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29/07/2014

USA: la CIA giudice di se stessa

di Michele Paris

La contesa in corso negli Stati Uniti attorno alla pubblicazione di un rapporto del Congresso sugli interrogatori con metodi di tortura condotti dalla CIA dopo l’11 settembre 2001 ha fatto registrare un nuovo capitolo qualche giorno fa, in seguito ad una significativa rivelazione pubblicata dal New York Times. Secondo quanto riportato dal giornale americano, cioè, ai creatori stessi del programma illegale di torture somministrate ai presunti responsabili di terrorismo è stata garantita dall’amministrazione Obama la possibilità di rivedere e censurare parti di un rapporto che vede essi stessi al centro delle indagini.

La vicenda descritta dal Times era iniziata nel mese di aprile, all’indomani del voto da parte della commissione del Senato per i Servizi Segreti che aveva ordinato la declassificazione di centinaia di pagine di un rapporto molto critico sulle detenzioni e gli interrogatori segreti della CIA, realizzato dalla stessa commissione. In quell’occasione, il direttore della CIA, John Brennan, aveva indetto una riunione nella sede di Langley, in Virginia, con alcuni dei massimi responsabili dei programmi illegali dell’agenzia in modo da organizzare una sorta di strategia difensiva.

Tra “le spie, tuttora in attività o in pensione, radunate attorno al tavolo”, secondo il Times, c’erano “J. Cofer Black, capo del centro per l’antiterrorismo ai tempi dell’11 settembre, l’agente sotto copertura che ricopre attualmente questo incarico e svariati altri ex agenti del servizio clandestino della CIA”. Soprattutto, collegato telefonicamente con la riunione, c’era anche il direttore dell’agenzia fino al 2004, George J. Tenet.

Quest’ultimo negli ultimi mesi è stato l’artefice di una strategia di relazioni pubbliche a favore della CIA, volta a rispondere alle accuse di molti senatori americani basate appunto sul rapporto di oltre seimila pagine sugli interrogatori e che dovrebbe essere in parte pubblicato a breve.

Rimandata in varie occasioni, la diffusione almeno della sintesi del contenuto del rapporto potrebbe avvenire ai primi di agosto e, secondo fonti che ne hanno avuto accesso, esso conterrebbe pesanti accuse contro la CIA sia per avere cercato di depistare le indagini del Senato sia in merito ai metodi di tortura utilizzati nel corso degli interrogatori e alla loro presunta efficacia.

Il ruolo avuto dall’ex direttore Tenet nei fatti che hanno portato alla prossima pubblicazione del documento rivela ulteriormente l’inquietante intreccio esistente tra il governo e l’apparato della sicurezza nazionale negli Stati Uniti, tanto più che il tutto è avvenuto con l’approvazione della Casa Bianca.

Come spiega il Times, i programmi di detenzione (rendition) e quelli relativi agli interrogatori sono stati infatti concepiti sotto la supervisione di Tenet e messi in atto da uomini e donne che egli stesso aveva installato ai vertici dell’agenzia. Ciononostante, oltre a coordinare i tentativi di screditare il rapporto del Senato, Tenet sarebbe stato costantemente informato dall’attuale direttore Brennan sul faticoso processo di declassificazione in corso.

Brennan, d’altra parte, deve essere molto riconoscente al suo ex superiore, dal momento che grazie a Tenet aveva ottenuto il “prestigioso” incarico di capo della CIA in Arabia Saudita sul finire degli anni Novanta nonostante fosse un analista e non un agente clandestino sul campo. Brennan, inoltre, dopo il lavoro svolto a Riyadh sarebbe rientrato in patria per diventare capo di gabinetto di Tenet e in seguito vice-direttore esecutivo dell’agenzia.

Tenet, in ogni caso, ha alla fine imbarcato altri due ex direttori della CIA - Porter Goss e Michael Hayden - e assieme hanno indirizzato una lettera a Brennan chiedendo ufficialmente di leggere il rapporto del Senato prima della sua pubblicazione, perché le “persone coinvolte nelle operazioni [di arresti illegali e torture] hanno il diritto di sapere ciò che viene affermato su di loro”.

L’iniziativa, chiaramente coordinata con lo stesso Brennan e con ogni probabilità con la Casa Bianca, è stata poi inoltrata all’organo nominalmente incaricato di controllare la CIA, vale a dire la commissione del Senato per i Servizi Segreti nella persona del suo presidente, la democratica Dianne Feinstein.

La senatrice della California ha allora acconsentito a mostrare il rapporto a Tenet e ai suoi compari a condizione però che il documento fosse letto nell’ufficio della commissione al Senato. Di fronte alle resistenze della CIA, il capo di gabinetto del presidente Obama, Denis McDonough, è intervenuto per mediare un accordo, ottenendo che gli ex direttori dell’agenzia e altri loro sottoposti avessero accesso ad una versione integrale del rapporto all’interno di una stanza negli uffici del direttore dell’Intelligence Nazionale.

In totale, una decina di ex agenti di altissimo livello della CIA avrebbero dovuto leggere il materiale relativo ai loro crimini ma, secondo quanto riportato dalla Associated Press, venerdì scorso ad alcuni di loro è stato revocato il permesso, tra cui John Rizzo, ex primo consulente legale dell’agenzia. La parziale marcia indietro sarebbe dovuta alle proteste della Feinstein e di altri senatori, i quali hanno accettato che soltanto agli ex direttori e vice-direttori della CIA fosse permesso di consultare la copia del rapporto.

La già imbarazzante concessione è aggravata dal fatto che da qualche tempo la Casa Bianca starebbe lavorando con i vertici della CIA al rapporto del Senato in vista della sua parziale pubblicazione. Una volta approvata la declassificazione della sintesi infatti, la commissione del Senato aveva inviato il rapporto al presidente Obama, il quale sta ora decidendo assieme ai responsabili dei crimini in esso descritti che cosa debba essere rivelato o tenuto nascosto agli americani.

La legittimità di un simile processo di revisione si deduce da un commento del New York Times, secondo il quale nella CIA operano ancora oggi numerosi agenti “che parteciparono al programma di detenzioni e agli interrogatori”, terminati ufficialmente dal presidente Obama all’inizio del 2009 appena dopo il suo ingresso alla Casa Bianca.

Nel corso della già citata riunione di aprile, l’attuale capo del centro per l’antiterrorismo della CIA informò il direttore Brennan che sotto la sua autorità ci sono ancora “circa 200 persone che hanno in qualche modo partecipato agli interrogatori”, torturando i detenuti.

Questa realtà la dice lunga sul ruolo svolto dall’amministrazione Obama nel proteggere torturatori e assassini all’interno dell’apparato dell’intelligence, poiché essi non solo non sono stati sottoposti a processo ma, in molti casi, non sono stati nemmeno rimossi dai loro incarichi. Coloro che hanno lasciato la CIA, anzi, hanno spesso trovato lucrosi impieghi nel settore privato, come lo stesso Tenet, diventato tra l’altro consulente di varie compagnie appaltatrici del governo.

In questo quadro si inserisce anche la recente decisione del Dipartimento di Giustizia di non incriminare i vertici della CIA per avere messo sotto controllo i senatori della commissione per i Servizi Segreti e i membri dei loro staff. Ciò era accaduto dopo che questi ultimi erano entrati in possesso di un rapporto segreto della stessa CIA, commissionato dall’ex direttore Leon Panetta, nel quale venivano sostanzialmente riconosciute le durissime critiche nei confronti dell’agenzia espresse nelle conclusioni preliminari dell’indagine condotta dalla commissione del Senato. Pubblicamente, invece, i vertici della CIA avevano respinto seccamente le accuse del Congresso, sostenendo di avere agito nel pieno rispetto della legge.

Questo episodio aveva provocato un attacco verbale contro la CIA con pochi precedenti da parte della senatrice Feinstein, la quale lo scorso marzo aveva accusato l’agenzia di avere violato il principio della separazione dei poteri, così come di avere contravvenuto al dettato del Quarto Emendamento della Costituzione - che proibisce perquisizioni e confische senza il mandato di un giudice - e dell’ordine esecutivo 12333 firmato da Reagan nel 1981 che, tra l’altro, proibisce alla CIA di condurre attività spionistiche e di sorveglianza sul territorio americano.

Successivamente, i toni si sono però abbassati in maniera sensibile, soprattutto in seguito all’intervento della Casa Bianca che ha sostanzialmente difeso l’operato della CIA, fino a permettere ai responsabili delle torture di visionare e censurare documenti che dovrebbero rappresentare le prove dei loro stessi crimini.

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