesso tempo, diminuirono considerevolmente le importazioni.
Conseguenza: il flusso di dollari degli Stati Uniti al resto del mondo
cessò ed i paesi indebitati con la prima potenza mondiale non disposero
di dollari sufficienti per i rimborsi. Ma mancavano anche i dollari per
comprare i prodotti statunitensi. Di conseguenza, il mondo capitalista
cadde in una spirale recessiva.
John Maynard Keynes commenta con un certo sarcasmo l'attitudine degli
Stati Uniti del 1932: "Il resto del mondo deve loro dei soldi. Rifiutano
di essere rimborsati in natura; rifiutano che li si rimborsi in titoli;
hanno già ricevuto tutto l'oro disponibile. Il rompicapo nel quale è
stato messo il resto del mondo non ammette che una sola soluzione:
trovare un modo per fare a meno delle esportazioni" [5]. Una delle
lezioni apprese dal governo degli Stati Uniti sotto il presidente
Franklin Roosevelt (1933-1945) fu che un grande paese creditore deve
mettere a disposizione dei paesi debitori la moneta che permetta loro di
pagare i debiti. Un'altra lezione è che in certi casi è preferibile far
donazioni e non prestiti, se uno Stato vuole che la sua industria per
l'esportazione ottenga un beneficio massimo e duraturo. Tratteremo
questa questione più avanti, in un altro articolo, parlando del Piano
Marshall per la ricostruzione dell'Europa (1948-1951). Continuiamo anche
se brevemente con gli anni '30, prima di passare alla genesi delle
istituzioni di Bretton Woods durante la guerra.
Creazione della Export-Import Bank di Washington (1934)
La Export-Import Bank di Washington (agenzia pubblica statunitense di
credito all'esportazione, rinominata in seguito come Eximbank) fu creata
nel 1934 al fine di proteggere e favorire gli esportatori statunitensi.
Garantiva le esportazioni e concedeva crediti a lungo termine agli
stranieri affinché importassero prodotti statunitensi. Ogni dollaro
prestato doveva essere speso nell'acquisto di merci prodotte negli Stati
Uniti. La Export-Import Bank era molto modesta: 60 milioni di dollari
durante i primi cinque anni. Ma in seguito il volume aumentò
rapidamente. Nel 1941, la sua capacità di prestito arrivò a 200 milioni
di dollari e nel 1945 fu pari a 3.500 milioni di dollari. Nei primi
anni, la Export-Import Bank ebbe come obiettivo l'America Latina e
Caraibi, Cina e Finlandia. Gli interessi in gioco erano sia economici
che geostrategici.
Nascita della Banca Interamericana (1940)
Nel 1940 si creò un altro strumento finanziario: la Banca
Interamericana. Una istituzione interstatale, fondata per iniziativa
degli Stati Uniti nel quadro dell'Unione Panamericana (antenata
dell'Organizzazione degli Stati Americani, OEA). Facevano parte di essa,
fin dall'inizio, Bolivia, Brasile, Colombia, Repubblica Dominicana,
Ecuador, Messico, Nicaragua, Paraguay, Uruguay e Stati Uniti. Questa
banca è stata il precursore, in un certo senso, della Banca Mondiale,
che sarà fondata quattro anni più tardi. Il principale architetto del
lato degli Stati Uniti era un convinto sostenitore dell'intervento
pubblico nell'economia, un sostenitore del New Deal: Emilio Collado, il
numero due del Dipartimento di Stato [6]. Parteciperà alle decisioni
preparatorie di Bretton Woods e nel 1944 sarà il primo rappresentante
(direttore esecutivo) degli Stati Uniti nella direzione della Banca
Mondiale. Non solo il Dipartimento di Stato venne coinvolto nel lancio
della Banca Interamericana nel 1940. Anche il Dipartimento del Tesoro
era rappresentato da Henry Morgenthau e dal suo assistente, Harry White.
Quattro ragioni di fondo portarono l'amministrazione Roosevelt alla
creazione della Banca Interamericana: in primo luogo, il governo
comprese che non solo doveva prestare denaro affinché comprassero i loro
prodotti, ma doveva anche comprare le esportazioni di coloro che
volevano vendere le loro merci. La Germania nazista, che dominava una
parte d'Europa, si stava rifornendo e investendo in America Latina. [7]
L'istituzione della Banca Interamericana doveva consentire legami più
stretti tra gli Stati Uniti e i suoi vicini del sud. In secondo luogo,
Washington considerava che non poteva contare sul settore finanziario
privato degli Stati Uniti per prestare capitali a sud del Rio Grande,
mentre quattordici paesi latinoamericani erano in cessazione totale o
parziale dei pagamenti del proprio debito estero. Comprendeva che Wall
Street e le grandi banche statunitensi erano responsabili della crisi
del 1929 e della sua estensione. Doveva dotarsi di uno strumento
pubblico per agire seriamente. In terzo luogo, al fine di convincere i
governi latino-americani a partecipare attivamente al gioco del
rafforzamento delle relazioni con gli Stati Uniti, doveva proporgli uno
strumento che, ufficialmente, perseguiva obbiettivi non direttamente
subordinati al vicino del nord. Berle, vice segretario del Dipartimento
di Stato, lo precisò chiaramente: "In passato, i movimenti di capitali
si consideravano come francamente imperialisti. Ma in generale
conducevano a difficoltà di un tipo o dell'altro. All'altro paese non
piace pagare: gli interessi generati erano frequentemente considerati
tirannici. Stiamo ancora liquidando molti dei conflitti del XIX secolo
che sono stati causati da movimenti di capitali piuttosto violenti e non
sempre chiari" [8]. Quarto: doveva fondare una banca nella quale
partecipavano i paesi debitori dove avevano voce e voto. Il ragionamento
è molto semplice: per garantirsi che i debitori rimborsino i loro
debiti, è meglio che facciano parte della banca. Lo stesso principio si
applicò nel caso della costruzione della Banca Mondiale e del FMI. Per
quanto riguarda la distribuzione del diritto di voto in seno alla Banca
Interamericana, i criteri applicati saranno anch'essi adottati dalla
Banca Mondiale e dal FMI. Il principio di "un paese, un voto" si
abbandonò in favore di un sistema basato sul peso economico (in questo
caso, il volume delle esportazioni). Il sistema prevedeva una ciliegina
per i paesi latino-americani: l'esistenza di una istituzione finanziaria
multilaterale doveva proteggerli contro l'uso della forza da parte dei
creditori desiderosi di recuperare i propri fondi. Infatti, non dovrà
passare molto tempo prima che gli Stati Uniti e le altre potenze
creditrici intervengano militarmente o prendano il controllo delle
dogane e dell'amministrazione fiscale dei paesi indebitati per
recuperare ciò che sostenevano esser loro [9]. Si noti qui che in quel
momento l'atteggiamento fermo di un certo numero di paesi
latino-americani (quattordici, tra cui Brasile, Messico, Colombia, Cile,
Perù e Bolivia), che decisero di tagliare tutto o parte del rimborso
del debito esterno, fu coronato da successo. Si devono conoscere tre
risultati positivi: la loro crescita economica fu superiore a quella dei
paesi che hanno continuato i pagamenti; recuperarono un notevole
margine di autonomia dai paesi ricchi; e lungi dall'essere esclusi da
qualsiasi altra forma di finanziamento, furono corteggiati da vari
governi nel Nord, che offrirono loro finanziamenti pubblici. E' la prova
che la fermezza può essere redditizia.
Le discussioni in seno all'amministrazione Roosevelt
Dal 1942, nell'amministrazione Roosevelt si discusse vivamente
sull'ordine economico e finanziario che era necessario impiantare nel
dopoguerra. Alcune idee sul debito e i movimenti di capitali ritornavano
regolarmente sul tavolo: era necessario creare istituzioni pubbliche
multilaterali che, col carattere aleatorio dell'investimento
internazionale privato, forniranno capitali pubblici. Queste istituzioni
dovranno "controllare gli investimenti internazionali di capitale
privato, fornendo mezzi giudiziari e di arbitrato per risolvere le
controversie tra creditore e debitore, e per eliminare il pericolo di
utilizzo da parte dei paesi creditori dei loro reclami come base per
richieste politiche, militari o economiche illegittime."(Estratto di un
memorandum del Consiglio per gli Affari Esteri con data 1 aprile 1942).
Primo progetto molto ambizioso di Harry White
Come abbiamo visto sopra, Harry White lavorava dal 1941 presso il
Dipartimento del Tesoro nello sviluppo di un piano per la creazione di
due grandi istituzioni multilaterali. Franklin Roosevelt ricevette un
primo progetto nel maggio 1942, secondo il quale non c'era che aspettare
la fine della guerra per creare un fondo di stabilizzazione dei tipi di
cambio (il futuro Fondo Monetario Internazionale) e una banca
internazionale per fornire capitali. Precisava: "Due agenzie separate,
anche se collegate, saranno meglio che una sola, poiché un'agenzia che
si occupa di entrambe le attività avrebbe troppo potere e si correrebbe il
rischio di commettere troppi grossi errori di giudizio" [10]. Il Fondo e
la Banca dovranno includere tutti i paesi, a cominciare dagli Alleati.
Il peso relativo di ciascun paese membro sarà basato sul suo peso
economico. I paesi debitori dovranno far parte della banca perché questo
li inciterà a pagare. Entrambe le istituzioni dovranno promuovere le
politiche che garantiscano la piena occupazione. Il fondo dovrà
assicurare la stabilità dei tassi di cambio, il progressivo abbandono
dei controlli sui cambi e l'abbandono delle sovvenzioni
all'esportazione. La banca, a sua volta, fornirà capitali per la
ricostruzione dei paesi colpiti dalla guerra e per lo sviluppo delle
regioni arretrate: dovrà contribuire a stabilizzare i prezzi delle
materie prime. Dovrà prestare capitali a partire dal proprio fondo e
disporre di una propria moneta: la unitas. L'ambizioso progetto, così
come concepito da Harry White, venne profondamente rivisto nel corso dei
due anni seguenti. Infatti, Wall Street e il Partito Repubblicano erano
particolarmente ostili a diversi punti chiave del piano White. Essi non
vogliono avere due forti istituzioni pubbliche per regolare la
circolazione di capitali privati e che competano con loro. Franklin
Roosevelt decise di accettare, cosa che gli permise di aver assicurata
la ratificazione nel Congresso, da una larga maggioranza, nel 1945,
degli accordi di Bretton Woods di luglio dell'anno precedente. Le
concessioni fatte da Roosevelt erano notevoli, al punto che
snaturalizzarono il progetto originale. Tuttavia, Wall Street aspettò
fino al 1947 per sostenere effettivamente la Banca e il Fondo. Tra le
proposte originarie [11] che furono scartate prima della Conferenza di
Bretton Woods c'erano:
- la creazione di una propria moneta della Banca. Harry White, come
abbiamo visto, proponeva di chiamarla unitas. John Maynard Keynes, che a
sua volta avanzava una proposta simile, la chiamava bancor.
- il ricorso della Banca al proprio capitale per concedere prestiti.
Alla fine si decise che la Banca avrebbe chiesto in prestito ai
banchieri privati i fondi che a sua volta poi avrebbe prestato.
- la stabilizzazione dei prezzi delle materie prime.
Gli interlocutori privilegiati degli Stati Uniti per l'adozione di una
proposta definitiva furono il Regno Unito, che chiedeva di essere
trattato in questo modo da Washington, e l'URSS. Secondo Churchill, i
negoziati tra Londra e Washington dovevano essere bilaterali e segreti
[12]. Washington preferì negoziare con tutti gli alleati separatamente
al fine di dividere per imperare. A quanto pare, Franklin Roosevelt,
assecondato da Harry White e da Henry Morgenthau, Segretario del Tesoro,
volevano realmente garantire la partecipazione dell'Unione Sovietica
nella creazione della Banca e del Fondo. Morgenthau comunicò nel gennaio
1944 che due delegati sovietici giunsero a Washington per discutere
sulla questione.
Dimensione geopolitica e geostrategica
Tra l'1 e il 22 luglio del 1944, ebbe luogo la Conferenza monetaria e
finanziaria delle Nazioni Unite, conosciuta con il nome di Conferenza di
Bretton Woods [13], con la presenza di 44 paesi, compresa l'Unione
Sovietica. La delegazione statunitense era guidata dal Morgenthau e
White, quella britannica da lord John Maynard Keynes. Entrambe le
delegazioni diressero i lavori. I sovietici parteciparono alla
conferenza. Secondo i negoziati tra Washington, Mosca e Londra, l'URSS
avrebbe avuto la terza posizione in termini di diritti di voto, anche se
i sovietici volevano la seconda. Alla fine, Mosca non ratificò gli
accordi finali e nel 1947 denunciò all'Assemblea delle Nazioni Unite le
istituzioni di Bretton Woods come "filiali di Wall Street". Per la
rappresentanza sovietica, la Banca Mondiale era "subordinata agli
obiettivi politici che ne fanno uno strumento di una grande potenza"
[14]. La ripartizione dei voti illustra molto bene il predominio degli
Stati Uniti e della Gran Bretagna su entrambe le istituzioni. Nel 1947, i
due paesi totalizzavano quasi il 50% dei voti (34.23% Stati Uniti,
14.17% Regno Unito, 30 agosto 1947). In quell'anno, la distribuzione per
categorie di regioni e paesi fornisce un quadro dei rapporti di forza
nel campo degli alleati (senza l'URSS), nell'immediato dopoguerra.
Undici paesi capitalisti più industrializzati totalizzavano oltre il 70%
dei voti [15]. Nel complesso, il continente africano non disponeva di
più del 2.34%. Solo tre paesi africani avevano il diritto di voto,
poiché la maggior parte erano ancora sotto il dominio coloniale [16].
Questi tre paesi erano l'Egitto (0.7% dei voti), l'Unione Sudafricana
(1.34%), governata dal potere bianco che instaurò l'apartheid un anno
dopo, e l'Etiopia (0.30%). In breve, l'Africa nera con un governo nero
(l'imperatore Haile Selassie) aveva solo lo 0.3% dei voti. L'Asia
meridionale e orientale, con soli tre membri, aveva l'11.66% dei voti:
la Cina di Chiang Kai-shek, alleata degli Stati Uniti (6.68%), le
Filippine, colonia degli Stati Uniti fino al 1946 (0.43%), e l'India,
che ottenne l'indipendenza dalla Corona britannica nel 1947 (4.45%).
L'Europa Centrale e dell'Est aveva il 3.90% dei voti: Polonia e
Cecoslovacchia (1.6% ciascuno) e la Jugoslavia di Tito (0.7%). Il Medio
Oriente disponeva di un 2.24% di voti: Turchia (0.73%), Libano (0.32%),
Iran (0.52%), Siria (0.34%), Iraq (0.33 %). L'America Latina e i
Caraibi, una regione considerata come un forte alleato degli Stati
Uniti, aveva un totale di 8.38% dei voti ripartiti su 18 paesi: Bolivia
(0.38%), Brasile (1.39%), Cile (0.64%), Colombia (0.64%), Costa Rica
(0.29%), Cuba (0.64%), Repubblica Dominicana (0.29%), Ecuador (0.30%),
El Salvador (0.28%), Guatemala (0.29%), Honduras (0.28%), Messico
(0.96%), Nicaragua (0.28%), Panama (0.27%), Paraguay (0.28 %), Perù
(0.45%), Uruguay (0.38%) e Venezuela (0.38%).
Note
[1] Capitolo 1 di Eric Toussaint, La Banca Mondiale: Il colpo di Stato permanente, Editorial El Viejo Topo, Barcelona 2007.
[2] Questa parte si basa principalmente su 1) Robert W. Oliver,
International Economic Cooperation and the Wordl Bank, MacMillan Press,
Londra, 1975, 421 p.; 2) Edward S. Mason e Robert E. Asher, The World
Bank since Bretton Woods, The Brookings Institution, Washington DC,
1973, cap. 1, pp. 11-35; 3) Devesh Kapur, John P. Lewis, Richard Webb,
The World Bank, Its First Half Century, vol.1: History, Brookings
Institution Press, Washington DC, 1997, in particolare cap. 2, pp.
57-84; 4) Susan George e Fabrizio Sabelli, Crédits sans Frontières, col
Essais, La Découverte, Paris, 1994, cap.1 pp 28-45; 5) Bruce Rich,
Mortgaging the Earth, Earthscan, Londra, 1994, cap. 3, pp. 49-80; 6)
Michel Aglietta e Sandra Moatti, Le FMI. De l'ordre monétaire aux
désordres financiers, Ed. Economica, Parigi, 2000, cap.1, pp. 8-31; 7)
Catherine Gwin, "U.S. relations with the World Bank, 1945-1992", in
Devesh Kapur, John P. Lewis, Richard Webb, op. cit., vol.2, pp 195-200.
[3] Éric Toussaint, La Borsa o la Vita, CLASCO, Buenos Aires, 2004, cap. 6.
[4] Robert W. Oliver, op. cit., pp 72-75 e 109.
[5] John Maynard Keynes, Collected Papers, Vol. XXI, MacMillan, Londra,
citato da Cheryl Payer, Lent and Lost. Foreign Credit and Third World
Development, Zed Books, Londra, 1991, p.20.
[6] Il Dipartimento di Stato è negli Stati Uniti il Ministero degli Affari Esteri.
[7] Il rappresentante del Cile nella Banca Interamericana, Carlos Dávila
ha scritto l'8 Gennaio 1940: "Nel 1938, la Germania ha assorbito il 2
per cento del cacao esportato dai nostri paesi; il 25 per cento del
bestiame; 16 per cento del caffè; 19 per cento del mais; 29 per cento di
cotone; 6 per cento e 23 per cento della lana. [...] Una nuova e più
stretta forma d'associazione è necessaria al fine di sviluppare e
sfruttare le risorse minerarie e agricole dell'America Latina per
offrire prodotti che possono essere venduti negli Stati Uniti senza
competere con i produttori locali. Una collaborazione finanziaria,
tecnica e commerciale che potrà ampliarsi all'attività industriale, che
permetterà di promuovere e aumentare la produzione in America Latina di
una grande varietà di articoli manufatti che, in questo momento, gli
Stati Uniti non possono e non gli interessa importare da altri
continenti. È conveniente da ogni punto di vista che i capitali
necessari per realizzare questo programma provengono dagli Stati Uniti e
dagli investitori latinoamericani. Solo così si potrà chiudere la
pagina di storia delle difficoltà che hanno incontrato gli investimenti
statunitensi". Citato da Robert W. Oliver, op. cit., p. 95.
[8] Citato da Robert W. Oliver, op. cit., pp 96-97.
[9] Éric Toussaint, op. cit., Cap.6.
[10] Citato da Robert W. Oliver, op. cit., pp 111-112.
[11] Per un elenco dettagliato delle proposte Harry Bianco, vedere Robert W. Oliver, op. cit., pp 157-159.
[12] Winston Churchill era preoccupato per le intenzioni degli Stati
Uniti. Egli aveva dichiarato al presidente Roosevelt: "Penso che lei
desideri abolire l'Impero Britannico. [...] Tutte le sue dichiarazioni
confermano questo. Nonostante questo, noi sappiamo che lei è la nostra
unica speranza. E lei sa che noi lo sappiamo. Senza l'America, l'Impero
Britannico non potrà resistere". Citato da Susan George e Fabrizio
Sebelli, op. cit., p.31.
[13] La città di Bretton Woods si trova nelle montagne del New Hampshire. La conferenza internazionale durò tre settimane.
[14] Edward S. Mason e Robert E. Asher, op. cit., p. 29.
[15] Al 30 agosto 1947: Australia (2.41%), Belgio (2.67%), Canada
(3.74%), Danimarca (0.99%), la Francia (5.88%), Grecia (0.53%),
Lussemburgo (0.37%), Paesi Bassi (3.21%), Norvegia (0.80%), Regno Unito
(14.17%), Stati Uniti (34.23%).
[16] Damien Millet, L'Afrique sans Dette, CADTM / Syllepse, Liegi-Parigi, 2005, cap. I.
Fonte
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