di Michele Paris
La contesa in corso negli Stati Uniti attorno alla pubblicazione di
un rapporto del Congresso sugli interrogatori con metodi di tortura
condotti dalla CIA dopo l’11 settembre 2001 ha fatto registrare un nuovo
capitolo qualche giorno fa, in seguito ad una significativa rivelazione
pubblicata dal New York Times. Secondo quanto riportato dal
giornale americano, cioè, ai creatori stessi del programma illegale di
torture somministrate ai presunti responsabili di terrorismo è stata
garantita dall’amministrazione Obama la possibilità di rivedere e
censurare parti di un rapporto che vede essi stessi al centro delle
indagini.
La vicenda descritta dal Times era iniziata
nel mese di aprile, all’indomani del voto da parte della commissione del
Senato per i Servizi Segreti che aveva ordinato la declassificazione di
centinaia di pagine di un rapporto molto critico sulle detenzioni e gli
interrogatori segreti della CIA, realizzato dalla stessa commissione.
In quell’occasione, il direttore della CIA, John Brennan, aveva indetto
una riunione nella sede di Langley, in Virginia, con alcuni dei massimi
responsabili dei programmi illegali dell’agenzia in modo da organizzare
una sorta di strategia difensiva.
Tra “le spie, tuttora in attività o in pensione, radunate attorno al tavolo”, secondo il Times,
c’erano “J. Cofer Black, capo del centro per l’antiterrorismo ai tempi
dell’11 settembre, l’agente sotto copertura che ricopre attualmente
questo incarico e svariati altri ex agenti del servizio clandestino
della CIA”. Soprattutto, collegato telefonicamente con la riunione,
c’era anche il direttore dell’agenzia fino al 2004, George J. Tenet.
Quest’ultimo
negli ultimi mesi è stato l’artefice di una strategia di relazioni
pubbliche a favore della CIA, volta a rispondere alle accuse di molti
senatori americani basate appunto sul rapporto di oltre seimila pagine
sugli interrogatori e che dovrebbe essere in parte pubblicato a breve.
Rimandata
in varie occasioni, la diffusione almeno della sintesi del contenuto
del rapporto potrebbe avvenire ai primi di agosto e, secondo fonti che
ne hanno avuto accesso, esso conterrebbe pesanti accuse contro la CIA
sia per avere cercato di depistare le indagini del Senato sia in merito
ai metodi di tortura utilizzati nel corso degli interrogatori e alla
loro presunta efficacia.
Il ruolo avuto dall’ex direttore Tenet
nei fatti che hanno portato alla prossima pubblicazione del documento
rivela ulteriormente l’inquietante intreccio esistente tra il governo e
l’apparato della sicurezza nazionale negli Stati Uniti, tanto più che il
tutto è avvenuto con l’approvazione della Casa Bianca.
Come spiega il Times,
i programmi di detenzione (rendition) e quelli relativi agli
interrogatori sono stati infatti concepiti sotto la supervisione di
Tenet e messi in atto da uomini e donne che egli stesso aveva installato
ai vertici dell’agenzia. Ciononostante, oltre a coordinare i tentativi
di screditare il rapporto del Senato, Tenet sarebbe stato costantemente
informato dall’attuale direttore Brennan sul faticoso processo di
declassificazione in corso.
Brennan,
d’altra parte, deve essere molto riconoscente al suo ex superiore, dal
momento che grazie a Tenet aveva ottenuto il “prestigioso” incarico di
capo della CIA in Arabia Saudita sul finire degli anni Novanta
nonostante fosse un analista e non un agente clandestino sul campo.
Brennan, inoltre, dopo il lavoro svolto a Riyadh sarebbe rientrato in
patria per diventare capo di gabinetto di Tenet e in seguito
vice-direttore esecutivo dell’agenzia.
Tenet, in ogni caso, ha
alla fine imbarcato altri due ex direttori della CIA - Porter Goss e
Michael Hayden - e assieme hanno indirizzato una lettera a Brennan
chiedendo ufficialmente di leggere il rapporto del Senato prima della
sua pubblicazione, perché le “persone coinvolte nelle operazioni [di
arresti illegali e torture] hanno il diritto di sapere ciò che viene
affermato su di loro”.
L’iniziativa, chiaramente coordinata con
lo stesso Brennan e con ogni probabilità con la Casa Bianca, è stata poi
inoltrata all’organo nominalmente incaricato di controllare la CIA,
vale a dire la commissione del Senato per i Servizi Segreti nella
persona del suo presidente, la democratica Dianne Feinstein.
La
senatrice della California ha allora acconsentito a mostrare il rapporto
a Tenet e ai suoi compari a condizione però che il documento fosse
letto nell’ufficio della commissione al Senato. Di fronte alle
resistenze della CIA, il capo di gabinetto del presidente Obama, Denis
McDonough, è intervenuto per mediare un accordo, ottenendo che gli ex
direttori dell’agenzia e altri loro sottoposti avessero accesso ad una
versione integrale del rapporto all’interno di una stanza negli uffici
del direttore dell’Intelligence Nazionale.
In totale, una decina
di ex agenti di altissimo livello della CIA avrebbero dovuto leggere il
materiale relativo ai loro crimini ma, secondo quanto riportato dalla Associated Press,
venerdì scorso ad alcuni di loro è stato revocato il permesso, tra cui
John Rizzo, ex primo consulente legale dell’agenzia. La parziale marcia
indietro sarebbe dovuta alle proteste della Feinstein e di altri
senatori, i quali hanno accettato che soltanto agli ex direttori e
vice-direttori della CIA fosse permesso di consultare la copia del
rapporto.
La già imbarazzante concessione è aggravata dal fatto
che da qualche tempo la Casa Bianca starebbe lavorando con i vertici
della CIA al rapporto del Senato in vista della sua parziale
pubblicazione. Una volta approvata la declassificazione della sintesi
infatti, la commissione del Senato aveva inviato il rapporto al
presidente Obama, il quale sta ora decidendo assieme ai responsabili dei
crimini in esso descritti che cosa debba essere rivelato o tenuto
nascosto agli americani.
La legittimità di un simile processo di revisione si deduce da un commento del New York Times,
secondo il quale nella CIA operano ancora oggi numerosi agenti “che
parteciparono al programma di detenzioni e agli interrogatori”,
terminati ufficialmente dal presidente Obama all’inizio del 2009 appena
dopo il suo ingresso alla Casa Bianca.
Nel corso della già citata
riunione di aprile, l’attuale capo del centro per l’antiterrorismo
della CIA informò il direttore Brennan che sotto la sua autorità ci sono
ancora “circa 200 persone che hanno in qualche modo partecipato agli
interrogatori”, torturando i detenuti.
Questa realtà la dice
lunga sul ruolo svolto dall’amministrazione Obama nel proteggere
torturatori e assassini all’interno dell’apparato dell’intelligence,
poiché essi non solo non sono stati sottoposti a processo ma, in molti
casi, non sono stati nemmeno rimossi dai loro incarichi. Coloro che
hanno lasciato la CIA, anzi, hanno spesso trovato lucrosi impieghi nel
settore privato, come lo stesso Tenet, diventato tra l’altro consulente
di varie compagnie appaltatrici del governo.
In
questo quadro si inserisce anche la recente decisione del Dipartimento
di Giustizia di non incriminare i vertici della CIA per avere messo
sotto controllo i senatori della commissione per i Servizi Segreti e i
membri dei loro staff. Ciò era accaduto dopo che questi ultimi erano
entrati in possesso di un rapporto segreto della stessa CIA,
commissionato dall’ex direttore Leon Panetta, nel quale venivano
sostanzialmente riconosciute le durissime critiche nei confronti
dell’agenzia espresse nelle conclusioni preliminari dell’indagine
condotta dalla commissione del Senato. Pubblicamente, invece, i vertici
della CIA avevano respinto seccamente le accuse del Congresso,
sostenendo di avere agito nel pieno rispetto della legge.
Questo
episodio aveva provocato un attacco verbale contro la CIA con pochi
precedenti da parte della senatrice Feinstein, la quale lo scorso marzo
aveva accusato l’agenzia di avere violato il principio della separazione
dei poteri, così come di avere contravvenuto al dettato del Quarto
Emendamento della Costituzione - che proibisce perquisizioni e confische
senza il mandato di un giudice - e dell’ordine esecutivo 12333 firmato
da Reagan nel 1981 che, tra l’altro, proibisce alla CIA di condurre
attività spionistiche e di sorveglianza sul territorio americano.
Successivamente,
i toni si sono però abbassati in maniera sensibile, soprattutto in
seguito all’intervento della Casa Bianca che ha sostanzialmente difeso
l’operato della CIA, fino a permettere ai responsabili delle torture di
visionare e censurare documenti che dovrebbero rappresentare le prove
dei loro stessi crimini.
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