Quello che ancora manca, nel senso comune, è la cultura della responsabilità politica.
L’opposizione parlamentare si è scagliata contro il ministro Lupi per la supposta implicazione del ministro e di suo figlio insieme alla moglie, insomma di tutta la sacra famiglia, nello scambio di regalie e appalti, assunzioni facili e favoritismi. Insomma stando alla luce dei fatti finora conosciuti “niente di nuovo sotto il cielo della nostra politica”. E non da adesso, ma da sempre.
E’ un film visto migliaia di volte e finita la “tre giorni” di passione, inchieste giornalistiche, interviste, dibattiti infuocati nei finti teatrini dei talk show, passata la buriana, tutti dimenticheranno e le cose continueranno ad andare come è sempre stato e nessuno pagherà (per cosa poi, stando cosi le accuse?)
E come per l’assoluzione di Berlusconi, si cerca di mischiare moralismo, etica, “benpensantismo” con la politica. E’ vero che la cultura politica nel nostro paese è andata a farsi benedire e con questo termine si intende tutto e il contrario di tutto. Cosi come con il termine di responsabilità. Se poi coniughiamo i due termini i più vanno nel panico.
Ma la questione centrale o che dovrebbe diventare centrale per poter dare dignità alle istituzioni e a chi fa parte delle istituzioni è mettere al centro, e far diventare centrale, la questione della “responsabilità politica”
Avere responsabilità nel campo lavorativo, ma soprattutto politico, vuol dire avere la responsabilità del proprio ufficio, dei propri collaboratori e del loro operato. Cioè risponderne di fronte alla collettività nel caso del politico. Se l’ufficio non funziona la responsabilità è prima di tutto del suo responsabile oggettivamente e poi del colpevole materiale della disfunzione.
Nel caso specifico, ma è solo un esempio, se il direttore centrale o un suo collaboratore è colpito da sospetti o da inchieste giudiziarie per un sistema di appalti truccati, di malaffare in essere, la responsabilità, non penale, ma politica è del ministro in carica. Le sue colpe sono colpe oggettive , indipendentemente se direttamente coinvolto nelle vicende. Se lo fosse, si spera, pagherà penalmente anche per queste, ma prima di tutto è responsabile politico. Prassi vorrebbe e soprattutto etica vorrebbe che i suoi collaboratori fossero sospesi dall'incarico e che il ministro si dimettesse.
Invece in Italia, colpa anche dell’inciviltà, dalla barbarie politica in cui imperversiamo, si additano i politici delle supposte ruberie mischiando responsabilità penali con quelle politiche facendo un gran polverone e cosi facendo agevolando e facilitando il, cosi diventato semplice, compito di discolparsi e di uscirsene col semplice sillogismo “si è innocenti fino a prova contraria, per cui rimango al mio posto”.
Non è il sospetto della sua onestà o supposta colpevolezza penale a dover essere causa della richiesta di dimissioni (che già questo è una illogicità perché dovrebbero essere implicite, automatiche), ma il semplice fatto che politicamente non è stato in grado di gestire correttamente il suo dicastero e i suoi collaboratori.
Chi ha scelto i suoi dirigenti o consulenti che siano? E se li ha ereditati perché li ha riconfermati?
E nell'esempio di cui si parla già nel 2014 Lupi era a conoscenza dei carichi penali pendenti sul suo direttore e nonostante ciò lo ha riconfermato. E anche la giustificazione della Lorenzin - che si lamentava del fatto che i ministri sono impotenti di fronte alla rimozione dei direttori generali e dell’alta burocrazia (smentita tra l’altro da altri esempi precedenti) - ... ma siete o non siete governo?
Avete fatto il taglio delle pensioni in una settimana, avete creato gli esodati, nuova categoria sociale, con una legge, e non siete capaci di licenziare o rimuovere un alto papavero? Se anche fosse vero, è questa una giustificazione o una ammissione di colpa e di incapacità? E se fosse vero, non sarebbe il caso, per onestà intellettuale, di denunciare il fatto pubblicamente e rinunciare all'incarico per impossibilità a svolgerlo correttamente?
Ma adesso sorbiamoci questa ulteriore tre giorni di passione di “baillame” mediatico, di questa ennesima “ammuina” tanto tra poco è Pasqua e mangiamoci la colomba...
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