I tanti dottori che si affanno a far "rinvenire" l'industria italiana, applicando le prescrizioni dell'Unione Europea e assecondando la passione degli imprenditori nostrani per l'abbandono del "rischio d'impresa", dovrebbero spiegarci perché la manifattura italiana continua a perdere così clamorosamente colpi. Mese dopo mese.
L'Istat, implacabile, registra e pubblica. A maggio 2014 il fatturato dell'industria, al netto della stagionalità, diminuisce dell'1,0% rispetto ad aprile, registrando flessioni sia sul mercato estero che su quello interno (rispettivamente -1,9% e -0,6%). Quel tanto di "rimbalzo accumulato nella prima parte dell'anno è stato insomma bruciato molto rapidamente. A Renzi dovevano esser già fischiate le orecchie, visto che ha promesso "un punto di Pil in più nei prossimi mille giorni, proveniente dalle esportazione". Come promessa è poco rischiosa (un punto di Pil in tre anni significa conferma perenne della stagnazione, mica "ripresa"...), ma soprattutto bypassa allegramente la triste situazione del mercato interno, che si va svuotando a forza di licenziamenti, blocco salariale e pensionistico, disoccupazione crescente.
Nella media degli ultimi tre mesi, dice l'Istat, l'indice complessivo diminuisce dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti (-0,8% per il fatturato estero e -0,7% per quello interno).
Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 22 di maggio 2013), il fatturato totale cresce in termini tendenziali dello 0,1%, con un aumento dello 0,1% sul mercato interno ed una flessione dello 0,1% su quello estero. Praticamente è fermo, quando va bene...
Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano diminuzioni congiunturali per i beni di consumo (-1,7%), i beni strumentali (-1,2%) e i beni intermedi (-1,0%), mentre l'energia segna un incremento (+2,7%). Come si può notare, i tre comparti più importanti per il mercato nazionale sono tutti in profondo rosso, e le esportazioni non compensano affatto questa perdita.
L'indice grezzo del fatturato cala, in termini tendenziali, del 3,1%: il contributo più ampio a tale flessione viene dalla componente interna dei beni intermedi. Un'altra conferma della recessione "interna".
Per il fatturato, limitatamente al comparto manifatturiero, l'incremento tendenziale più rilevante si registra nella fabbricazione di mezzi di trasporto (+6,0%), mentre la diminuzione più ampia riguarda la fabbricazione di prodotti chimici (-5,4%).
Per gli ordinativi totali, si registra una flessione congiunturale del 2,1%, con una diminuzione del 4,5% degli ordinativi esteri e dello 0,2% di quelli interni. Questo dato è particolarmente negativo, perché gli "ordinativi" preannunciano una caduta drastica anche delle esportazioni. E dire che le ricette della Ue - meno salari, meno spesa pubblica, tagli al bilancio - sono tutte mirate a favorire esattamente le esportazioni a scapito dei consumi!
Nel confronto con il mese di maggio 2013, l'indice grezzo degli ordinativi segna comunque una diminuzione del 2,5%. La flessione maggiore si osserva nella fabbricazione di macchinari e attrezzature (-13,6%). E' la conferma definitiva: non si investe, quindi non si pensa di dover produrre di più.
Continuate a tagliare la spesa, e vedrete in quale abisso finiremo per trovarci!
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