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18/07/2014

Sull’aereo malese colpito in Ucraina stessi dubbi di Ustica

Dubbi, tanto dubbi sull’abbattimento del Boeing 777 malese con 295 persone a bordo precipitato nei cieli dell’Ucraina orientale. Tutti a parlare di incidente non risultando neppure immaginabile una ipotesi di dolo. Se nessuno voleva quella strage, ma chi, come e perché nessuno l’ha impedita?

La domanda vera è, in base a quale criterio sia stato lasciato aperto dalle autorità di Kiev uno spazio aereo come quello dell’Ucraina Orientale nel quale da mesi aerei ed elicotteri sono bersaglio dei separatisti filorussi che qualche volta hanno fatto centro. Solitamente i ribelli hanno impiegato missili antiaerei ‘spalleggiabili’ - strutture leggere e mobili, da spalla appunto - tipo Sa-14, Sa-16 e Sa-18 efficaci tra i 3 e i 4 mila metri. Nei giorni scorsi era denunciato l’abbattimento di un cargo Antonov 26 a ben 6.500 metri di quota. Un segnale su ciò che poteva davvero volare in quei cieli.

Vero è che dall’8 luglio l’autorità del volo civile ucraina ha autorizzato i sorvoli del Donbass ai velivoli di linea ma solo oltre i 7.900 metri di quota, due mila in meno della quota del Boeing malese. Dunque qualcuno temeva ma è stato comunque improvvido. Il primo conto da saldare è dunque di Kiev che forse non voleva denunciare al mondo che aveva una guerra vera in casa. Ora il rimpallo delle responsabilità tra Kiev, Mosca e i separatisti di Donetsk, col dettaglio irrisolvibile che i contendenti impiegano le stesse tipologie di missili e di velivoli. E poi: terra-aria o aria-aria?

Il Boeing può essere stato colpito da un missile aria-aria lanciato da un jet. Gianandrea Gaiani di Analisi Difesa fornisce dati interessanti. L’area di Donetsk ieri era campo di battaglia anche nei cieli dove pare si siano sfidati jet di Mosca e Kiev. I separatisti hanno rivendicato l’abbattimento di due aerei ucraini e Kiev ha accusato i caccia di Mosca di aver colpito un loro cacciabombardiere Su-25 il cui pilota si è salvato lanciandosi col paracadute. Forse il Boeing malese s’è trovato coinvolto in una battaglia aerea o la sua traccia radar è stata confusa con quella di un aereo cargo o radar russo.

Secondo il governo di Kiev i separatisti filorussi avrebbero cercato di abbattere un cargo militare Iyushin 76 in arrivo dalla capitale ucraina e individuato dai radar russi che avrebbero passato le consegne alle batterie antiaeree tipo S-300 o Buk dei separatisti. Ma la presenza di questo sistema tra le fila dei ribelli è tutta da dimostrare. Secondo l’intelligence ucraino vi sarebbero intercettazioni delle comunicazioni in cui i ribelli ammettono di aver colpito un velivolo civile. Poco probabile, con smentita immediata dall’autoproclamata repubblica di Donetsk, che rilancia l’accusa su Kiev.

Di certo Kiev cercava di arginare le intrusione aeree dei jet di Mosca schierando batterie di sistemi antiaerei Buk nel settore di Donetsk. Ma secondo Kiev anche i separatisti avevano quelle batterie che oggi negano di possedere. Eppure a fine giugno si erano vantati di averne catturate alcune in una base della difesa aerea dei governativi come riferito all’agenzia russa ITAR TASS. Ma i tecnici militari storcono il naso. Il Boeing è stato colpito a una distanza eccessiva, 50 km, per un sistema in grado di colpire bersagli fino a 35 chilometri con missili SA-11 e al limite dei 50 con gli SA-17.

Altro dato tecnico: il velivolo malese, quando è stato colpito, era più “a tiro” delle batterie di Buk ucraini che non a eventuali batterie analoghe dei separatisti. Ma l’Antonov 26 che i separatisti si vantavano di aver abbattuto e che non risulta perso da alcuno? Secondo i ribelli, testimoni oculari averebbero visto l’attacco di un caccia dell’aeronautica ucraina contro il Boeing malese ma è difficile credere che qualcuno possa aver notato da terra così tanti dettagli in un’azione che si è sviluppata a 10 mila metri d’altezza. Nessuna facile verità in vista salvo quei 295 ammazzati per errore.

Fonte

Consiglio di gettare un occhi all'articolo di Analisi Difesa, c'è del buono.

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