Fioccano, in questi giorni, a Napoli, le iniziative con la presenza di esponenti di Syriza.
Mercoledì scorso si è tenuta un dibattito organizzato da Sinistra Anticapitalista avente come relatore un esponente della Piattaforma di Sinistra, minoranza molto grande all’interno del partito di governo greco.
La relazione è partita dal racconto dello sviluppo delle mobilitazioni dei lavoratori in Grecia ed il ruolo di Syriza all’interno di esse, che ha portato il partito a salire dal 4% a più del 30% in una manciata di anni; alcune di queste mobilitazioni, pur appoggiando il governo attuale, continuano ancora ora.
In seguito si è giunti alla vittoria elettorale e al bivio di fronte al quale si trova attualmente Syriza, ovvero cedere ai diktat dell’Unione Europea e tradire le promesse elettorali oppure andare allo scontro frontale. Ovviamente, il relatore ha affermato che la Piattaforma di Sinistra propugna la seconda strada e che, attualmente, la dirigenza di Syriza non sta assolutamente preparando il popolo greco ad essa, tuttavia non ha chiarito quali dovrebbero essere, a suo avviso, i termini concreti di uno scontro.
Si è giunti poi al dibattito nel quale, come Rete dei Comunisti, dopo aver affermato che l’Unione Europea sta evidenziando proprio con la vicenda greca i propri caratteri di irriformabilità, abbiamo chiesto di chiarire quali strumenti e quali sbocchi deva darsi la Grecia, secondo il parere della minoranza di sinistra, per sostenere lo scontro frontale: se, ad esempio, l’uscita dall’UE, oppure la ricerca di nuovi creditori (Russia e Cina) alternativi a quelli tradizionali, magari per prendere fiato in attesa che anche altri paesi intraprendano percorsi politici simili alla Grecia per muoversi in maniera unitaria, o qualche altra possibilità.
La risposta che ci è stata data è stata che altri creditori, come Russia e Cina, siano la stessa cosa rispetto a quelli attuali e che il problema non consiste nel restare nell’euro o tornare alla dracma, ma la questione dello scontro va declinato esclusivamente nell’opporre un rifiuto unilaterale a continuare le politiche di austerità, procedendo con il programma di Salonicco, ovvero il programma elettorale con cui Syriza ha vinto le elezioni. Ovviamente, una tale risposta continua a non chiarire quali dovrebbero essere, in concreto, gli scenari dello scontro e declina in maniera errata il tema della permanenza dell’euro: non vediamo come si faccia a definire come puramente nominale una questione, come quella della moneta unica, la cui adozione ha significato un momento di rafforzamento fortissimo del polo imperialista europeo ed ha dato ai grandi capitali europei un bazooka dalla potenza di fuoco inimmaginabile fino agli anni precedenti per imporre le politiche di austerità ai lavoratori europei e, nello specifico, per fare della Grecia una vera e propria cavia da laboratorio.
Lo stesso scenario, in maniera molto peggiorata, si è riproposto il giorno successivo ad un’altra iniziativa, questa volta organizzata dai Giovani Comunisti e da L’Altra Europa. Quest'ultima, che si è svolta in un raffinato e costoso caffè letterario sempre di Napoli, ha visto la partecipazione di una giovane di Syriza, la quale, in tutta evidenza, fa parte della maggioranza del partito.
La relazione della compagna non ha per nulla toccato il tema della trattativa in corso fra governo greco e troika, ma si è limitata a percorrere le tappe dell’ascesa di Syriza, le modalità organizzative a livello giovanile, ecc., con un discorso dal tono più dimesso rispetto a quello dell’esponente della minoranza del giorno precedente, tendendo, ad esempio, a sottolineare la sostanziale spoliticizzazione della società greca (mentre il giorno prima, all’opposto, si era sottolineata la persistenza di esperienze di lotta diffuse sul territorio del paese) ed enfatizzando in maniera più decisa la vocazione filo-euro del partito.
Anche qui siamo intervenuti e alla nostra domanda, identica a quella posta in precedenza, sull’esistenza o la possibilità di elaborare un "piano B" per la Grecia nel caso in cui l’applicazione del programma di Salonicco si rivelasse totalmente incompatibile con i diktat della troika, come l’andamento delle trattative sta progressivamente dimostrando. La risposta è stata completamente reticente. Infatti la relatrice si è concentrata esclusivamente sul fatto che il cambio di definizione da “troika” a “istituzioni”, che è stato coniato su pressione del Governo Tsipras nei documenti ufficiali in riferimento ai soggetti che trattano la concessione del credito alla Grecia, ovvero l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, non è solo nominale, come alludevamo noi nella domanda, bensì sostanziale, perché segnalerebbe una trattativa portata avanti con pari dignità fra le parti e non come, al contrario, avveniva con i precedenti governi.
Ovviamente comprendiamo la difficoltà della questione posta, ed anche il fatto che parlarne pubblicamente possa essere difficoltoso, tuttavia l’assenza di un dibattito vero sul tema crediamo sia un problema non solo per Syriza stessa nella quale, comunque, qualche segnale positivo, in tal senso si vede (in particolare si legga l’articolo scritto dall’Europarlamentare Lapavitsas). Tuttavia crediamo che il centro della discussione debba necessariamente essere spostato sul ruolo della sinistra di classe, sulla battaglia contro il nemico comune, ossia l’Unione Europea imperialista e tutti gli strumenti di oppressione che essa si da, compreso l’Euro. Su questo, senza dubbio, notiamo ancora molta difficoltà, se non reticenza, in vasti settori della sinistra europea, compresa Syriza e i suoi vertici di maggioranza, come avvenuto nei dibattiti napoletani.
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento