di Michele Giorgio – il Manifesto
Lo Stato Islamico è al
contrattacco. Gli uomini dell’Isis hanno lanciato tra venerdì notte e
sabato attacchi mirati e sono riusciti a riprendere una parte delle aree
conquistate questa settimana dall’Esercito a est di Mosul. Sono
riusciti a spingersi anche nel distretto di Gogjali di cui mercoledì le
forze governative avevano annunciato la liberazione. I jihadisti hanno usato mortai e armi automatiche, le truppe irachene hanno risposto con l’artiglieria.
Gli infiltrati del Califfato inoltre hanno colpito di nuovo a Baghdad
con quattro attentati ieri [sabato] in diversi quartieri della capitale
che hanno ucciso almeno dieci persone. Il più sanguinoso, con tre morti
e nove feriti, è stato compiuto a Sheikh Omar in un fast food affollato
di lavoratori.
Gli scontri più intensi a Mosul sono avvenuti nel quartiere
residenziale di al Bakr e potrebbero essere il preludio di una
controffensiva più ampia che l’Isis potrebbe avviare nei prossimi
giorni, per dare tempo al grosso delle sue forze di rafforzare la difesa
della città. Le foto diffuse dalla Stratfor, una società di
intelligence Usa, mostrano che in diversi quartieri di Mosul i jihadisti
agli ordini di Abu Bakr al Baghdadi hanno raso al suolo molti edifici,
specie nella zona dell’aeroporto, per costringere gli assalitori ad
avanzare allo scoperto.
Non basterà a rovesciare le sorti della guerra ma potrebbe rallentare
i passi in avanti delle forze governative. Le immagini, scattate il 31
ottobre, rivelano che l’Isis prepara la battaglia ad ovest del
Tigri erigendo barricate, muri e lasciando lungo le strade blocchi di
cemento in grado di fermare i veicoli. L’intento, secondo Stratfor,
sarebbe quello di trasformare le fortificazioni di Mosul in un muro da
cui prendere di mira e bombardare da lunga distanza il nemico mentre si
avvicina.
Da parte loro i comandi iracheni hanno lanciato l’attacco decisivo
per la liberazione della cittadina di Hammam Alil. Si tratta di una
località strategica perché permetterebbe all’esercito di avanzare verso
l’aeroporto di Mosul. La 15esima divisione dell’esercito e la polizia
ieri [sabato] hanno preso il controllo dell’istituto di agraria e delle
aree circostanti ma i combattimenti ieri sera proseguivano intesi, a
conferma che, dopo lo sbandamento iniziale, i jihadisti si sono
riorganizzati e hanno deciso di vendere cara la pelle.
Il punto debole delle difese organizzate dall’Isis resta
l’ingresso meridionale di Mosul dove anche ieri [sabato] è proseguita
l’avanzata dell’Esercito. Ad ovest invece le Forze di
mobilitazione popolare, composte da miliziani sciiti, hanno preso il
controllo di quella parte di territorio con l’intenzione di impedire la
fuga verso la Siria agli uomini del Califfato.
Si aggrava nel frattempo il dramma degli sfollati, che secondo le organizzazioni umanitarie sono arrivati a 30.000
(8.000 solo nelle ultime ore). Almeno 1.600 civili di Hammam Alil,
secondo fonti irachene, sarebbero stato trasferiti con la forza dai
jihadisti a Tal Afar. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i
diritti umani teme che saranno usati come scudi umani a protezione dei
capi dello Stato islamico.
Aggiornamento ore 12:15
Violenti scontri tra peshmerga e miliziani Isis.
Violenti scontri si registrano da ieri tra i combattenti peshmerga e i
miliziani dell’Isis. Le forze curdo irachene hanno circondato la
cittadina di Bashiqa (20 km dal centro di Mosul) dopo che ieri e stamane
l’hanno colpita con colpi di mortaio e con il fuoco dell’artiglieria.
L’inviato speciale Usa della coalizione anti-Is, Brett McGurk, si è
intanto felicitato per i risultati finora raggiunti dall’inizio
dell’attacco su Mosul. L’offensiva cominciata tre settimane fa sulla
“capitale” irachena dello Stato Islamico – ha affermato McGurk – sta
procedendo “più velocemente del previsto”.
Ma nel Paese si continua a morire: ieri due attacchi suicidi a Tikrit
e Samarra hanno ucciso almeno 25 persone (decine i feriti). L’Onu fa
sapere che ha allestito “82 squadre di risposta rapida” nel tentativo
impedire la diffusione di casi di epidemie e di altre malattie tra chi
fugge da Mosul. L’organizzazione sanitaria mondiale lancia l’allarme: il
numero crescente dei rifugiati potrebbe aumentare il rischio di
malattie come il colera.
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